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IMMIGRATI, HUDA NARRA
I ‘NUOVI ITALIANI’

IMMIGRATI, HUDA NARRA <BR> I ‘NUOVI ITALIANI’

“Huda, nessuna e centomila” è il podcast di Huda, sui social “Riphuda”, una ragazza di seconda generazione, nata e cresciuta in Brianza da genitori marocchini che, in sei episodi della durata di 25 minuti ciascuno, tocca i temi del razzismo e colorismo legati a quelli, anch’essi attualissimi, della disparità di genere e della visione standardizzata di maschi e femmine, dell’accettazione di sé, dei rischi e delle conseguenze della sovraesposizione mediatica. Attraverso le esperienze dei suoi protagonisti, il podcast prodotto da Chora Media - da oggi on air su tutte le piattaforme audio streaming con una puntata al giorno per sei giorni - restituisce un racconto contemporaneo e spiazzante, sempre giocato sul filo della leggerezza, ma capace di graffi improvvisi e grandi profondità. Huda frequenta l’università di Firenze, ha vent’anni e, come tutti i ragazzi della sua età, cerca di capire cosa vuole da sé e dal futuro. Nonostante parli da sempre l’italiano e conosca pochissimo il paese dei suoi genitori, la domanda che si è sentita rivolgere più spesso è: “Ma da dove vieni, davvero?” perché agli occhi di alcuni, per via del colore della sua pelle, è una straniera, un’immigrata.

Partendo dai racconti della sua storia personale Huda introduce, puntata dopo puntata, nelle vite delle persone che fanno parte del suo quotidiano - la sua famiglia, gli amici e il rapporto con le loro famiglie - e di quelle che, come lei, hanno vissuto e vivono ogni giorno il disagio di essere vittime di stereotipi, preconcetti ed ingiustizie. E così conosciamo la storia di Zak che, come Huda, è figlio di genitori marocchini.

Zak è un aspirante attore che non vive serenamente la sua condizione di ragazzo di seconda generazione anche perché, per via della sua pelle scura, ai casting gli viene spesso chiesto di ricoprire ruoli con connotazione negativa, per via degli stereotipi che non lo  considerano un ragazzo socialmente integrato. La storia di Sara, invece, svela come anche il fenomeno del colorismo sia problematico per i ragazzi di seconda generazione. Figlia di genitori tunisini, nonostante non viva i disagi di Huda e Zak, Sara vive il fatto di avere la pelle chiara come un “privilegio”, che spesso l’ha aiutata a poter nascondere le proprie origini, traendone un vantaggio. Questo privilegio, come lo definisce lei stessa, è sempre accompagnato da un estremo senso di colpa. C’è poi Ghizlane, con la quale Huda riflette sul tema dell’immagine di sé - centrale per una generazione che è nata esposta. Molto prima di lei, Ghizlane aveva raggiunto una certa notorietà sui social a cui, però, decide di rinunciare quando capisce di non riuscire a far conciliare l’immagine online con quella reale. Avendo vissuto anche lei le conseguenze negative della sovraesposizione sui social, Huda si chiede, quindi, se anche i ragazzi vivano lo stesso disagio. Conosciamo, così, la storia di Lorenzo - che è stato bullo per anni prima di capire di essere nel torto senza però capire cosa, esattamente, lo avesse spinto a diventarlo - e del fratello di Huda, Bilal, unico figlio maschio di una famiglia con quattro figlie femmine e con un padre molto tradizionalista, che ha riversato su di lui tutte le aspettative che nutriva nei confronti di un figlio maschio ideale trasmettendo l’idea, anche questa fortemente stereotipata, che gli uomini siano sempre forti e che non cadano mai vittime delle loro emozioni. Tutto questo conduce Huda ad una riflessione sul futuro, quello delle generazioni più giovani. Come Ines, sorella minore di Huda, che ha solo 5 anni e che crescerà in un'Italia impossibile da immaginare, ma che si spera diversa. (27 giu - red)

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