Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

L’intelligenza non è mai artificiale e non è mai abbastanza

L’intelligenza non è mai artificiale e non è mai abbastanza

di Franco Fregni

Un tempo, per i socialisti utopisti, la fine del lavoro manuale era considerata uno delle massime aspirazioni dell’umanità. Mai più sudore della fronte, mai più ingiustizie basate su rapporti gerarchici di potere. Sognavano un mondo di artisti e di poeti, ma visto che all’appello dell’arte troppi rispondono senza essere chiamati, questi vecchi socialisti ipotizzarono comunità capaci di mantenersi decorosamente con lavori degni, in un mondo in pace, dove gli esseri umani potessero seguire le loro aspirazioni e vivere in armonia con gli altri.

Utopie appunto (anche se qualcosa ha funzionato, pur se per un tempo limitato). 

Poi vennero gli scienziati, gli “illuminati”, i duri liberali inglesi e il barbuto di Treviri a dirci che tutto era conflitto, che tutto è lotta. Sopravvivere e riprodursi, stroncando gli altri. Tutto qui. Un po’ di preghiera, se non è negata, qualche briciola d’amore, un filo di empatia, alcuni ricordi come momentaneo sollievo in un mondo in eterna guerra.

Tutto è riassunto meravigliosamente nel Capolavoro del 900: il Big Brother ci dice che “la guerra è pace”, “la libertà è schiavitù”, “l’ignoranza è forza”. Senza dimenticare che 2+2 fa 5.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un incremento tecnologico travolgente, sempre più veloce e teoricamente le utopie dei socialisti romantici sono realizzabili. 

Ogni lavoro può essere svolto da una macchina, quindi il lavoro non ha più valore e alla stesso tempo siamo chiamati a svolgere gratuitamente sempre maggiori occupazioni.

L’affermazione può sembrare azzardata, ma se pensiamo alle più semplici operazioni della nostra quotidianità ci accorgiamo che siamo contemporaneamente bancari, spazzini (per chi vuole operatori ecologici), burocrati di ogni funzione pubblica, infermieri, medici, benzinai, commessi, operatori turistici, organizzatori di eventi, vigilantes, forze dell’ordine e chi più ne ha più ne metta. Inoltre ci prendiamo impegni superflui come guidare auto, treni e aerei e in sovrappiù molti si improvvisano giornalisti e scrittori e ci tengono a mostrare al resto del mondo lo svolgersi della propria esistenza che, nella pressoché totalità dei casi, non è proprio esaltante.

Il dato di fatto è che gran parte dei lavori che sussistono sarebbero sostituibili da macchine.

Qualche anno fa ho visitato una fabbrica completamente automatizzata, tutto era regolato, compresi malfuzionamenti e allarmi, dallo smartphone di un ingegnere. Nella visita avevo notato che nello stabile si aggiravano alcune persone e chiesi ai miei ciceroni chi fossero. Semplice la risposta: “Abbiamo dovuto assumere qualcuno con problemi sociali in base all’accordo che abbiamo fatto con l’amministrazione sul recupero dell’area”.

Un piccolo esempio che racchiude il nostro vasto mondo.

In sostanza quasi tutti le cose che usiamo possono essere prodotte senza l’intervento di un essere umano. L’occupazione viene mantenuta per garantire un livello accettabile di pace sociale o perché, chi si presume imprenditore, è un essere animalesco e preferisce pagare una miseria i dipendenti piuttosto che fare investimenti che limerebbero i suoi profitti sempre più ampi. 

Basti pensare che le attività che producono maggior valore assoluto sono, nella realtà, dei capannoncini senza essere umani, possibilmente in alta quota per risparmiare sui condizionatori, che “producono” monete o grandi compound, praticamente senza addetti, che contengono macchine che conservano dati. 

Ciò che produciamo è superiore alle nostre reali esigenze, ma in mondo popolato da 8 miliardi di persone il pensiero collettivo di noi umani crede che sia necessario inventarsi “qualcosa” per ingannare la finzione chiamata tempo. E così non di facciamo mancare sempre nuove guerre (ma limitate), nuove crisi, nuove emergenze…  

E anche a livello teorico non scherziamo. Un esempio minuscolo: la nostra Costituzione, che sempre va definita bellissima, è riuscita nel capolavoro di mettere il Lavoro come fondamento della nostra vita civile. Non la Libertà, non l’Amore, non la Fratellanza. La nostra cosa pubblica è fondata sul Lavoro. Magnifico.

Se sommiamo queste cose e se siamo dotati di un minino di coscienza ci rendiamo conto che siamo di fronte a una follia assoluta, ma cosa nella vita dell’uomo non è follia? 

“Tutto è burla” musicava il maestro nell’ultima opera e ciò ci basti

Da alcuni anni siamo di fronte ad un’ulteriore accelerazione. Uno spettro si aggira per il mondo, la chiamano intelligenza artificiale.

Grande preoccupazione tra i savi-folli che ci governano: temono possa soverchiare “l’umanità”. Molti hanno già detto che, visti i risultati, sarebbe auspicabile una vittoria dell’intelligenza artificale su quella umana. In realtà, per noi che amiano la follia dei nostri consimili, che ci nutriamo di quelle briciole di autentica umanità ancora esistenti e che riconosciamo la straordinaria grandezza dell’ingegno umano, quel successo sarebbe una catastrofe. 

Ma possiamo metterci il cuore in pace: l’intelligenza artificiale non esiste. 

Ora, qualche professorone alzerà il dito, spiegandoci che si possono installare neuroni e tutto quanto serve per creare un essere umano, con istinti, coscienza e libero arbitrio, anche artificialmente, migliorando i “circuiti biologici”. 

A quel punto l’artificiale può sviluppare una nuova forma di vita sulla terra come abbiamo fatto noi umani, a suo tempo, quando siamo emersi dalle acque. 

Tutto giusto, ma quella forma perfettissima di vita non sarebbe altro che una nostra creatura, cioè nostra figlia. Che abbia circuiti biologici o artificiali poco conta. 

E a questo punto, sempre per quelli che non hanno mandato all’ammasso il logos, si pone la vera domanda: e noi, di chi siamo figli?

Se pensiamo di essere figli del Nulla e del Kaos per forza di cose di dirigeremo verso il Nulla e il Kaos, il KaosKosmos. 

Se pensiamo che ci sia qualcosa d’altro - che non siamo in grado di definire con esattezza o che non abbiamo il coraggio di nominare -, c’è un filo di speranza per nostri discendenti. 

Queste nuove creature, migliori di noi, con “circuiti artificiali”, avendo a disposizione tutto il sapere di millenni, forse riusciranno a definire l’indefinibile.

L’intelligenza artificiale non esiste e di intelligenza non ce n’è mai abbastanza per capire la meraviglia che ci circonda. 

(© 9Colonne - citare la fonte)