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EMMOTT: CARA GIORGIA,
STARMER NON E' SUNAK

EMMOTT: CARA GIORGIA,  <BR> STARMER NON E' SUNAK

“Dimenticate Boris Johnson, Liz Truss, David Cameron, Rishi Sunak e ogni altro politico britannico il cui viso vi è diventato familiare negli ultimi anni. L'esito delle elezioni in Gran Bretagna implica che dal punto di vista politico costoro ormai fanno parte del passato e che una nuova serie di volti dominerà l'immagine internazionale del Paese: saranno quelli di Sir Keir Starmer, leader del partito laburista di centrosinistra, e del suo team di alti dirigenti tra cui Angela Rayner, Rachel Reeves, David Lammy, Wes Streeting e molti altri. Abituatevi a loro: resteranno in circolazione un bel po'”. Lo scrive il giornalista e saggista britannico Bill Emmott in un intervento su La Stampa che il quotidiano titola “Cara Giorgia, Starmer non è Sunak” a commento della vittoria schiacciante dei laburisti alle elezioni in Gran Bretagna – che tornano al potere dopo 14 anni con 380 seggi rispetto ai 202 della scorsa legislatura, quando peraltro il conteggio delle urne al momento è ancora in corso - e con una sconfitta storica dei conservatori registrando però anche l'ascesa del concorrente dei conservatori, il Reform Party di estrema destra di Nigel Farage, la rimonta dei Liberal Democratici ed il crollo dei nazionalisti scozzesi. Si prospetta per Starmer “un potere parlamentare simile a quanto ne ebbe Tony Blair dopo la sua vittoria a valanga del 1997, quando la maggioranza laburista fu di 179 seggi, la più consistente maggioranza parlamentare ottenuta da qualsiasi partito dal 1924. Questo significa che difficilmente l'equilibrio tra i due partiti di destra, i conservatori e i loro sfidanti di Reform, sarà appurato prima che siano stati contati tutti i voti”. “In politica estera, ci sarà continuità tra laburisti e conservatori nell'approccio alla guerra in Ucraina e alla Russia: la Gran Bretagna ha tenuto un comportamento alquanto insolito da questo punto di vista, perché se ne è discusso davvero molto poco a livello politico. In ogni caso, Starmer sarà soggetto a pressioni per criticare Israele più di quanto ha fatto Sunak, soprattutto tenendo conto della sua esperienza di avvocato dei diritti umani. Si tratterà di un primo banco di prova per capire se il nuovo governo laburista è disposto a divergere in maggior misura dalla politica americana o no. Il Labour devierà chiaramente dai predecessori conservatori nel suo approccio più soft all'Unione europea e all'immigrazione illegale. Questo renderà Starmer meno amico di Giorgia Meloni di quanto è stato Sunak, ma più propenso a stringere amicizia con il governo tedesco e con chiunque sarà al governo in Francia dopo le elezioni legislative di domenica.

In politica interna, le dimensioni del partito laburista in parlamento lasciano presumere che ci saranno molti parlamentari con radici più a sinistra di Starmer che potrebbero volersi mobilitare per una attenzione maggiore al welfare, alla riduzione delle disuguaglianze e alla lotta per le questioni ambientali. In qualsiasi governo, soltanto una novantina di parlamentari ottiene un posto di lavoro nei ministeri, pertanto ci saranno centinaia di parlamentari laburisti desiderosi di lasciare il loro segno. Di conseguenza, è probabile che nei primi mesi del governo laburista assisteremo a una maggiore disponibilità a spendere per la sanità, l'istruzione e la transizione energetica”. (5 lug - red)

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