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Meloni: l’Africa non chiede carità, ma progetti da realizzare insieme

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Meloni: l’Africa non chiede carità, ma progetti da realizzare insieme

Luanda - “Credo che l’Europa, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme. Ma l’immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata se non si coinvolgono nella lotta ai trafficanti le nazioni di origine e di transito - come su impulso italiano l'Europa ha già fatto attraverso i memorandum con Egitto e Tunisia, e dovrà continuare a fare replicando questo modello in molte altre nazioni - e se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria terra. E anche qui, nell’Agenda strategica, l’Unione europea si impegna ad affrontare le cause profonde della migrazione. Si mette, cioè, nero su bianco un principio che noi sosteniamo da tempo, ovvero che il primo diritto che è nostro compito garantire è il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione”. Questo quanto dichiarato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento prima alla Camera e poi in Senato ieri in vista del prossimo Consiglio Ue. “Questo obiettivo - ha proseguito Meloni - presuppone la necessità di costruire un modello novo di cooperazione con le Nazioni africane, affinché queste Nazioni possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, capace generare benefici per tutti. E siamo soddisfatti del fatto che anche questo approccio si ritrovi nell’Agenda strategica”. Meloni ha sottolineato il contributo dell’Italia, attraverso il Global Gateway della Ue, per la “realizzazione del Corridoio di Lobito, l’imponente sistema infrastrutturale che ha come obiettivo quello di collegare l’Angola allo Zambia, attraverso la Repubblica Democratica del Congo, e di connettere così i mercati regionali a mercati globali. Queste sono le risposte che ci chiedono i leader, i governi e i popoli africani. Non ci chiedono l’elemosina, né quell’ipocrita e un po’ pelosa solidarietà che si ferma a chi riesce a superare i viaggi della speranza, fingendo di non vedere chi è così povero da non potersi permettere di pagare i trafficanti per tentare quella traversata. Gli africani non chiedono la nostra carità. Ci chiedono investimenti e progetti condivisi da realizzare insieme. Ci chiedono rispetto e fatti concreti. E non c’è nulla di più concreto che investire in infrastrutture o in energia. E su questo punto l’Italia ha un vantaggio, che può diventare un vantaggio strategico per l’Europa nel suo complesso. La nostra posizione di piattaforma naturale nel Mediterraneo ci offre l’opportunità di diventare un hub di approvvigionamento, cioè un ponte tra il Mediterraneo orientale, l’Africa e l’Europa. Obiettivo che stiamo perseguendo con diversi progetti già avviati e che intendiamo progressivamente implementare. Penso, su tutti, all’interconnessione elettrica ELMED Italia-Tunisia o al Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa verso l’Europa”. (9colonne)


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