Ancora un altro 'no' della destra al salario minimo. In aula alla Camera, nel corso delle votazioni sul Ddl Lavoro, è stato bocciato l'emendamento presentato dalle opposizioni (tranne Italia Viva) per introdurre il salario minimo legale, con 148 no, 111 sì e 6 astenuti (Italia Viva). Terminato l'esame degli articoli e degli emendamenti, il seguito del provvedimento è in programma la prossima settimana. Dopo il coinvolgimento del Cnel da parte del governo nell'estate 2023, lo scorso novembre la Commissione Lavoro di Montecitorio aveva approvato un emendamento della maggioranza che di fatto cancellava la proposta delle opposizioni sul salario minimo, prevendendo una delega al governo da esercitare entro sei mesi. "Non ci arrenderemo mai, abbiamo raccolto le firme e siamo forti del sostegno popolare: sappiate che anche molti elettori del centrodestra sono favorevoli a questa misura" così il leader M5S Giuseppe Conte, intervenendo in aula durante le votazioni sul ddl Lavoro, menzionando la proposta di legge di iniziativa popolare in merito. “Per l’ennesima volta siamo all’ennesimo atto di una brutta commedia, e respingono un proposta tanto semplice come quella del salario minimo, avanzata dalle opposizioni da tempo. Una proposta che ha un semplice obiettivo: costruire una protezione sociale contro una diseguaglianza che ormai raggiunge livelli di disperazione in tanti settori del nostro Paese. Anche per chi ha la fortuna di avere un lavoro il rischio povertà è dietro l’angolo: lavorare ed essere poveri, due parole che non dovrebbero stare insieme” afferma Nicola Fratoianni di Avs, prendendo la parola in Aula. Quello sul salario minimo non è l'unico punto su cui le opposizioni sono critiche: “La pratica delle dimissioni in bianco fu una delle prime cambiali pagate nel 2008 dal governo Berlusconi a chi voleva sfruttare i lavoratori. Un’ingiustizia, che colpiva soprattutto le donne, a cui avevamo messo fine nel 2015 con una legge che ripristinava ambiti e limiti ai datori di lavoro e che voi oggi volete trasformare nella portata e nell’efficacia” ha detto intervenendo in Aula Chiara Braga, capogruppo Pd, sull’emendamento al Decreto Lavoro che rivede le regole sulle dimissioni. A spiegare la posizione della maggioranza sul salario minimo Chiara Tenerini, capogruppo Forza Italia in Commissione Lavoro: "Vorrei replicare alle opposizioni dicendo loro che, avendo governato per tanto tempo insieme e separati, se avessero avuto così a cuore il provvedimento sul salario minimo avrebbero avuto tutti i numeri per poterlo fare". "Quando era stata presentata la proposta di legge di tutte le opposizioni sul salario minimo - ricorda la parlamentare - noi avevamo fatto un emendamento per dare delega al governo di prendere in esame il problema del lavoro povero in Italia, che non neghiamo: ma come Forza Italia e come governo abbiamo sempre espresso la convinzione che la strada per noi non è quella di un salario minimo imposto per legge, ma è quella del rafforzamento della contrattazione collettiva, in un Paese come l'Italia dove questa risulta essere molto sopra i parametri indicati dall'Europa". (PO / Roc)
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