Che la sicurezza pubblica sia dannatamente peggiorata negli ultimi tempi lo denunciano sindaci, commercianti, associazioni di categoria, magistrati (anche di recente, in diverse città, in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario), cittadini ed i fatti cronaca quotidiani lo testimoniamo in modo inequivocabile. Le statistiche sulla delittuosità elaborate dagli uffici centrali interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si riferiscono, come ho sottolineato più volte, ai reati denunciati dai cittadini e a quelli di cui le autorità sono, comunque, venuti a conoscenza; mancano tutti quelli (e non sono pochi) che le vittime non denunciano per vari motivi tra cui quello della sfiducia nella giustizia che è andata aumentando nel tempo.
Lasciano sgomenti ( ed anche io lo sono, nonostante abbia prestato servizio per 43 anni nella Polizia di Stato da Bolzano a Palermo, passando per Milano, Piacenza, Modena, L’aquila, Teramo,Roma e la Colombia) i numerosi episodi di violenza che si rilevano quasi ogni giorno in diverse zone. O episodi come l’operazione condotta nelle ultime ore dalla Digos di Ferrara nei confronti di 24 giovani che avevano distribuito dei volantini inneggianti al Duce e al Fuhrer minacciando di morte alcune persone che tentavano di interrompere i ripetuti cori razzisti e filonazisti.
Poliziotti e carabinieri si prodigano per cercare di arginare, attenuare le situazioni di serio pericolo per la gente che scaturiscono dalle frequenti risse ( dalle nude mani ai coltelli, ai bastoni, ai cocci di bottiglia) in molte piazze cittadine divenute veri e propri ring: gli ultimissimi fatti a Verona nel piazzale della stazione, a Bologna con due feriti tra gruppi di spacciatori, a Brescia nella centrale Piazza Vittoria,a Roma dove si sono scontrati filippini e bengalesi con mazze da baseball, a Piacenza dove si sono scatenati gruppi di sudamericani. Non sono un “manettaro” e anche nella mia ultradecennale esperienza di servizio (di cui nove anni come questore in tre città), ho avuto occasione di aiutare alcuni stranieri che si erano trovati involontariamente in situazioni “ingarbugliate” da cui volevano uscire. E’ certo, tuttavia, che sono aumentate notevolmente le criticità di giovani stranieri legate non solo al fenomeno migratorio e al sentimento di sradicamento dal proprio paese che si associa a quelo derivante dalla esclusione e discriminazione nella società ospitante, senza contare le precarie condizioni di alloggi condivisi anche con altre famiglie ed una realtà locale ben diversa da come era stata prospettata nel paese di origine.
La situazione del ripristino di condizioni accettabili di sicurezza collettiva non può essere compito solo delle Autorità di pubblica sicurezza ( “pannicelli caldi” i provvedimenti adottati dai questori come il daspo, il foglio di via, l’avviso orale, l’ammonimento, la sospensione di licenze di locali pubblici ex art 100 del Tulps), delle forze di polizia che arrestano nella flagranza di reati persone, spesso pregiudicate, rimesse spesso in libertà con una rapidità sorprendente o solo “apparentemente” neutralizzate dai magistrati con provvedimenti cautelari poco efficaci (detenzione domiciliare, obbligo di dimora, di presentazione presso un ufficio/comando di polizia), in attesa di processi che dureranno anni quando non interviene la prescrizione.
L’insicurezza pubblica è strettamente connessa alle precarie condizioni sociali, economiche, giuridiche e culturali di una società in sofferenza, malata. Trovare le giuste terapie è compito in primis della politica affrontando anche il tema spinoso della reale integrazione dei migranti e delle seconde generazioni.