Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

''EVERSIVI GLI ATTI
CONTRO L'INFORMAZIONE''

''EVERSIVI GLI ATTI <BR> CONTRO L'INFORMAZIONE''

“Va sempre rammentato che i giornalisti si trovano a esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’art.21 della Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo. Si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Come anche a Torino, nei giorni scorsi”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando la stampa nella tradizionale cerimonia del Ventaglio al Quirinale, ricordando la recente aggressione di militanti di Casapound a un giornalista, e rimarcando: “Per citare ancora una volta Tocqueville, ‘democrazia è il potere di un popolo informato’. Ecco perché ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”. “Garanzia di democrazia è, naturalmente, il pluralismo dell’informazione. A questo valore le istituzioni della Repubblica devono rivolgere la massima attenzione e sostegno” sottolinea ancora il capo dello Stato, che su questo tema denuncia come gli over the top appaiano “distanti dal sentimento comune, dalle relazioni di appartenenza alla comunità entro cui operano, quasi occupassero uno spazio meta-territoriale che li rende veicoli di innovazione, capaci di intercettare opportunità economiche, senza tuttavia considerare che anche per essi valgono i principi di convivenza civile propri agli Stati e alla comunità internazionale da cui traggono benefici”. Guardando al contesto internazionale, Mattarella sottolinea che “l’Italia è impegnata, con convinzione, a sostegno dell’Ucraina. Insieme alla quasi totalità dei Paesi dell’Unione e insieme a quelli dell’Alleanza Atlantica. Alla Nato la Federazione Russa ha regalato un rilancio imprevedibile di ruolo e di protagonismo”. Poi, ricordando i passaggi che hanno preceduto il secondo conflitto mondiale, avverte: “Historia magistra vitae. L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina  difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo – anche in questo secolo - condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”. Parlando dei rapporti con gli Usa, Mattarella afferma che al presidente Joe Biden “va il ringraziamento della comunità internazionale per il suo apprezzato servizio e per la sua leadership”. Inoltre, partendo dal recente attentato a Donald Trump, il capo dello Stato ritiene “fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici”. Passando in rassegna i vari episodi di violenza, Mattarella rievoca anche quello subito da Franziska Giffey, ex sindaca di Berlino: “Sindaca spero che si possa ancora dire”. Il riferimento, ironico, è a un disegno di legge, proposto dalla Lega, che voleva vietare per legge negli atti pubblici i nomi al femminile di alcune professioni, poi ritirato. Mattarella richiama poi il Parlamento riguardo “la lunga attesa della Corte Costituzionale per il suo quindicesimo giudice.  Si tratta di un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento, proprio quella istituzione che la Costituzione considera al centro della vita della nostra democrazia. Non so come queste mie parole saranno definite: monito, esortazione, suggerimento, invito. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice”. Infine, una riflessione sulla situazione carceraria: “Non ho bisogno di spendere grandi parole di principio: basta ricordare le decine di suicidi – decine di suicidi - in poco più dei sei mesi, in quest’anno” ricorda Mattarella, secondo cui “il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo.  Subito, ovunque”. (Roc)

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