È in libreria “l sangue delle donne. Tragedie senza fine” di Valerio De Gioia e Adriana Pannitteri, pubblicato da Vallecchi Firenze nella collana Saggi. Più vittime della mafia. Il confronto tra reati può sembrare paradossale ma negli ultimi anni abbiamo acquisito una consapevolezza: troppe donne muoiono per mano dei loro compagni. Chi si salva ha sul proprio corpo ferite profonde e de vastanti, reclama giustizia e lotta perché non ci siano altre vittime. Le leggi, come il Codice Rosso, hanno posto al centro della politica e dell’opinione pubblica il tema, ma sono ancora troppi i nodi scoperti. I media parlano ogni volta dell’ennesimo femminicidio e quel termine, ennesimo, è entrato nel lessico - per paradosso - fino a diventare una abitudine alla quale rischiamo di rassegnarci. Storie drammatiche che talvolta potevano essere evitate. La denuncia non basta e lo testimoniano i figli doppiamente orfani di queste donne. Che cosa è mancato? Che cosa dobbiamo cambiare? Come vincere la rassegnazione? Come non lasciare sole queste persone superando burocrazie e indifferenza delle istituzioni? Un filo rosso unisce questi incontri e queste tragedie.
GLI AUTORI Valerio de Gioia consigliere della prima se zione penale della Corte di Appello di Roma, magistrato specializzato sui reati da Codice Rosso (violenza domestica e di genere). Autore di oltre 200 libri, è direttore e cofondatore della Rivista Scientifica NJUS, la giurisprudenza spiegata in tempo reale ed è stato docente presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investi gative dell’Arma dei Carabinieri – Ufficio Addestramento, Velletri (corsi di aggiornamento sulla violenza di genere). Adriana Pannitteri giornalista e scrittrice, lavora in Rai al Tg2 dopo aver seguito per il Tg1 i casi più scottanti di cronaca e condotto i telegiornali del mattino. Laureata in Scienze Politiche e criminologia, ha scritto diversi libri su tematiche sociali tra cui Madri assassine, diario da Castiglione delle Stiviere, La vita senza limiti (con Beppino Englaro) al quale è liberamente ispirato il film di Marco Bellocchio Bella addormentata. E ancora, La pazzia dimenticata, viaggio negli Ospedali psichiatrici giudiziari. Sul tema del femminicidio ha scritto due romanzi Cronaca di un delitto annunciato e La forza delle donne che è stato diffuso nelle scuole italiane con campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere. Con Valerio de Gioia ha pubblicato per Val lecchi In nome del popolo televisivo. Ha curato la biografia di Raffaella Carrà La ragazza per fetta, omaggio a una diva senza tempo. Fa parte di Netforpp Europa, ente di ricerca psichiatrica, e di diverse associazioni impegnate sul tema del rispetto dei diritti.(PO – red- Gil)
COSIMO DAMIANO DAMATO, "FUORI PIOVE UNA CANZONE DI JANNACCI"
Con Fuori piove una canzone di Jannacci, Cosimo Damiano Damato conclude (per Compagnia Editoriale Aliberti) la sua Trilogia dell’amore, delle inquietudini e delle rivoluzioni. Il libro è disponibile in tutte le librerie e negli store online. Iniziata nel 2017 con La quinta stagione e proseguita nel 2022 con La disperazione di Kurt Cobain, questa trilogia giunge al suo culmine con Fuori piove una canzone di Jannacci. L'autore, già noto per le sue incursioni nel cinema, teatro, musica e letteratura, si conferma un artista poliedrico capace di esplorare e comunicare attraverso diverse forme d’arte. Il nuovo libro è un atto civile d'amore e anarchia verso la poesia, presentandosi come un antidoto alla deriva esistenziale. Le poesie antifasciste di Damato si rivolgono agli ultimi del mondo, narrando
storie che contaminano il vissuto umano e artistico dell'autore con una visione neorealista. Ogni pagina è permeata di emozioni e sensazioni, creando un'esperienza olfattiva che canta e narra storie, offrendo al lettore l'opportunità di scoprire nuove visioni, fantasie, sogni, rivoluzioni e follie. "È possibile che la poesia serva a salvare la vita – scrive nella prefazione Ernesto Assante - di certo di chi la legge, probabilmente di chi la compone. E quando la poesia, come nel caso di Cosimo Da-
miano Damato, si lega a doppio filo con la musica, anche se resta doverosamente silenziosa sulla carta, il gioco diventa sopraffino". Cosimo Damiano Damato è un artista visionario e allo stesso tempo carnale. La postfazione di Stefano Senardi conferma la musicalità dei versi di Fuori piove una canzone di Jannacci, annunciando la possibilità di realizzare un disco. Come ha scritto in passato Angelo Molica Franco: "La voce di Damato è assai concreta, diretta, e cioè narrativa. Potremmo definire a ragione tali scritti dei cuentos, nella migliore tradizione di Robert Musil o dei fragments alla George Perec. Le immagini mentre derubano una realtà universale, inchiodano ognuno di noi come un colpo di pistola. O per meglio dire, sanno svelare e interpretare i desideri, le mancanze, gli incubi, le aspettative del cuore umano. Una coraggiosa ricerca linguistica". Senza dimenticare i preziosi, profetici e seminali versi di Alda Merini dedicati a Damato: "Cosimo, Io e te siamo amici di pietà nascoste... Certamente una nuova specie che nascerà nel futuro".
