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MIGRANTI, IN 10 ANNI 30MILA
MORTI NEL MEDITERRANEO

MIGRANTI, IN 10 ANNI 30MILA <BR> MORTI NEL MEDITERRANEO

Oggi si celebra l’11ma Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per ricordare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013.  Come ricorda una nota di OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), UNHCR (agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ed UNICEF - che ieri hanno tenuto una commemorazione nell’isola siciliana - dal 2014 a oggi sono state registrate oltre 30mila vittime dei viaggi della speranza, di cui quasi 24mila lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che si conferma come una delle più pericolose a livello globale. Solo nel 2024, già oltre 1.229 persone hanno perso la vita lungo questa rotta. Tra loro molti minori, tra cui neonati e bambini e adolescenti che viaggiano da soli. Secondo la Fondazione ISMU nel 2024, secondo i dati dell’IOM, sono almeno 1.452 i morti e dispersi nel Mediterraneo, con una proiezione a fine anno di poco inferiore a 2mila. Questo dato, parziale, si colloca su un livello paragonabile a quelli del triennio 2019-2021, tra il “minimo” di 1.449 morti e dispersi nel 2020 ed i 3.155 morti dell'anno scorso, che hanno rappresentato il quarto valore più alto mai registrato.  Dal 1990 ad oggi si stima che abbiamo perso la vita oltre 66mila persone nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Sui stima che possani essere oltre 6mila i minori morti o dispersi nel Mediterraneo. Secondo i dati del progetto Missing Migrants della IOM, nel decennio fra il 2014 e il 2023 nel complesso sarebbero almeno 1.214 i minorenni morti o dispersi nel Mediterraneo, con una incidenza sul totale delle vittime che è passata complessivamente da meno dell'1% nel 2014 a più del 5% sia l'anno scorso sia quest'anno (con un totale, finora, di 74 bambini morti o dispersi). Si tratta, però, di dati parziali poiché non sempre – o addirittura raramente – viene riportata l'effettiva età dei morti o dispersi. Infatti, ad esempio, secondo l'UNHCR dal 2023 ad oggi il 24% dei migranti sbarcati sono minorenni, con un'incidenza molto superiore rispetto a quella che avrebbero tra le vittime.

Anche rispetto al sesso dei morti e dispersi i dati sono parziali. Tuttavia, si può stimare che dal 2014 a oggi l'incidenza femminile tra le vittime sia complessivamente del 29%, e che sia cresciuta dal 26% nel primo anno al 29% l'anno scorso, fino a oltre il 31% nel 2024. Va rilevato anche che, secondo l'UNHCR, tra gli sbarcati in Europa dall'inizio del 2023 a oggi le donne sono meno del 15% e i minori – maschi o femmine – circa il 24%. Per cui, ipotizzando che le bambine non siano più della metà dei minorenni, si può stimare nel complesso un tasso di mortalità della componente femminile più alto rispetto a quella maschile.

Inoltre, ipotizzando la stessa incidenza di mancate informazioni riscontrata sul sesso anche per quanto riguarda l'età delle vittime, si può calcolare che i bambini morti o dispersi in mare a partire dal 2014 siano più del quintuplo di quelli effettivamente registrati, e quindi non meno di 6.732, il 22% del totale.

 La Fondazione Ismu ricorda i tre anni più tragici dell'ultimo decennio: il 2014, quando si registrarono più di 3mila vittime, il 2015 (oltre 4mila) e il 2016 (oltre 5mila). Nel 2015 il naufragio con il maggior numero di morti e dispersi. Il Mediterraneo è da sempre pericoloso per i migranti e le nove peggiori tragedie per numero di morti e dispersi registrate nel mondo hanno riguardato proprio il Mediterraneo Centrale. In particolare, la tratta che porta all'Italia. In sette casi il Paese di partenza è stata la Libia, in due l'Egitto. L'incidente più tragico in assoluto è avvenuto il 18 aprile del 2015, un centinaio di chilometri a nord della Libia, con almeno 1.022 morti o dispersi (solo 28 sopravvissuti). Il 14 giugno dello scorso anno, al largo di Pylos, nel Peloponneso, in un terribile naufragio almeno 646 migranti hanno perso la vita o sono risultati dispersi (104 i sopravvissuti). Il 26 maggio 2016, in un altro incidente, c'erano stati almeno 550 tra morti e dispersi (tra di essi si è registrato il record assoluto di donne e bambine – 75 – ed il record di minorenni: 46). Il naufragio più grave del 2024 è avvenuto, invece, lo scorso 17 giugno nelle acque italiane del Mar Ionio, vicino alla Calabria, con 66 tra morti e dispersi, tra cui ben 27 minorenni, in assoluto il secondo valore più alto di sempre e dovunque di minorenni fra tutte le tragedie del mare. Aprile è il mese con più vittime. Nel decennio 2014-2023 il mese con più morti e dispersi nel Mediterraneo non è stato uno tra quelli estivi, quando si registra il maggior numero di arrivi via mare, bensì aprile (3.758 vittime complessive). In particolare, tre dei sei eventi più tragici si sono registrati ad aprile, uno a maggio, uno a giugno e uno a settembre, nessuno a luglio o agosto. In Italia, nei mesi di agosto del 2021, 2022 e 2023 sono sbarcati 52.764 migranti, contro i 9.037 complessivamente dei mesi di gennaio dello stesso triennio (cioè quasi sei volte tanto). Nel 2024 agosto si conferma per ora mese record, con 8.526 sbarcati contro i 2.258 di gennaio.

Nella Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza la Comunità di Sant’Egidio rende omaggio alle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 con una veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere, a Roma, oggi, alle 20, e ricorda che nelle acque del Mediterraneo si continua a morire. “Nel corso degli anni, infatti, le rotte sono divenute più pericolose, come dimostra il fatto che solo tra gennaio e settembre 2024 si contano 1562 bambini, donne e uomini morti o dispersi nel Mediterraneo. Di fronte a questa immane tragedia si può e si deve fare molto di più: continuare il soccorso in mare e facilitare l’ingresso regolare di migranti per motivi di lavoro, di cui l’Italia, in piena crisi demografica, ha estremo bisogno, oltre a favorire i ricongiungimenti familiari. Occorre inoltre incentivare i Corridoi Umanitari”. Attraverso questo progetto totalmente autofinanziato, nato proprio dallo sdegno per la strage di Lampedusa, la Comunità di Sant’Egidio – insieme alle Chiese protestanti, alla Cei e ad altre realtà – è riuscita a portare in Europa oltre 7.700 profughi “sottraendoli ai trafficanti di esseri umani e avviandoli verso l’integrazione, al punto che chi anni fa è stato accolto, ora è una risorsa per il nostro Paese”. (3 ott - red)

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