Il Castello del Buonconsiglio di Trento sceglie, non a caso, un grande nordico, Albrecht Durer, come protagonista della mostra simbolo del Centenario del museo, nato nel 1924. L'esposizione, dal titolo "Durer e le origini del Rinascimento nel Trentino" si svolgerà dal 6 luglio al 13 ottobre. Durer scoprì Trento e il Trentino negli anni 1494-95, restando affascinato dai paesaggi e dalle atmosfere di questi luoghi, catturandone l’essenza in una celebre serie di acquerelli. Ad attrarre il norimberghese fu un Principato dove l’arte e le arti erano coltivate con grande passione e dove il Rinascimento veniva declinato in modo del tutto originale. Nell’esposizione, la sua presenza in Trentino è testimoniata da disegni, acquerelli (tra questi la magnifica veduta proprio del Castello del Buonconsiglio proveniente dal British Musuem), incisioni e dipinti: l’arte del grande tedesco non passò inosservata ma stimolò gli artisti qui attivi a ripensare la loro arte. Partendo dallo spettacolare “caso Durer”, il percorso espositivo si addentrerà nelle origini di quel Rinascimento originalissimo che si sviluppa in Trentino tra 1470 e 1530/40, per dare forma a uno stile nuovo, o meglio, l’insieme di tanti nuovi linguaggi, influenzati da artisti, opere, mode e modi che risalgono dall’Italia alla Germania, alle Fiandre e viceversa. (gci)
PORTOGALLO, A ROMA GLI SCATTI DELLA RIVOLUZIONE DEI GAROFANI
Dallo scorso 24 maggio fino al 25 agosto, il Mattatoio di Roma ospita “L’alba che aspettavo. Portogallo, 25 aprile 1974 - Immagini di una rivoluzione”, una mostra proposta e presentata dall’Ambasciata del Portogallo in Italia, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il Camoes, I. P., il Ministero della Cultura del Portogallo e curata da Alessandra Mauro con Contrasto. La mostra ripercorre, a cinquant’anni di distanza, gli eventi della rivoluzione dei garofani (così chiamata per il gesto di una donna, Celeste Caeiro, che in una piazza di Lisbona cominciò a offrire garofani ai soldati): un grande evento collettivo, un momento di svolta per il Paese, le sue riforme e la sua vita sociale; per le città come Lisbona, che scoprono una nuova forma di partecipazione collettiva; per l’informazione che inaugura nuove forme di comunicazione. L’esposizione offre una visione unica e coinvolgente di uno dei momenti più significativi della storia contemporanea portoghese ed europea, un’occasione per ricordare quei giorni e soffermarsi sui cambiamenti sociali ottenuti. In meno di 24 ore, il Paese si mette alle spalle il regime assolutistico nel tripudio del popolo che scende in piazza al fianco dei militari. È una rivoluzione rapida, pacifica, di massa. L’unica del Novecento nel continente europeo. Un evento che ha coinvolto, interessato ed emozionato più di una generazione di cittadini, attivisti politici o giornalisti che hanno visto nel Portogallo, nella sua capacità di scrollarsi di dosso decenni di dittatura e di uscire da un tragico passato coloniale, la possibilità di pensare e realizzare a una vita diversa. Il percorso espositivo presenta un insieme di circa 100 fotografie di grandi autori come i portoghesi Alfredo Cunha e Carlos Gil, gli italiani Paola Agosti, Fausto Giaccone, Augusta Conchiglia, internazionali come Sebastiao Salgado, Guy Le Querrec, Ingeborg Lippman, Peter Collis. Alle foto si aggiungono poi filmati d’epoca, forniti dalla RTP - Rádio e Televisao de Portugal, installazioni video e wallpaper con la ricostruzione di alcuni tra i murales più celebri del periodo. Nella prima parte, una cronologia particolareggiata ripercorre eventi e protagonisti della rivoluzione dei garofani, dal 25 aprile 1974 fino alla promulgazione della nuova costituzione, il 25 aprile 1976. Nella seconda parte una serie di temi - dalla Riforma Agraria alla decolonizzazione, al ruolo delle donne, all’esplosione di creatività grafica che inonda come un fiume il Paese, alle realizzazioni artistiche - completa la mostra. (redm)
LE FOTO DI GIANNI BERENGO GARDIN PRONTE A CONQUISTARE ALESSANDRIA
