di Paolo Pagliaro
Afflitto da liste d’attesa infinite, dalla fuga di medici e infermieri e da prestazioni non uguali per tutti, il sistema sanitario soffre di una crisi che ieri la Corte dei conti ha definito “sistemica”. Al punto che gli investimenti in sanità sono diventati la prima urgenza segnalata dagli italiani, superando inflazione e lavoro.
Secondo Demopolis la maggioranza assoluta dei cittadini ritiene che rispetto a 5 anni fa i servizi della sanità pubblica siano peggiorati. L’83% segnala incrementi non tollerabili delle liste d’attesa per diagnostica, interventi, visite specialistiche; 2 su 3 mettono in evidenza la carenza di personale ospedaliero e, più di recente, anche dei medici di famiglia. Ma anche una debolezza mai sanata della medicina territoriale ed una grave riduzione di screening e prevenzione.
Solo il 13% è convinto che l’accesso ai servizi sanitari sia garantito equamente per tutti. Più di 2 italiani su 3 interpellati dall’Istituto diretto da Pietro Vento, sono del parere che l’accesso ai servizi sanitari sia garantito solo in parte, con livelli di qualità spesso differenti.
Gli intervistati pensano che ci si può curare meglio se si è benestanti, se si vive in una regione piuttosto che in un’altra, se si hanno le conoscenze giuste. La richiesta di investimenti nella sanità è così passata dal 48%, rilevato da Demopolis nel 2011, all’81% di oggi: un preciso promemoria per l’agenda del Governo, del Parlamento e delle Regioni.