L'AUTORE. Cosimo Damiano Damato è nato in un campo di sale a Sud in una notte di settembre negli ultimi decenni del Novecento. Fuma sigari Toscani e beve il vino sa-
lentino Platone. Si commuove leggendo Stig Dagerman e Gramsci ed ascolta Nick Cave e Tom Waits rigorosamente in vinile. Ha avuto come maestri Abbas Kiarostami che gli ha indicato come riconoscere il sapore della ciliegia, Alda Merini che gli ha dettato poesie al telefono di notte, Arnoldo
Foà che gli ha rivelato come si legge un copione e l’importanza di essere antifascista, Raffaele Nigro che gli ha insegnato a nuotare nel Mediterraneo e Renzo Arbore che gli ha contagiato la “Napuletanite”. Ha la tessera dell’Anpi ed una cicatrice a forma di Partito Comunista sul petto. Ha ricevuto
la benedizione di Don Gallo e Papa Francesco. È padre d’arte, ha un figlio di nome Nirvana, nato quando Kurt Cobain se n’è andato. Passeggia sui porti desolati nei giorni di pioggia. Sulla sua carta d’identità alla voce professione c’è scritto Poeta. Ama da tanti anni la stessa donna di nome Sibilla che gli ha donato un profumo all’incenso e le ha lasciato una scritta sullo specchio “Non sono io il poeta. Sei tu la poesia”. Non regala fiori morti ed ha piantato un melograno. Ogni tanto legge le sue storie in qualche teatro all’italiana, altre volte le pubblica ed altre ancora le trasforma in immagini per il cinema. Avrebbe voluto Erri De Luca come padre ma si accontenta di essergli compare di storie, vino e lotte civili. Damato è attualmente impegnato a teatro nello spettacolo El pelusa y la negra (Maradona e Mercedes Sosa) con Simona Molinari, nello spettacolo Elettroshock (recital per Alda Merini) con Antonella Ruggiero e nello spettacolo Le rose di Sarajevo con Erri De Luca
SCUOLA, UN PRETE E UNA PROF SPIEGANO COME INSEGNARE LA PACE
In un tempo di guerra è più che mai urgente pensare e concretizzare progetti di pace, soprattutto a scuola. Ma la parola pace è da tempo una parola malintesa, dimenticata, disattesa. Da dove partire o ripartire, dunque, per insegnare la pace? Non hanno dubbi i due autori del libro "Educare alla pace in tempo di guerra", per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova, Andrea Bigalli, sacerdote a Firenze e giornalista, ed Elisa Lelli, insegnante di liceo, esperta in bisogni educativi speciali: “La cultura è essenzialmente lo strumento per comunicare: se non si sa esprimere se stessi, non si può conoscere niente e nessuno, si resta isolati, statici nel non saper dialogare con il mondo – scrivono nel primo capitolo del loro libro -. Sarai spaventato da tutto quello che non conosci, senza che gli altri possano aiutarti a capire quel che non comprendi, perché sapere, da soli, non è possibile. E se sarai spaventato è molto probabile che sarai aggressivo e violento. Perché la violenza – intesa in senso molto lato – scaturisce spesso da questo tipo di paura, quella verso una realtà che non sai analizzare e capire”. Il libro, che si nutre dell’amicizia tra i due autori (Bigalli, professore, e Lelli, sua ex studentessa, in seguito divenuta a sua volta insegnante), è strutturato come un dialogo tra differenze, che è già in sé opera di pace. Lelli ha chiesto la collaborazione di Bigalli per lavorare, con le sue classi, su ciò che è inerente alla pace. Nelle loro riflessioni affrontano i temi dell’identità, della relazione, del conflitto, della guerra, del ruolo della Chiesa... temi che tessono la dinamica di una didattica, ma soprattutto la piena ragione di una parola bella e colma di futuro come "pace". Ne nasce un volume pieno di spunti teorici e pratici per educare alla pace rivolto a tutti e, in particolare, a educatori, insegnanti, formatori, catechisti. La postfazione è firmata dal teologo Simone Morandini , direttore del bimestrale Credere Oggi, che sottolinea l’urgenza di delegittimare il pensiero della guerra, che fa della nostra storia un luogo distopico carico di morte e sofferenza, attraverso l’utopia, parte costitutiva del nostro essere: “Per questo parlare di pace è realistico; per questo possiamo agire guardando a un futuro in cui il ripudio della guerra – scritto nella Costituzione – lo diventi anche nei cuori e nelle menti di ognuno/a, nel comune sentire. Strategico appare allora il versante educativo e formativo: come coltivare un umano capace di gestire costruttivamente l’aggressività? Come far sì che essa si rivolga contro ciò che dell’umano ostacola la fioritura, e non contro il volto dell’altro? Domande non facili, ancor più se teniamo conto che parlare di educazione e formazione non significa solo guardare ai bambini e alle bambine, ai giovani e alle giovani. C’è un potente lavoro culturale, da fare nello spazio pubblico, perché sempre più esso possa essere ambito di pace e non luogo di sistematica coltivazione di conflitti; ci sono schemi mentali diffusi – eppure del tutto infondati – che occorre pubblicamente giungere a delegittimare”.