Gianni Berengo Gardin (1930), forse il più noto fotografo italiano, nel corso della sua lunga e felice carriera ha realizzato 263 libri. L’ultimo risale al 2023 quando, coadiuvato da sua figlia Susanna, ha rivisto tutto il suo archivio selezionando 114 immagini, soltanto cinque delle quali pubblicate in precedenza. Nasce così "Cose mai viste. Fotografie inedite", pubblicato dalla casa editrice Contrasto e presentate in mostra per la prima volta al Ma.Co.F di Brescia lo scorso anno. Per le Sale d’Arte di Alessandria, dal 6 giugno al 15 settembre, Giovanna Calvenzi e Susanna Berengo Gardin propongono una selezione diversa, compatta: una sessantina di “cose mai viste” ma con un’attenzione prevalente dedicata agli uomini e alle donne che Berengo Gardin ha incontrato nel corso del suo lavoro. Immagini non stampate, non pubblicate e che tuttavia testimoniano come di consueto la sua straordinaria maestria. Il viaggio nel suo archivio inizia nel 1954 e termina nel 2023. Attraversa molte città italiane, raggiunge Parigi, la Francia, la Croazia, l’Ungheria, la Spagna, la Norvegia, si ferma a Mosca, in Cina, in Giappone, a Londra e a New York. Gli scatti fotografici del maestro compongono il catalogo “Gianni Berengo Gardin – Marengo, 1994” che contiene anche testi dell’esperto di storia napoleonica Giulio Massobrio. La mostra è realizzata da ASM Costruire Insieme e dalla Città di Alessandria, con la collaborazione di Alexala Agenzia Turistica locale per la Provincia di Alessandria per la promozione sul territorio. L’esposizione si avvale del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria nell’ambito del progetto “Alessandria e i grandi maestri della fotografia. La cultura per la comunità e lo sviluppo locale” nato dall’esperienza della mostra di Gabriele Basilico “Ritorni a Beirut” sempre organizzata ad Alessandria nel 2023 dal Comune e ASM Costruire Insieme, destinato a portare in città mostre di livello nazionale e internazionale. "La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria - dichiara il presidente, notaio Luciano Mariano - ha accolto con interesse la proposta di essere partner di ASM Costruire Insieme, del Comune di Alessandria e di Alexala in occasione della mostra di uno dei più noti fotografi italiani del nostro tempo che espone anche gli scatti realizzati in occasione della rievocazione della Battaglia di Marengo, contribuendo a ricordare un evento storico che ha cambiato le sorti dell’Europa e a valorizzare un sito che rappresenta un’importante occasione di promozione internazionale per tutto l’Alessandrino". (gci)
"ELECTRIC SUPERMOON": VENEZIA OSPITERA' L'ARTE DI HYUN CHO
Blue Gallery di Venezia ospiterà una mostra personale di opere nuove e recenti dell'artista coreana Hyun Cho (nata nel 1982 a Seoul, KR). Intitolata "Electric Supermoon", la mostra sarà presentata da Quadro Zero alla Blue Gallery dal 9 giugno al 7 luglio 2024. La prima mostra personale di Hyun Cho a Venezia segna un ritorno in Italia, per l'artista, che ha esposto per la prima volta in Italia allo Spazio Display (Parma, Italia) nel 2018, prima ancora della sua residenza a Palazzo Monti (Brescia, Italia) nello stesso anno. "Electric Supermoon" includerà installazioni, sculture, pannelli LED e testi. Le opere in mostra esploreranno i temi centrali delle indicazioni culturali nelle iconografie urbane, del linguaggio di uso comune e dei simboli equivoci. I nuovi lavori di Cho sono incentrati sulle iconografie urbane che diventano effimere e ambigue. La mostra approfondirà anche l'approccio punk che costituisce la firma di Cho. Il punk è oggi un esempio archetipico del modo in cui una sottocultura può essere mercificata, neutralizzata e incorporata nel mainstream: il punk ispira ancora un'arte ribelle e intrinsecamente politica, sollevando domande sulla centralità dell'estetica quando si tratta di definire un movimento culturale che la trascende. Hyun Cho ha dichiarato: "Con le parole, mi propongo di creare un nuovo genere d'arte. Mescolo lo stile lirico della musica punk con la sensibilità pop per creare frasi che esprimano la mia esperienza e che servano agli spettatori per allegare la propria. Adotto una caratteristica stilistica dei testi punk rock: brevi, ripetibili e orecchiabili. Sono accattivanti e talvolta perversi per catturare l'attenzione del pubblico, riflettendo sulla messaggistica che incontriamo ogni giorno nel nostro mondo complesso". (gci)
