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direttore Paolo Pagliaro

Gli scatti di Robert Capa e della Magnum raccontano il Tour de France

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Gli scatti di Robert Capa e della Magnum raccontano il Tour de France

“Tour de France di Robert Capa e altri fotografi della Magnum”, questo il titolo della grande mostra, organizzata dal CRAF - Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia con Suazes e Magnum Photos, nella sede di Palazzo Tadea a Spilimbergo (PN), in collaborazione con la Regione FVG, Comune di Spilimbergo, con il sostegno della Fondazione Friuli e il patrocinio dell’Università degli Studi di Udine. L’esposizione sarà visitabile dal 6 luglio al 29 settembre. L’occasione è quello di celebrare un avvenimento unico: la partenza del Tour de France 2024 dall’Italia, una prima tappa il 29 giugno da Firenze per raggiungere Rimini, per poi proseguire per altre tre tappe “italiane” che attraverseranno Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte per poi ricondurre la Grande Boucle in territorio francese. Sarà l’opportunità per celebrare due figure leggendarie del ciclismo italiano, che il Tour l’hanno vinto in epoche diverse, Gino Bartali (1948) e Marco Pantani (1998), ma contempla anche la presentazione di un grande italiano delle due ruote, che il Tour lo vinse per ben due volte, nel 1924 (quest’anno il centenario della vittoria) e 1925: Ottavio Bottecchia, “el furlan de fero”. L’esposizione, composta da oltre 80 immagini dei maestri della celebre agenzia fotografica Magnum, esplora la dimensione umana di questa pratica sportiva che fa del ciclismo uno degli sport più popolari e amati. L’esposizione racconta le epopee dei campioni e delle grandi manifestazioni internazionali, Tour de France in primis, ma anche la quotidiana, straordinaria umanità dei campioni e del grande pubblico che ai bordi delle strade e al traguardo li sostiene, immedesimandosi con loro e con il loro impegno. La mostra è accompagnata da un catalogo curato da Alvise Rampini e Marco Minuz, edito da Silvana Editoriale. (gci)

“LINEA D’OMBRA”: A ROMA LE OPERE DI ANTONIO MARRAS

Antonio Marras porta nella città eterna un itinerario frammentato di storia personale e collettiva formato da volti, mani, orme, luci, ombre, oggetti e composizioni. Dallo scorso 27 giugno al 27 luglio apre a Roma, nella boutique Antonio Marras di via dei Condotti, la mostra “Linea d’ombra” con disegni dell’artista-stilista e foto e video sotto la sua direzione artistica che sono le evoluzioni, gli assemblaggi o gli sviluppi dei disegni stessi. Il titolo della mostra arriva dal romanzo di Joseph Conrad, “La linea d’ombra” (1916), che riflette sul tema del tempo e del passaggio all’età adulta. Nelle 41 opere esposte, fra disegni, fotografie e un video, ricorrono alcuni motivi cari a Marras: l’amore per tutte quelle cose remote segnate dalle tracce del tempo e trasformate dal vissuto, l’ossessione della ripetizione come mantra contro l’oblio, il gusto per l’accumulo, il senso del teatro e del travestimento. (gci)

LA RITRATTISTICA SETTECENTESCA E CONTEMPORANEA ESPOSTA A MACERATA

Dallo scorso 29 giugno al 12 gennaio 2025, i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata presentano la mostra “Vis-à-vis”, una riflessione inedita sulla ritrattistica settecentesca e contemporanea, a cura di Elsa Barbieri, Massimo Francucci e Giuliana Pascucci, con oltre 70 opere che accostano maestri del passato e artisti del presente, italiani e internazionali. In mostra dialogano opere di autori settecenteschi - Pier Leone Ghezzi, Sebastiano Ceccarini, Carlo Magini -, artisti contemporanei - Evgeny Antufiev, Eduardo Arroyo, Matthew Attard, Luigi Bartolini, Joseph Beuys, Marco Cingolani, Michelangelo Consani, Fabrizio Cotognini, Enzo Cucchi, Thomas De Falco, Antony Gormley, Maggi Hambling, Diango Hernandez, Leiko Ikemura, Jiri Kolar, Carlo Maratta, Mark Manders, Annette Messager, Fulvio Morella, Roman Opalka, Laura Paoletti, Vettor Pisani, David Reimondo, Klaus Rinke, Kiki Smith -, insieme alle prestigiose collezioni del museo, in particolare autori del ‘900 fra cui Nanda Vigo, Osvaldo Licini e Aligi Sassu, attraverso un percorso espositivo che si snoda lungo tutti i piani e le affascinanti sale di Palazzo Buonaccorsi. Un originale incontro artistico dal Settecento, il Secolo d’oro della ritrattistica marchigiana, al contemporaneo, che traccia le traiettorie di studio di quanto la percezione visiva - di un ritratto - sia frutto di un processo di selezione, integrazione e intuizione in cui intervengono, oltre alla facoltà visiva, il dato reale, la coscienza, l’adesione affettiva, la memoria individuale e la messa a fuoco morale. Guardando al passato, la ricerca del vero ha caratterizzato una larga parte del Settecento dando nuovo impulso a due generi che più degli altri apparivano assecondare questo intendimento: il ritratto e la natura morta. L’uso di far dipingere e conservare gelosamente l’effigie dei propri cari si estese dalle classi aristocratiche alla borghesia di grande e media fortuna facendo sì che sempre più artisti affrontassero il genere. I pittori marchigiani non fecero eccezione e, anzi, seppero dare nuova linfa e lustro al genere proponendo alcuni dei modelli della ritrattistica più avanzati del Secolo, almeno fino alla decodificazione del ritratto da Gran Tour di Pompeo Batoni. Attraverso la selezione di opere esposte, la mostra si propone di dare conto sia dell’evoluzione del genere artistico del ritratto, sia di alcuni fra gli esemplari settecenteschi più importanti, vividi e a volte sorprendenti. Emergono così anche le diverse possibilità all’epoca affidate al pittore stesso, di caratterizzare la figura con l’ambiente circostante, di inserire elementi che richiamassero il ruolo sociale e le passioni del soggetto ritratto, tanto quanto la profondità della lettura psicologica, che dipendeva spesso anche dal livello di confidenza che legava l’artista all’effigiato. (gci)

