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Si fa la lotta ai migranti
anziché ai trafficanti

Si fa la lotta ai migranti <BR>  anziché ai trafficanti

di Piero Innocenti

I migranti soccorsi/sbarcati nel 2024, alla data del 20 maggio, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, sono stati 18.888, inferiori dunque ai 46.164 dello stesso periodo del 2023 ma superiori ai 17.154 del 2022 quando ben diversa era la compagine governativa. La realtà che molti cercano di ignorare è che l’immigrazione regolare e clandestina è destinata ad espandersi ancora per molti anni anche perché diversi governi sono più interessati a spendere in armamenti che a combattere la fame nel mondo.
La nostra società avrà sempre più connotazioni multietniche e multireligiose in quanto la maggior parte degli stranieri è di cultura e religioni diverse. I fenomeni di integrazione potrebbero far nascere problemi di intolleranza razziale. Considerato che riesce difficile pensare ad un fenomeno della immigrazione che possa ridimensionarsi spontaneamente, il rapporto tra immigrazione clandestina e criminalità ( molti, purtroppo, gli episodi quotidiani di violenza che vedono coinvolti gli stranieri) deve essere affrontato anche eliminando la condizione criminogena della clandestinità attraverso idonee misure di emersione/integrazione e con una politica delle espulsioni selettiva ed efficace che eviti di far rimanere quanti sono disponibili a vivere la loro clandestinità perché più “remunerativa”.
Quello che più stupisce dando uno sguardo a quanto sia succedendo in altri paesi vicini, come la Tunisia, è la repressione senza precedenti che il governo di questo paese sta attuando in questi ultimi tempi contro migranti e rifugiati, inclusi bambini, che si erano accampati in un parco pubblico di Tunisi cacciati riferiscono diverse fonti informative, con calci, pugni e sfollagente. Tutto scaturisce da accordi presi di recente con il nostro governo che per arginare le partenze di migranti ha donato al “paese amico e affidabile” oltre cento milioni di euro oltre all’appoggio della Commissione europea che ha elargito quasi un miliardo in prestiti e sostegni per aiutare il paese in una crisi economica senza precedenti. Gli aiuti erano, però, per la “lotta ai trafficanti di migranti”e non contro i migranti molti dei quali ( si parla di alcune centinaia solo nella giornata del 6 maggio scorso) riportati forzatamente al confine libico in quello che, sul piano giuridico appare come un trasferimento collettivo illegale. Più facile seguire questa strada che andare a scontrarsi con le organizzazioni criminali ( di cui fanno parte anche politici locali nei vari Stati di transito e partenza) che gestiscono il traffico lucrando guadagni giganteschi!
Organizzazioni complesse i cui aspetti distintivi consistono nella  diversificazione dei ruoli e nel soddisfacimento di una serie di requisiti funzionali come, per esempio di quelli ( e sono molti) che dispongono di relazioni di natura collusiva con le autorità locali e con i vari capi tribù ( anni fa ben retribuiti con denaro contante per arginare i transiti  anche dal Ministro dell’Interno italiano)  che alle frontiere controllano i flussi migratori e che consentono ai migranti di attraversare uno o più Stati in relativa sicurezza.
Tutti i tentativi di arrestare i flussi migratori dai vari paesi sono falliti perché inevitabilmente i “rigurgiti” hanno interessato altri paesi e altre rotte ( in questi ultimi giorni, dopo diversi mesi, sono ripresi gli sbarchi anche lungo la costa calabra). Un’altra riflessione va fatta sul fatto che esiste  una forte pressione, nei paesi poveri e in via di sviluppo a non interrompere il flusso migratorio verso i paesi ricchi. Le rimesse inviate dai migranti rappresentano una delle principali fonti di reddito nazionale nei paesi di origine, anni fa si stimò che in Marocco le rimesse ammontassero a circa 2/3 del totale delle entrate finanziarie. Intanto l’immigrazione clandestina via mare continua ad essere la più disperata e pericolosa forma di immigrazione.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)