Dal 28 settembre 2024 al 23 febbraio 2025, l’Orangerie, Reggia di Monza accoglie una mostra che accompagna i visitatori nel cuore di uno dei periodi più dinamici e fertili della storia dell’arte degli ultimi duecento anni, guidati dai maggiori maestri italiani e internazionali. La rassegna, dal titolo Da Renoir a Picasso, da Miró a Fontana. 120 capolavori della grafica del ‘900, curata da Simona Bartolena con Enrico Sesana e Luigi Tavola, prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, con il Patrocinio del Comune di Monza, col contributo di Bper Banca e travel partner Trenord, indaga la scena artistica europea tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra attraverso l’opera grafica dei suoi più grandi protagonisti, da Henri Toulouse-Lautrec a Paul Cézanne, da Pablo Picasso a Vasilij Kandinskij, da Marc Chagall a Joan Miró, da Alberto Giacometti a Jean Dubuffet, da Alberto Burri a Lucio Fontana, ad altri ancora. "La mostra che la Villa Reale di Monza si appresta ad ospitare - dichiara Arianna Bettin, Assessora alla Cultura, Parco, Villa Reale, Università del Comune di Monza - si distingue per l'approfondimento di una precisa tecnica, riletta e interpretata attraverso l'arte di grandi interpreti del tardo Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Artisti che - pur distanti per appartenenza e scuola - si sono misurati con la grafica secondo la propria personalissima modalità creativa, gettando le basi per l'importante sviluppo che se ne ebbe nei decenni successivi. Un percorso di sicuro interesse che ci auguriamo possa risvegliare l'interesse di molti visitatori”. “Con vivo piacere - afferma Bartolomeo Corsini, direttore generale del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza - ospitiamo all’Orangerie della Villa Reale questa mostra, che traccia un percorso nella storia dell’arte degli ultimi 150 anni attraverso l’opera a stampa dei suoi più grandi interpreti. Tutti i nomi che animano la rassegna, è sufficiente ricordare Henri Toulouse-Lautrec, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Joan Miró, Alberto Giacometti e Lucio Fontana, sono indiscussi protagonisti della scena mondiale. Esporre qui una selezione delle loro opere grafiche è un modo per rafforzare il processo di internazionalizzazione a cui stiamo lavorando con sollecitudine. La Reggia di Monza è un luogo “magico”, dal quale è transitata un’ampia fetta della storia europea, con gli Asburgo prima e i Francesi dopo, oltre che nazionale, cosmopolita anche nel linguaggio artistico, impossibile non ricordare che nel 1923 ospitò la Prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative. La sua indiscussa identità internazionale chiede di essere raccontata, testimoniata e anche riscritta con pagine nuove”. L’esposizione, attraverso oltre 120 fogli originali, in alcuni casi molto rari o unici, mette in luce l’importanza della stampa d’arte come mezzo espressivo autonomo. Alcuni autori, quali Picasso, Miró, Kandinskij, Dubuffet, infatti, hanno considerato la grafica uno strumento prezioso nella loro ricerca, affidando proprio al foglio stampato le sperimentazioni tecniche più ardite. “La mostra - ricorda Simona Bartolena - offre l’opportunità (in Italia ancora piuttosto rara) di osservare la storia dell’arte da un punto di vista particolare: quello della stampa d’arte. Lungi dall’essere un mezzo di riproduzione seriale, le tecniche di stampa hanno rappresentato un territorio di sperimentazione e sincera espressione del proprio sentire per molti artisti dell’Otto e Novecento. La rarità e bellezza dei lavori esposti ci raccontano come ciascun maestro abbia interpretato le tecniche di stampa piegandole alle proprie esigenze, con risultati sorprendenti. Alcune opere ci sveleranno anche i segreti dei processi creativi, come nel caso della splendida sequenza di stati di stampa della Crocifissione di Georges Rouault”. “Proprio per la sua rarità e unicità - prosegue Simona Bartolena -, credo che questa mostra sia davvero da non perdere: un viaggio entusiasmante nella storia dell’arte attraverso i suoi più grandi protagonisti, che si rivelerà curioso e ricco di scoperte anche per chi di mostre dedicate ai maestri del ‘900 ne ha già visitate tante!”.
A ROVIGO “HENRI CARTIER-BRESSON E L’ITALIA”
Fino al 26 gennaio, a Palazzo Roverella di Rovigo viene proposta la più importante mostra monografica italiana su Henri Cartier-Bresson, incentrata sul lungo rapporto tra il maestro francese e il nostro paese. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, è realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux, e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni. Per la prima volta viene documentato in maniera esaustiva e approfondita il rapporto tra colui che è stato definito “l’occhio del secolo” e l’Italia. Attraverso circa 200 fotografie e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, lettere -, la mostra ripercorre le tappe di un rapporto iniziato prestissimo, già negli anni Trenta, e proseguito sino al momento in cui Cartier-Bresson ha abbandonato la fotografia, negli anni Settanta. Scandita cronologicamente, la mostra inizia con il primo viaggio italiano avvenuto all’inizio degli anni Trenta da un giovanissimo Cartier-Bresson (nato nel 1908), che aveva appena abbandonato definitivamente la pittura per la fotografia, in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini. Da questo viaggio di piacere, il fotografo scatta alcune delle sue immagini più famose, tutte presenti nella sezione di apertura della mostra. Il secondo viaggio, non meno significativo, avviene all’inizio degli anni Cinquanta e tocca l’Abruzzo e la Lucania, allora terre di grande interesse culturale, sociologico e per l’appunto fotografico, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali. Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud e in particolare di queste regioni è lo scrittore e pittore Carlo Levi, riferimento fondamentale per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovono tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno nei pressi di L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli. Particolarmente interessanti, anche dal punto di vista storico, sono le immagini della distribuzione delle terre, un momento cruciale nella storia recente del Paese. Divenuto ormai una leggenda vivente della fotografia, Cartier-Bresson ritorna a più riprese in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, le grandi città che suscitano l’interesse dei lettori stranieri, e a Ischia e alla Sardegna, tappe che permettono al fotografo di esercitare il suo sguardo sugli usi e i costumi del paese e dei suoi abitanti. In particolare, i diversi scatti realizzati a Roma restituiscono appieno il clima di quegli anni e la specificità di un paese non ancora omologato alla dominante cultura proveniente da oltreoceano. Alcune di queste immagini confluiscono non a caso in uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955), nel quale si racconta la nuova Europa che è ormai in pieno sviluppo dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. La mostra ha i suoi ultimi sviluppi e la sua chiusura con le immagini dei primi anni Settanta dedicate ancora a Matera, un vero e proprio ritorno sui luoghi frequentati vent’anni prima, in cui è facile leggere continuità e discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e la persistenza delle identità locali, e con quelle dedicate al mondo del lavoro industriale, tra Olivetti e Alfa Romeo, che spostano invece l’attenzione specificamente sulle nuove modalità di vita del periodo. La mostra è composta di opere vintage provenienti dalla Fondation Cartier-Bresson, ed è accompagnata da testi esplicativi in ogni sala e da un catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, che riporta tutte le opere esposte, i saggi dei due curatori e di Carmela Biscaglia, quest’ultimo dedicato alle vicende e ai personaggi che hanno reso unico il rapporto di Cartier-Bresson con la Basilicata.