UN’ESPOSIZIONE PER RIPERCORRERE L’ARTE DEI FRATELLI RASTELLINI

Dopo il successo dell’antologica di Enrico Cavalli allestita nei rinnovati spazi della Scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore nell’estate e autunno dello scorso anno, la Fondazione Rossetti Valentini presenta dallo scorso 30 giugno al 3 novembre una nuova iniziativa dedicata a due allievi del maestro vigezzino. La mostra “Gian Maria Rastellini nella Milano di Grubicy e Tosi”, a cura di Lorella Giudici ed Elisabetta Staudacher, intende ripercorrere la formazione e l’attività artistica di Gian Maria Rastellini (1869-1927) e del fratello Gian Battista Rastellini (1860-1926), anch’egli pittore e decoratore, originari di Buttogno. Tra i due, a distinguersi particolarmente nel mondo dell’arte è Gian Maria, mentre Gian Battista si dedica soprattutto al restauro. L’esposizione quindi tratta principalmente di Gian Maria, ma non manca di riservare uno spazio anche alle nature morte e ai ritratti eseguiti dal fratello. La mostra è organizzata dalla Fondazione Rossetti Valentini, in collaborazione con il Comune di Santa Maria Maggiore, Fondazione Compagnia San Paolo, Fondazione Comunitaria del VCO Ente Filantropico, Museo dell’Emigrazione Vigezzina nel Mondo, Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli d’Ossola e SSIF Società Subalpina di Imprese Ferroviarie SSIF in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita, con il patrocinio di AICA Italia (Associazione Internazionale Critici d’Arte), della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, della Fondazione Ciolina, della Collezione Poscio e di Asilo Bianco con il supporto dell’Archivio Rastellini, Big Ciaccio Arte e Gruppo Folkloristico Valle Vigezzo. L’esposizione è arricchita da numerosi documenti, registri scolastici, lettere, cartoline, oggetti personali e da due album fotografici realizzati da Emilio Sommariva. Al noto fotografo milanese, solito ad andare in villeggiatura in valle, la famiglia Rastellini commissiona diverse campagne fotografiche delle opere di Gian Maria, di Gian Battista e di Adolphe Monticelli, di cui i Rastellini ereditano la passione collezionistica da Cavalli, tanto da allestire una pinacoteca, ora non più esistente, nella casa di famiglia di Buttogno. Per la realizzazione della mostra sono stati scandagliati non solo gli archivi di famiglia ma anche quelli del Mart di Rovereto (fondo Grubicy), dell’Accademia di Brera, della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, oltre a quelli di Fornara e Tosi. La consistente documentazione rintracciata ha permesso di ricostruire una cronologia puntuale di Gian Maria e della famiglia Rastellini che verrà pubblicata in un catalogo, edito dalle Belle Arti Vigezzo, con le immagini di tutte le opere esposte, alcune lettere inedite e i testi critici delle curatrici Lorella Giudici ed Elisabetta Staudacher. (gci)

A ROMA I PROTAGONISTI DELL’ESPRESSIONISMO ITALIANO

Una delle stagioni più originali della cultura artistica italiana della prima metà del XX secolo è rappresentata dall’espressionismo italiano degli anni Venti-Quaranta che, pur sviluppato in gruppi e sodalizi più o meno definiti e longevi, ha apportato alla ricerca artistica contemporanea un contributo di fondamentale rilievo. A questa esperienza estetica e poetica a cavallo fra le due guerre è dedicata la mostra “L’estetica della deformazione. Protagonisti dell’espressionismo italiano”, ospitata dal 6 luglio al 2 febbraio 2025 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e ideata in vista della celebrazione del centenario della stessa Galleria (1925-2025), curata da Arianna Angelelli, Daniele Fenaroli e Daniela Vasta. Con lo sguardo rivolto ai movimenti espressionisti internazionali, attraverso un dialogo suggestivo e stimolante tra la collezione della Galleria d’Arte Moderna, le opere provenienti da altre collezioni capitoline (Musei di Villa Torlonia, Casa Museo Alberto Moravia) e le opere provenienti dalla prestigiosa Collezione Giuseppe Iannaccone di Milano, mai esposta nella Capitale, sarà possibile comprendere in modo sfaccettato la variegata realtà dell’espressionismo italiano, con particolare riferimento alle personalità e ai gruppi che hanno avuto come centro d’azione le città di Roma, Milano e Torino. Fra gli artisti presenti, per un totale di circa 130 opere: Afro, Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Bruno Cassinari, Gigi Chessa, Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Carlo Levi, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Marino Mazzacurati, Roberto Melli, Francesco Menzio, Ennio Morlotti, Fausto Pirandello, Antonietta Raphael, Aligi Sassu, Scipione, Luigi Spazzapan, Ernesto Treccani, Italo Valenti, Emilio Vedova e Alberto Ziveri. La mostra “L’estetica della deformazione. Protagonisti dell’espressionismo italiano” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con la Collezione Giuseppe Iannaccone di Milano. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. (gci)

NELLA FOTO. A crowd gathered in front of Mr. Pierre Cloarec's bicycle shop, who is racing in the Tour de France. Pleybon, France, 1939 © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos

(© 9Colonne - citare la fonte)