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FOTI: ‘BIS PER URSULA?
MELONI ATTENDE IMPEGNI’

FOTI: ‘BIS PER URSULA? <BR> MELONI ATTENDE IMPEGNI’

“L’incontro con il gruppo di Ecr mi pare abbia avuto carattere di estrema franchezza, come volevamo. Dalle urne è emersa l’indicazione da parte dei popoli europei per una Commissione non più pesantemente influenzata dal furore ideologico sul green deal che impatta sull’automotive italiano, sul sistema i della proprietà edilizia diffusa italiano. Poi c’è l’immigrazione, le politiche agricole… Il confronto è stato franco. La disponibilità si verificherà sul programma che von der Leyen presenterà”, "elementi di assonanza ci sono stati: penso alla disponibilità a nominare un commissario per la sburocratizzazione, aperture sull’immigrazione". Così, in una intervista al Corriere della Sera, Tommaso Foti, presidente dei deputati FdI, sulla partita per la rielezione di Ursula von der Leyen. I i 24 europarlamentari di FdI potrebbero votare per il bis quindi? “È una decisione che sarà assunta sulla base della concretizzazione degli impegni che ci aspettiamo la presidente prenda. È evidente, però, che se si riproporrà il modello degli ultimi cinque anni, verso il quale il nostro dissenso è aperto, o se addirittura lo si irrigidirà, non ci sarà spazio per noi. Trovo impossibile che von der Leyen possa contare sui voti dei Verdi e sui nostri”. Quindi sottolinea che “il voto quasi plebiscitario per Roberta Metsola, presidente del Parlamento, qualcosa dice. Aspettiamo giovedì”. La Lega sicuramente non la sosterrà. Forza Italia sicuramente sì. La divisione del centrodestra italiano nel voto europeo può avere ripercussioni sul governo? “No. Per il meccanismo europeo non è inconsueto. Anche nel 2019 non tutti i partiti che si riconoscevano nel governo italiano hanno votato per von der Leyen. Poi, siamo sicuri che tutti i componenti dei gruppi voteranno come indicato dai dirigenti? Quando il voto è segreto, i franchi tiratori ci sono sempre”. Poi si aprirà la trattativa per il commissario… “Sono fiducioso. Perché l’Italia è uno dei Paesi fondatori, perché i trattati del 1957 sono stati firmati a Roma, non ad Anversa, con tutto il rispetto, e soprattutto perché il nostro presidente del Consiglio ha dimostrato grande coerenza, capacità di cercare le ragioni che uniscono, costanza nello schierarsi per l’Occidente. L’Italia ha bisogno dell’Europa, ma anche all’Europa è indispensabile l’Italia”. Un ruolo di peso per Raffaele Fitto? “Se sarà Fitto sicuramente farà bene. Sono certo sarà indicato comunque un nome di grande valore”. Teme, come il copresidente del gruppo Ecr, Procaccini, che le forze di opposizione non facciano squadra sul commissario? “Io spero non si guardi alla vicenda europea con le lenti della contesa politica nazionale. Prima viene l’Italia. Meloni ce l’ha molto chiaro. Naturalmente potrà gestire meglio la trattativa se non dovrà guardarsi alle spalle” (17 lug - red)

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