AL FORTE DI BARD GLI SCATTI DI DAVIDE CAMISASCA
Gli approfondimenti promossi dal Forte di Bard nelle sale degli Alloggiamenti del Museo delle Alpi, dedicati alla montagna e a coloro che l’hanno vissuta e raccontata, si arricchiscono di un nuovo capitolo. Dal 31 maggio al 28 settembre 2025, il Forte omaggia con una grande mostra antologica Davide Camisasca, fotografo e guida alpina, nato a Milano ma residente da oltre cinquant’anni a Gressoney-Saint-Jean, ai piedi del Monte Rosa. La mostra dal titolo "Terre bianche" raccoglie e documenta il ricco percorso di ricerca effettuato dall'artista nell’ambito della fotografia di montagna e del reportage. L’esposizione illustra i temi a lui più cari che hanno caratterizzato tutta la sua produzione e coprono un arco temporale che va dagli anni ‘80 (con lo scatto Monte Rosa, incroci di tracce al colle del Felik, del 1985) sino alle candide panoramiche ‘astratte’ (Cordate al colle del Felik), punteggiate da minuscoli alpinisti in cordata, che datano agli anni 2017-2018. Il Rosa è il massiccio maggiormente rappresentato, è la montagna di casa che Camisasca ha percorso e ritratto per tutta la sua vita. Del Monte Bianco sono presenti in mostra spettacolari vedute in bianco e nero, fortemente contrastate, di effetto quasi drammatico. Infine, i reportage dei viaggi nelle terre lontane del Mustang e del Tibet, di cui il fotografo descrive le popolazioni, la sacralità dei luoghi e gli sconfinati orizzonti. Una sezione raccoglie la serie di fotografie che hanno per soggetto il ghiaccio, di cui Davide ritrae le geometrie fino a creare delle immagini che possono dirsi astratte. Nella sezione dedicata alle fotografie più recenti, il bianco del paesaggio appare punteggiato da minuscoli alpinisti in cordata, allineati a creare dei tratti quasi grafici. In tutto sono esposte oltre 60 immagini di cui dodici di grande formato. Un allestimento d’effetto, dato dalla scelta stilistica della stampa in bianco e nero insieme ai formati di grande dimensione, ha l’obiettivo di ricreare, per quanto possibile, l’ambiente dell’alta montagna, nel quale il visitatore avrà la possibilità di immergersi e condividere le stesse sensazioni provate dal fotografo nel momento dello scatto. Un’appendice della mostra sarà presentata all'interno della Cappella del Forte, con quattro gigantografie che ritraggono il Monte Rosa. La mostra è dunque un grande viaggio nell’immaginario raccontato da Camisasca attraverso i suoi scatti. Ad emergere sono le due anime dell’artista: il fotografo e l’alpinista. A raccontare questa dualità concorre la narrazione di Enrico Camanni, studioso della montagna e alpinista, e di Giulia Ticozzi, fotografa e storica della fotografia. Entrambi i contenuti sono presenti anche nel catalogo della mostra, edito dalla Tipografia Duc. Nato a Milano e residente a Gressoney-Saint-Jean dal 1972, fotografo e guida alpina specializzato sul tema della montagna e del reportage, Davide Camisasca ha realizzato importanti mostre personali a Milano presso la Galleria Il Diaframma (1992), a Ginevra (1988), a Londra (1990), a Torino al Museo della Montagna (1996), a Trento (1997) e, in più occasioni, in Valle d’Aosta (1987, 1993, 1995, 1997, 2002, 2007 e 2014). Ha pubblicato libri fotografici sul Monte Bianco, sul Gran Paradiso, sul Gran San Bernardo, sul Monte Rosa. Ha inoltre dedicato alcuni lavori fotografici al patrimonio paesaggistico e architettonico valdostano. Nel 1996, inseguendo il suo interesse per le terre e le popolazioni che vivono a cavallo della catena himalayana, ha dato alle stampe Tibet, verso il Monte Kailas e Mustang il regno di Lo. Ha collaborato con numerose riviste italiane e straniere, tra cui Alp, Dove, Gente Viaggi, Sciare, Pentax Family, Tracce, Tuttoturismo, Meridiani Montagne, Alpes e Berge. (gci)
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