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direttore Paolo Pagliaro

MATURITA’, OPENPOLIS:
ANCORA EFFETTO COVID

MATURITA’, OPENPOLIS: <BR> ANCORA EFFETTO COVID

In continuità con il 2023, torna da oggi l’esame di maturità da domani con le modalità ordinarie e non più con le modifiche dovute all’emergenza Covid. “Resta tutto da capire se un completo ritorno alla normalità riguarderà anche il livello degli apprendimenti di ragazze e ragazzi, in molti casi compromesso negli anni della pandemia – si legge in una analisi della Fondazione Openpolis -. L’emergenza ha reso ancora più evidenti i divari tra gli alunni in termini di competenze, spesso sovrapponibili alle disuguaglianze sociali, economiche, culturali e territoriali preesistenti”. Considerando i dati delle prove Invalsi delle quinte dello scorso anno “sono risultati evidenti i divari tra gli alunni in termini di competenze acquisite. Si tratta di divari spesso sovrapponibili alla condizione di partenza e agli squilibri socio-economici, culturali e territoriali che caratterizzano il paese. Il primo gap è quello legato all’origine sociale della famiglia. Gli studenti che in quinta superiore hanno i punteggi più alti provengono soprattutto dalle famiglie avvantaggiate. Quelle con status economico-sociale-culturale più elevato, monitorato attraverso l’indice Escs. Tra questi alunni, il punteggio medio supera 200 in italiano, mentre tra i ragazzi più svantaggiati si ferma 30 punti sotto. Un secondo divario è quello legato all’istituto che si frequenta. All’ultimo anno di studi, infatti, spiccano gli apprendimenti raggiunti dagli studenti nei licei classico, scientifico e linguistico (206,9 punti). Distanziati gli altri licei (con 183,8), ma ancora più lontani risultano gli istituti tecnici (172,7) e i professionali (153,8). Si tratta di una tendenza problematica, perché la scelta della scuola superiore non è neutra e spesso riproduce i divari sociali di partenza. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, già prima dell’emergenza Covid i figli di lavoratori esecutivi rappresentavano la maggioranza relativa dei diplomati nei professionali e nei tecnici, essendo invece una ristretta minoranza nei licei”.

Dalle prove Invalsi dello scorso anno emergono anche ampie disparità di genere negli apprendimenti, comunque con grandi differenze rispetto all’istituto scelto, nonché divari legati alla cittadinanza. “Le ragazze e i ragazzi con cittadinanza italiana in quinta superiore si attestano mediamente su un punteggio di 186 – prosegue l’analisi della Fondazione Openpolis -. I ragazzi stranieri di seconda generazione conseguono un punteggio medio di 177, mentre tra le prime generazioni si scende a 169. Ma i gap sono anche legati al luogo in cui si cresce e sono ben visibili nel confronto tra i diversi territori. I risultati delle prove Invalsi del 2023 hanno ampiamente mostrato i divari territoriali esistenti tra gli alunni. All’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, gli studenti che raggiungono livelli di competenza adeguati in italiano sono il 51% (erano il 64% nel 2019). Una quota che sale al 62% nel nord del paese (era 76% prima del Covid), mentre nel centro Italia è in linea con la media nazionale. Scende nel mezzogiorno, dove traguardi adeguati in italiano sono raggiunti dal 39% degli alunni (contro la metà circa dell’ultima rilevazione pre-pandemica). Anche in termini di punteggio medio raggiunto, il calo nelle prove di italiano in quinta superiore è stato netto e repentino. Dai 200 punti del 2019 ai 186,3 del 2021 (nel 2020, come noto, le prove non si sono potute tenere). Da quella soglia, il punteggio medio è scivolato a 185,4 nel 2022 e a 184,9 l’anno scorso. Oltre 15 punti in meno rispetto al pre-pandemia”. (19 giu - red)

 

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