di Paolo Pagliaro
Lunedi 7 ottobre sarà il primo anniversario della peggiore carneficina di ebrei dalla tragedia della Shoah, seguita da una reazione spietata e altrettanto criminale che è costata la vita a decine di migliaia di palestinesi, in buona parte donne e bambini.
Tra i diversi libri che escono in questi giorni si segnala per efficacia e realismo quello del giornalista italiano Davide Lerner, che ha lavorato per tre anni nella redazione del quotidiano israeliano Haaretz, e che pubblica per Piemme un reportage intitolato “Il sentiero dei dieci”, realizzato tra i luoghi del 7 ottobre e le aule della Columbia University. Lerner non vede vie d’uscita in assenza di un compromesso fra due parti che hanno sostanzialmente entrambe ragione.
Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica, sostiene anche Anna Foa, una delle voci più autorevoli dell’ebraismo italiano, che pubblica per Laterza “Il suicidio di Israele”. E’ un documentato atto d’accusa contro le politiche di Netanyahu, destinate ad avere conseguenze catastrofiche non solo per lo Stato ma anche per il resto del mondo ebraico.
Per lo stesso editore la filosofa Roberta De Monticelli ha scritto “Umanità violata”, in cui riflette sulla differenza tra le due violenze: una, quella di Hamas, senza vincolo di legge, l’altra, quella di Israele, soggetta a tutti i vincoli del diritto internazionale. Ma oggi sembra morta l’idea stessa del diritto, grandiosa invenzione umana a metà strada fra la forza e la giustizia, vincolo della civiltà che, se sciolto, la rovescia nella guerra.