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'Vita di Cristo e del suo cane randagio'

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

'Vita di Cristo e del suo cane randagio'

“Vita di Cristo e del suo cane randagio” di Vincenzo Pardini (Ed. Vallecchi Firenze) è dal 24 maggio in libreria.  Storia e tradizione raccontano che la notte in cui nacque Gesù a Betlemme faceva molto freddo. I pastori sorve­gliavano le greggi dalle intrusioni di briganti e lupi. Molti si riscaldava­no attorno ai falò. Ma quella era una notte movimentata come mai. Verso una capanna incavata nella roccia si incamminavano persone a loro sconosciute. Tra queste, in groppa a cammelli riccamente bardati, tre uomini dal contegno severo e regale che parevano venuti da molto lonta­no. Ma più delle persone, ad attirare gli sguardi fu il passaggio di un cane enorme e bianco, anzi candido, che spedito, fiutando il terreno, si era unito alla processione diretta alla capanna, ora illuminata da una stra­na stella. Intanto si era sparsa voce che lì fosse nato l’Uomo che li avreb­be liberati dall’oppressione di Roma. Alcuni vollero vederlo. Ai piedi di una greppia adattata a culla, insieme a una giovane donna e al suo sposo, era accucciato il cane che sembrava vegliare sul Bambino, e poco lontano un bue e un asino. Inizia così il nuovo romanzo di Vincenzo Pardini. La nar­razione prosegue sulla linea dei Van­geli, dove le varie vicende di Cristo si intrecciano con quelle dell’animale che mai lo abbandonerà. Fedele e presente, il cane resterà solo il gior­no che il Redentore ascenderà al cie­lo, e randagio rimarrà finché, come promesso, non tornerà sulla terra.

“Non so  mai perché scrivo un  romanzo – afferma Vincenzo Pardini. – So solo che mi viene in mente un’idea, che non vuole andarsene. Allora mi metto all’opera. Cosa analoga è accaduta con quest’ultimo,  Vita di Cristo e del suo cane randagio. Ogni libro è una esperienza nuova. Ma questa è stata anche insolita. Leggendo e rileggendo i Vangeli, e riportandone alcune frasi o passaggi, mi accorgevo di quanto le mie  parole non reggessero al confronto del testo sacro. Erano meno di granuli di sabbia di fronte a  delle montagne. Sono sempre stato credente, ma non mi ero mi chiesto come poter sentire la vicinanza di Dio”. Lo scrittore toscano ha sempre letto e riletto i Vangeli: “In particolare quello di Giovanni, avvertivo qualcosa di inspiegabile, per certi aspetti anche pauroso: la nullità della mia mente e persona di fronte alla narrazione evangelica, che mi entrava dentro, sentivo, per non uscirne più. Mi sembrava di aver accanto un amico invisibile, con cui dialogavo via pensiero. E insieme a noi, c’era il cane di Cristo, che ho saputo essere davvero esistito. A suo modo un apostolo, forse più devoto e fedele degli uomini”.

 

L’AUTORE Vincenzo Pardini è nato nel 1950 in un paese della Media Val di Serchio (Lucca). Collabora a La Nazione e alle riviste Nuovi Argomenti e Paragone. Tra i suoi romanzi più importanti Il falco d’oro (Mondadori, 1983); Il racconto della Luna (Mondadori, 1987); Jodo Cartamigli (Mondadori, 1989 da cui è stato tratto il film Il mio West e vincitore del Gandovere Franciacorta e il Corrado Alvaro Rhegium Julii; La mappa delle asce (Theoria, 1990); La congiura del­le ombre (Theoria, 1991); Giovale (Bompia­ni, 1993); Rasoio di guerra (Giunti, 1995); Il mulattiere dell’Apocalisse (Rai-Eri, 1997); Pumillo il gatto dei boschi (Laterza, 1998); Gli animali in guerra (Laterza, 1999); La terza scimmia (Quiritta, 2001, vincitore del pre­mio Pasolini per la narrativa); Lettera a Dio (Pequod, 2004, vincitore del premio inter­nazionale Rocca di Montemurlo); Storia di Alvise e del suo asino biondo (Gaffi, 2004); Tra uomini e lupi (Pequod, 2005, vincito­re del Viareggio Repaci). Un suo raccon­to, Acchiappatassi, si trova nel Meridiano Mondadori dedicato ai classici del Nove­cento. Per Vallecchi-Firenze nel 2023 ha pubblicato il romanzo Il valico dei briganti.



IL "NUOVO IMPERO ARABO" SECONDO RAMPINI

"Il nuovo impero arabo. Come cambia il Medio Oriente e quale ruolo avrà nel nostro futuro", di Federico Rampini (Solferino, 2024). Un reportage ispirato ad uno dei viaggi più recenti di Rampini, con cui racconta il “nuovo impero arabo”. L’autore pone al centro del libro la rapida evoluzione del Medio Oriente, in particolare dell’area compresa tra il Golfo Persico ed il Mar Rosso, che si impone sempre più sul mondo occidentale fino a diventarne una possibile alternativa.  È una svolta di cui l’Italia si è accorta quando ha toccato anche l’aspetto calcistico, tanto caro all’Italia, quando Roberto Mancini ha firmato il contratto con la nazionale saudita abbandonando la guida di quella italiana. Ma anche con la vittoria di Riad su Roma per l’aggiudicazione dell’Expo 2030.  Rampini racconta i motivi che hanno portato questo nuovo cantiere di sviluppo ad evolvere ed individua, tra le chiavi di svolta, la progressiva laicizzazione che consente di ridurre i poteri del clero islamico, liberalizza i costumi e migliora i diritti delle donne.  Il “nuovo impero arabo” si impone attenuando l’odio verso l’occidente, colpevole di aver esacerbato la violenza fanatica e la diffusione della Jihad, ora l’attenzione si concentra sui grandiosi progetti di modernizzazione in ambito energetico, economico, finanziario e del cambiamento climatico.  Ma, come in tutte le grandi storie, c’è un nemico che minaccia lo sviluppo saudita, cioè il  vicino Iran,  il focolaio nel golfo di Suez ma anche gli assetti politici implicati nel conflitto israelo-palestinese. Il successo del “nuovo impero” dipenderà anche da altri fattori: lo sviluppo dell’Africa, la stabilità del Mediterraneo, la sicurezza mondiale e la transizione verso un’economia meno condizionato dal petrolio.

 

"LIBERTÀ CONTRO LIBERTÀ " DI EMANUELE FELICE E ALBERTO MINGARDI

"Libertà contro libertà – Un duello sulla società aperta" di Emanuele Felice, Alberto Mingardi (Il Mulino). “Questo non è un dibattito, è un duello”, è il punto da cui partire per comprendere l’intento degli autori di un libro che rappresenta una sfida con intelletto e con il dibattito “libero, anche duro e franco”, quale cardine delle nostre società aperte.  Attraverso questo “duello”, Emanuele Felice e Alberto Mingardi si muovono sull’etica, l’economia, la politica e sul concetto di “liberalismo”, con le sue implicazioni in una società multietnica, iperconnessa ed iper-digitalizzata.  Il confronto ed il dibattito sono gli strumenti con cui gli autori si battono a suon di “fioretto”, su di un campo di battaglia del XXI secolo, con cui vogliono affidare “al mezzo prima ancora che al messaggio un intento pedagogico”, poiché attraverso il confronto e le abilità dialettiche e di ragionamento che si può raggiungere una cultura politica che sia più consapevole e più meditata. 

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