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direttore Paolo Pagliaro

GARANTE: DA IA POSSIBILI
RISCHI PER DEMOCRAZIA

GARANTE: DA IA POSSIBILI <Br> RISCHI PER DEMOCRAZIA

"L’intelligenza artificiale è ormai entrata a far parte del nostro orizzonte quotidiano di vita e sempre più ne sarà elemento costitutivo, con effetti della cui portata (in senso lato antropologica) non siamo, forse, del tutto consapevoli. Il diritto ha il compito di colmare questo vuoto di consapevolezza, fornendoci gli strumenti per capire come porre realmente al servizio dell’uomo ciò che può rappresentare tanto uno straordinario fattore di sviluppo, benessere, promozione del pubblico interesse quanto anche, se non ben governato, una fonte di rischi tutt’altro che trascurabili, per la persona, la società, la democrazia". Così il garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, nella relazione annuale illustrata questa mattina nella Sala della Regina alla Camera.  "Si consideri che circa il 65% dei ragazzi utilizza oggi l’intelligenza artificiale per svolgere i compiti; due studenti su tre avrebbero preparato l’esame di maturità ricorrendo a Chat Gpt che peraltro, a quanto pare, non sarebbe riuscita a tradurre correttamente il Minosse, o Della legge, attribuito a Platone" sottolinea il garante, che evidenzia: "L’intelligenza artificiale è riuscita persino ad arricchire, con effetti visivi e sonori straordinari, la Turandot rappresentata alla Scala. Un’ impresa su quattro, nel nostro Paese, ha già integrato l’intelligenza artificiale nei propri processi produttivi ed entro un anno – si stima – il 60% delle aziende la utilizzerà nei procedimenti assunzionali. Si ritiene, inoltre, che l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire, nei prossimi anni, circa 85 milioni di posti di lavoro creandone, tuttavia, 97 milioni di nuovi, sebbene con un rischio di nuove, ulteriori diseguaglianze, evidenziato con preoccupazione dal Fondo monetario internazionale. E non si tratta, del resto, di un rischio così peregrino, se si considerano le profonde diseguaglianze che, anche sul terreno del lavoro, il capitalismo digitale ha prodotto, rispetto ai lavoratori 'invisibili' della gig economy".  "La sfida principale che si delinea all’orizzonte – sottolinea Stanzione - è tutta nel rendere l’evoluzione tecnologica davvero mimetica e non soltanto protesica (capace cioè di simulare l’uomo e la sua razionalità, prima e oltre che colmarne le carenze) un fattore di progresso non solo tecnico ma sociale, temperando – per riprendere le parole del Pontefice – con l’algoretica gli eccessi dell’algocrazia. Agli algoritmi e alla loro pretesa neutralità si affidano, infatti, decisioni sempre più significative, assecondando per ciò la svolta ingiuntiva della tecnica, sempre più demiurgica, predittiva e quindi performativa. Tra gli opposti estremi, entrambi scorretti, del soluzionismo tecnologico scientista e del neoluddismo, si delinea dunque l’obiettivo del prossimo futuro: un governo democraticamente sostenibile della tecnica, che tracci il confine oltre il quale, per riprendere Nietzsche, non si può fare tutto ciò che si può fare, ponendo limiti a una volontà di potenza che, altrimenti, non ne conoscerebbe e che, anzi, tenderebbe a spostare sempre più in là la frontiera delle possibilità". Va, dunque, delineato – è la sintesi del garante  - quel 'cuore antico' del futuro (parafrasando Carlo Levi) che àncori l’innovazione a un limite giuridico, politico, sociale, prima ancora etico di sostenibilità". (Roc)

 

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