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MO, POLIZIA ISRAELIANA
SI SCONTRA CON I COLONI

MO, POLIZIA ISRAELIANA <Br> SI SCONTRA CON I COLONI

Roma, 3 lug – L’ordine in Israele è ormai un lontano ricordo. Nella giornata di oggi sono scoppiati scontri tra la polizia di Tel Aviv e un gruppo di coloni in Cisgiordania, dove gli agenti sono intervenuti con le scavatrici per smantellare un insediamento illegale. Haaretz riporta che “i coloni hanno dato fuoco a pneumatici e veicoli e hanno tirato pietre alla polizia, che ha dovuto disperdere la folla con la forza”. L’avamposto è illegale sia secondo diritto israeliano che internazionale, e se si è formato è perché le forze dell’ordine di Tel Aviv tendono a chiudere un occhio e a non far rispettare la legge in materia. D’altronde, parole si supporto per questa pratica sono spesso arrivate anche dagli esponenti del governo di Benjamin Netanyahu. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich aveva recentemente affermato con i suoi colleghi la necessità di “stabilire sul terreno le condizioni per rendere la Giudea e la Samaria (termine israeliano per indicare la Cisgiordania occupata) parte integrante dello Stato di Israele. Stabiliremo la sovranità, prima sul terreno e poi attraverso la legislazione. Intendo legalizzare i giovani insediamenti (avamposti illegali). La mia missione di vita è impedire la creazione di uno Stato palestinese". Un alto comandante delle forze di Hezbollah è morto in seguito ad un attacco israeliano avvenuto appena fuori la città di Tyre, nel sud del Libano. I media sauditi hanno identificato la vittima come Abu Ali Nasser, comandante di una delle tre divisioni regionali di stanza nella zona meridionale dello Stato. La morte del militare giunge a spazzare via le possibilità di una risoluzione pacifica delle tensioni tra Israele e Hezbollah, che stava riaffiorando nelle recenti ore. Oggi, infatti, in una rara apertura diplomatica, il ministro degli Esteri Libanese aveva mandato un messaggio alla sua controparte israeliana affermando che il Libano “persegue la pace e non la guerra”. Sulla stessa lunghezza d’onda sembrava essere anche il ministro della Difesa di Tel Aviv Yoav Gallant che a sua volta, aveva affermato che Israele “preferirebbe raggiungere un accordo negoziale” ma, “qualora non fosse possibile”, ha anche confermato l’intenzione di rispondere al fuoco. (sem)

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