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DI BATTISTA, 78MILA FIRME
PER LO STATO DI PALESTINA

DI BATTISTA, 78MILA FIRME <br> PER LO STATO DI PALESTINA

Più di 78mila firme, raccolte in sei mesi e depositate oggi in Senato, per chiedere il riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina. Alessandro Di Battista, ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, oggi leader dell’associazione Schierarsi, torna per un giorno nei palazzi delle istituzioni in altra veste, dicendosi innanzitutto “fiero che in un momento di grande disaffezione rispetto alla politica, di mancanza di partecipazione, siamo riusciti, come associazione culturale, a raccogliere quasi 80mila firme per una legge popolare. Io nel 2018 sono uscito per mia volontà al Parlamento, non ci ho mai rimesso piedi e oggi rientrerò con quasi 80mila firme di cittadini che sono indignati per quel che sta facendo il terrorismo di Stato israeliano e per la risposta ipocrita, stomachevole da parte delle istituzioni italiane. I toni di Di Battisti sono i soliti, decisi e senza peli sulla lingua, quando parla di "governo pavido composto dalla madre, donna, cristiana che tace di fronte ad uno strazio di bambini palestinesi, 21mila bambini che sono spariti, Che dice una donna madre cristiana? Niente, perché le donne sono musulmane, non sono cristiane. 

Abbiamo raccolto 80mila , ne presentiamo qualcuna in meno perché alcune erano illeggibili, però 80mila persone sono venute a firmare” per chiedere alla maggioranza italiana di riconoscere lo Stato di Palestina. “Sono i rappresentanti del popolo, devono dare seguito a quello che i cittadini chiedono, devono dare una risposta al fatto che si stiano massacrando migliaia di bambini innocenti” dice Barbara Lezzi, ex ministra per il Sud e la Coesione sociale, oggi al fianco di Alessandro Di Battista nella raccolta firme condotta con l’associazione Schierarsi. “Se si dice che portiamo avanti i valori occidentali, i valori umani, i diritti dell'essere umano, questo è il momento di tirare fuori un po di coraggio. Non basta parlare con forza e con determinazione soltanto quando si parla di poltrone o di rave party, questo è il momento di essere coraggiosi”.  

(PO / Sis)  

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