“Posto che stiamo assistendo a strabilianti progressi in ambito tecnologico e scientifico di cui non possiamo che essere felici, mi turba che nessuno si interroghi sul fatto che non ci sia stato un corrispondente avanzamento evolutivo nell’umano ma che piuttosto si sia inserita un’inarrestabile retromarcia che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore la civiltà. I tragici e immotivati omicidi degli ultimi giorni non sono che la punta di un iceberg di un gravissimo malessere che si preferisce ignorare. Se le sorti fossero davvero magnifiche e progressive, la vita delle giovani generazioni sarebbe segnata dalla costruttività e dalla sfida di mettersi alla prova. Mentre ora assistiamo esattamente al contrario. Passività, autolesionismo, alcolismo, uso spregiudicato degli stupefacenti, forza del branco come identità individuale”. Lo scrive Susanna Tamaro in un intervento sul Corriere della Sera in cui indica il “culto del bambino perfetto” alla base dello “straordinario salto indietro che è stato fatto dalla società postmoderna”: “Il bambino nasce perfetto e a noi, suoi devoti, non rimane che contemplare estasiati la sua perfezione. La griglia etica dell’essere umano dunque è stata sollevata: liberi tutti perché il male non esiste e non dobbiamo fare nessuno sforzo per contrastare queste oscure e ataviche pulsioni che vivono costantemente dentro di noi. Un tempo la società, la scuola, la famiglia erano consapevoli che i difetti dei bambini andavano corretti e che educare voleva dire privilegiare le virtù davanti all’indolenza dei vizi. E questo per un fatto molto semplice, perché a differenza delle altre specie di mammiferi che popolano la terra, e che non hanno turbamenti perché l’istinto li conduce per una strada senza deviazioni, gli esseri umani sono portatori di una grande e anche oscura complessità e il momento in cui ci si scorda di questo abbiamo già fatto un passo verso il baratro. Baratro individuale e baratro di una società che si rifiuta di vedere l’abisso davanti a sé. Nel mondo la presenza attiva del male invece esiste, basta aprire qualsiasi notiziario per esserne consapevoli, e questo male può agire come un tarlo dentro di noi, lavorare silenziosamente logorando la struttura, oppure può esplodere con il fragore di un grande petardo, accecando e facendo compiere atti di cui mai ci si sarebbe creduti capaci.
E quando questi atti succedono, non volendo riconoscere questa realtà, non ci si può che avvolgere nel manto del moralismo, della perpetua e dell’inutile ricerca di una ragione psichiatricamente comprensibile e dunque tranquillizzante”. La scrittrice conclude poi con una chiosa che sfocia in un attacco all’uso delle droghe leggere: “È forse giunto il momento che le persone che non desiderano sedere in questo consesso comincino ad alzarsi in piedi e dire una serie di ‘adesso basta’. E il primo ‘adesso basta’ è quello sull’uso ricreativo delle droghe”, “basta con la retorica dell’innocuità delle droghe leggere. Le droghe sono droghe, annullano la volontà e se, mescolate tra di loro con psicofarmaci e alcol, o se prese da persone con preesistenti problemi psichiatrici, possono avere un effetto devastante”. (4 set - red)
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