ANDREA SANGIOVANNI RACCONTA LA RADIO IN ITALIA DA MARCONI AL WEB
Un campanello che trilla e un colpo di fucile che risuona nel silenzio operoso della tenuta Marconi di Villa Grifone, sulle colline di Pontecchio, vicino a Bologna: è il 1895 e la storia della radio inizia così. Una storia globale all’interno della quale ciascuna nazione svilupperà una propria via all’etere. Andrea Sangiovanni, nel saggio "Radiodays. La radio in Italia da Marconi al web" (Il Mulino), racconta la vicenda della radio in Italia dalle prime prove a oggi. Dalla radio fascista a quella libera, dai cavi al web, la radio ha contribuito alla costruzione dell’immagine di sé degli italiani, assecondandone ma anche stimolandone i cambiamenti. Attraverso la sua storia si compone quella in parole e musica del nostro paese, della sua identità e delle tensioni che lo hanno attraversato, fino alla continua rivoluzione digitale. Andrea Sangiovanni insegna Storia contemporanea, Storia dei media e Public History nell’Università di Teramo. Con Donzelli ha pubblicato: «Tute blu» (2006), «Le parole e le figure» (2012), «L’autunno caldo» (con A. Becchi, 2019) e «Specchi infiniti: Storia dei media in Italia dal dopoguerra ad oggi» (2021). È stato autore di trasmissioni radiofoniche (Tre colori, Wikiradio).
STORIE DI ERRORI MEMORABILI DI PIERO MARTIN
Non si tollera, non si riconosce, non si perdona, ma non si può evitare. È l’errore, prezioso compagno di quel meraviglioso errare che è la vita. Un viaggio sorprendente tra memorabili incidenti di percorso della scienza: sbagliare non solo è umano ma spesso è anche molto utile. Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. E, come accade nella vita di ogni giorno, anche nella scienza l’errore si presenta sotto molteplici forme: c’è l’errore che è motore di nuove conoscenze, ma anche quello frutto dell’ideologia o della fretta. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo, ma anche quello testardo. Nel libro "Storie di errori memorabili" di Piero Martin (Laterza) scopriremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Incontreremo scienziati come Fermi, Einstein e Pauling e studiosi quasi ignoti. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto difficile. Oggi più che mai è importante rivalutarlo: lunga vita all’errore!
L'AUTORE. Piero Martin è professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, attualmente distaccato presso il Centro Interdisciplinare “B. Segre” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Studia la fusione quale sorgente di energia. Fellow dell’American Physical Society, è stato responsabile scientifico di grandi progetti internazionali e oggi coordina le attività di fisica di DTT, il nuovo grande esperimento di fusione italiano. Scrive per “La Stampa” e “lavoce.info” e ha vinto il Premio Fiuggi Scienza. Ha pubblicato L’era dell’atomo (con A. Viola, Il Mulino 2014), Zerologia (con C. Bartocci e A. Tagliapietra, Il Mulino 2016) e Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti (con A. Viola, Codice edizioni 2018, finalista al Premio Galileo 2018 e vincitore del Premio nazionale di divulgazione scientifica, sezione Scienze). Per Laterza è autore di Le 7 misure del mondo (2021, tradotto in otto lingue e finalista al Premio Galileo 2022).