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“Iran la lunga marcia delle donne” di Nadia Pizzuti presentato a Roma

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“Iran la lunga marcia delle donne” di Nadia Pizzuti presentato a Roma

Teheran - Dopo l'uccisione di Jina Mahsa Amini nel settembre 2022, le giovani iraniane sono scese per prime in piazza. Molte hanno sfidato il regime togliendosi i veli e dandoli alle fiamme. Le proteste, che sono durate mesi, erano guidate dalla Generazione Z, composta dai discendenti di coloro che votarono per Mohammad Khatami nelle elezioni presidenziali del 1997. Per comprendere gli avvenimenti attuali in Iran, bisogna tornare a quel periodo, che Nadia Pizzuti, autrice del libro “Iran la lunga marcia delle donne”, ha vissuto in prima persona come corrispondente per l'agenzia Ansa. L’autrice presenterà il suo libro nel giardino della Casa delle donne di Roma il 2 luglio alle 19. Con l'autrice saranno presenti l'attivista iraniana Parisa Nazari e Maria Rosa Cutrufelli. Pizzuti, giornalista, cineasta e scrittrice, negli anni Novanta ha diretto la sede dell’agenzia Ansa a Teheran, diventando la prima corrispondente donna della stampa internazionale accreditata nell’Iran post-rivoluzionario. L’autrice, che ha vissuto in prima persona i cambiamenti e le contraddizioni della società iraniana, in merito a Iran la lunga marcia delle donne spiega: “Dove il passato si intreccia al presente c'è la speranza di un futuro più aperto e luminoso per tutte le donne iraniane”. Ed è proprio per questa speranza che Pizzuti ha riportato le voci di coloro che hanno sfidato il regime. Il libro “Iran la lunga marcia delle donne” affronta la storia e tocca la realtà, quella vissuta dalla giornalista stessa. Un testo che parla di culture, di fatti, di relazioni e di donne. “La vittoria non è facile, ma è certa”, sono le parole di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, che hanno dato una sferzata di coraggio e d’entusiasmo al movimento "Donna Vita Libertà", nato sull’onda delle proteste di massa dopo l’uccisione della giovane curda Jina Mahsa Amini. Mohammadi, arrestata cinque volte e condannata a un totale di dodici anni e tre mesi di carcere e centocinquantaquattro frustate, non si è lasciata ridurre al silenzio. Dalla sua cella nel carcere di Evin a Teheran escono regolarmente messaggi e interviste nei quali condanna gli abusi commessi sulle prigioniere politiche ed esorta il mondo a intervenire per porre fine alle esecuzioni nella Repubblica islamica. La sua figura, insieme a quella dell’avvocata Nasrin Sotoudeh, rappresenta la resistenza contro l’oppressione e la lotta per i diritti delle donne in Iran. Il libro di Nadia Pizzuti ripercorre anche i momenti salienti della presidenza di Khatami, caratterizzata da un tentativo di apertura e riforme che, sebbene limitato, ha lasciato un segno nella società iraniana. La repressione feroce da parte dell’ala ultraconservatrice del regime, tuttavia, ha soffocato molte di queste speranze, ma non ha potuto cancellare il desiderio di libertà e giustizia. Oggi, una parte dell’opinione pubblica iraniana – soprattutto le giovani generazioni – ritiene che il sistema religioso instaurato con la rivoluzione islamica sia impossibile da riformare e che la sanguinosa repressione del dissenso serva solo a prolungarne l’agonia. L’ultima pesante ondata di repressione ha prodotto i suoi effetti: la rivolta si manifesta con atti di disubbidienza civile e non più con dimostrazioni di piazza e nessuno oggi è in grado di prevedere se e quando le proteste sfoceranno in una nuova rivoluzione, ossia in un radicale cambiamento della forma di governo. La copertina del libro è opera di Hajar Moradi, un'artista e regista multidisciplinare iraniano-canadese con sede a Toronto. (9colonne)


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