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CHELLI (ISTAT): L’ITALIA
SI STA SPOPOLANDO

CHELLI (ISTAT): L’ITALIA <BR> SI STA SPOPOLANDO

“Le previsioni confermano un rapido spopolamento. Entro il 2042, i comuni centro perderanno il 3,6 per cento della popolazione, mentre nelle aree interne il calo raggiungerà il 9,3 per cento, con punte dell'11,8 e del 13,7 per cento nei comuni periferici e ultra periferici. Questo declino demografico è accompagnato da un indice di vecchiaia elevato, che supera quota 200 anche nei comuni polo”, “la terziarizzazione dell'economia ha accentuato il divario tra grandi centri urbani e piccoli comuni, spesso privi di infrastrutture adeguate. L'accessibilità ai servizi, sia web che di trasporto, è un fattore determinante per le scelte delle famiglie, soprattutto quelle più giovani”. Lo afferma il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, in una intervista a L'Edicola del Sud, commentando uno degli aspetti emersi dal Rapporto annuale sulla situazione del Paese. “Dal 2012 a oggi, la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di unità, con un calo dell'1,8 per cento – sottolinea  -. Questo declino demografico ha interessato soprattutto le regioni del Mezzogiorno, con un calo del 4,7 per cento, mentre il CentroNord ha visto una diminuzione solo dello 0,3 per cento. Parallelamente, l'indice di vecchiaia è aumentato di 44,7 punti, arrivando a 193,1 nel decennio 2012-2022”. Il dato sull’indice di vecchiaia, prosegue, “implica che il numero di persone che stanno per uscire dal mercato del lavoro è quasi il doppio di quelle che vi entreranno. Questo rende difficile garantire un adeguato ricambio generazionale. Senza interventi coraggiosi, entro il primo gennaio 2042, la popolazione residente potrebbe ridursi di circa tre milioni di unità e, entro il 2072, di oltre 8,6 milioni, configurando un vero e proprio spopolamento”. Evidenzia poi che “lo spopolamento scoraggia gli investimenti sul futuro e incide sulla capacità di spesa delle famiglie. Le famiglie giovani tendono a spendere e investire di più rispetto a quelle anziane, che concentrano le loro spese soprattutto in ambito sanitario. Inoltre, la questione demografica influisce anche sulla capacità delle aree meno popolate di attrarre investimenti, peggiorando ulteriormente la situazione”. (16 lug - red)

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