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direttore Paolo Pagliaro

A Como la videoarte di Fabrizio Plessi su portali tecnologici

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Como la videoarte di Fabrizio Plessi su portali tecnologici

Como accoglie l’energia creativa di Fabrizio Plessi, visionario pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia. Fino al 17 novembre, il Palazzo del Broletto presenta Tuttoplessi, un progetto espositivo che racconta una preziosa sintesi di 60 anni di carriera del grande artista riconosciuto a livello internazionale. La mostra, curata da Paolo Bolpagni e Giovanni Berera con il coordinamento scientifico di Ilaria Bignotti, rivela al pubblico la summa della rivoluzione tecnologica di Fabrizio Plessi, sviluppata negli anni Settanta del Novecento, ma che continua a regalare stimoli e suggestioni anche agli inizi del terzo decennio del nuovo millennio. Lo spettacolare allestimento, appositamente pensato per la sala della sede medievale del governo cittadino comasco, proporrà sei enormi portali tecnologici, ciascuno dei quali conterrà un complesso sistema video da cui scaturiranno delle immagini che saranno amplificate da una vasca, posta ai piedi di ciascun portale, in un rispecchiamento dinamico delle immagini in movimento. Ognuna di queste installazioni esplicita visualmente i temi più caratteristici della sua ricerca, legata a elementi naturali come l’acqua, il fulmine, il fuoco, la lava, l’oro, il fumo. “Le grandi strutture progettate per il Broletto di Como - dichiara Paolo Bolpagni - sono, al di là del medium e del linguaggio impiegati, come le pitture rupestri di Lascaux: racconti, narrazioni di verità mitiche, di archetipi, e al contempo strumenti gnoseologici, che ci parlano di noi e della natura, e di noi in quanto natura”. I monumentali archi pensati per Como genereranno un flusso d’immagini e suoni che racconteranno accadimenti spazio-temporali, come l’acqua che scroscia e scorre, il fulmine che lacera il cielo nero e scoppia, il fuoco che crepita e sale, la lava che si scalda ed esplode, l’oro che cola e si fonde nel nero della Vanitas, il fumo che si dirada e mostra uno scorcio tratto dalle Carceri di Giovanni Battista Piranesi. “Disegnare il carbone, la paglia, il marmo, il ferro, la terra - afferma Fabrizio Plessi -, diventa un mezzo per avvicinarmi e capire fino in fondo la fisicità ancestrale di questi materiali, rappresentati sempre e comunque a contatto o a confronto con i mezzi in uso della tecnologia. Da questo ‘scontro’ solo apparente di sostanze così diverse, da queste ‘convivenze impossibili’ tra povertà del naturale e ricchezza cangiante dell’elettronico, da questi forzati assemblaggi divenuti poi quasi biologicamente vasi comunicanti, da tutti questi ‘diversi possibili’, sono nati nel corso degli anni molteplici, infiniti progetti, perfettamente studiati e rappresentati, moltissimi dei quali ancora non realizzati”. Da questa riflessione scaturisce il titolo della mostra: “Tuttoplessi - ricorda Ilaria Bignotti - è un titolo coraggioso, perentorio, che guarda al fiume dei progetti e delle installazioni, delle videosculture e delle video narrazioni fluttuanti, dinamiche, appassionate che il maestro ha realizzato nell’arco di quasi sessant’anni di ricerca e produzione... Fabrizio Plessi è un guerriero tecnologico, un poeta antico, un esploratore impavido che, come un alchimista, sa mescolare natura e cultura, tecnologia e arte, parola e immagine, suono e meccanizzazione, luce e acqua”. Accompagna la mostra un catalogo Alberto Peruzzo Editore a cura di Fondazione Como Arte ETS, che promuove e organizza l’esposizione in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Como, con il sostegno di Regione Lombardia e ASF Como, media partner La Provincia. Fabrizio Plessi è nato a Reggio Emilia nel 1940. Vive e lavora a Venezia. È uno dei pionieri della videoarte nel mondo e tra i primi ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale fin dagli anni Settanta. In ambito nazionale e internazionale innumerevoli le sue partecipazioni a importanti rassegne come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e le mostre personali tenute in vari musei del mondo: dal Centre Pompidou di Parigi al Guggenheim di New York e Bilbao, dal Museo Civico di Reggio Emilia alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal Martin Gropius Bau di Berlino all’IVAM di Valencia, dal MoCA di San Diego al Museo Ludwig di Budapest e Koblenz, dal Kestner-Gesellschaft di Hannover al Museo d’Arte Moderna di Maiorca, dal Kunsthistorisches di Vienna alla Fondazione Mirò di Barcellona o al Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Nel 2011 il Padiglione Venezia della Biennale di Venezia ha riaperto dopo anni di chiusura con una sua imponente installazione dal titolo Mari Verticali. Nel novembre del 2013 al Passo del Brennero è stato inaugurato il Plessi Museum, opera di architettura, scultura e design che si integra perfettamente con il paesaggio naturale circostante. Suggestive le sue opere site specific create per spazi antichi e classici come Piazza San Marco a Venezia, la Valle dei Templi di Agrigento, la Lonja di Palma de Maiorca, la Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova o le Terme di Caracalla a Roma. Nel 2015 ha rappresentato con una monumentale scultura elettronica il Padiglione della Bielorussia per Expo Milano e a Venezia si è tenuta la mostra Liquid Light/Liquid life nelle sedi espositive dell’Arsenale e della Galleria G. Franchetti Ca’ d’Oro. Dopo aver realizzato a partire dal 1989 scenografie teatrali per spettacoli di danza e teatro come Ex Machina, Icarus, Titanic, Romeo and Juliet, Vestire gli Ignudi, L’Opera da tre soldi, nel 2017 ha ideato per il Teatro La Fenice di Venezia Fenix DNA, una suggestiva opera d’arte totale, immersiva e multisensoriale, mentre nel 2018 ha tenuto una mostra personale presso il Museo Pushkin di Mosca. Nel 2022 sono state inaugurate l’installazione I mari del mondo - Omaggio a Zaha Hadid presso le Torri Generali di Milano e la mostra sulle sue scenografie elettroniche Pagine di Luce presso Palazzo Collicola di Spoleto. Nel 2023, il Parco archeologico di Brescia romana e il Museo di Santa Giulia hanno accolto Plessi sposa Brixia, con una serie d’installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali e, la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano ha ospitato la grande installazione Mariverticali. Tra l’autunno del 2023 e l’inizio del 2024 Plessi è inoltre invitato alla mostra Pensiero Video tenutasi alla Fondazione Ragghianti a Lucca e dedicata a porre in relazione il disegno con la videoarte. Nel 2024 è invitato dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Villa Farnesina a Roma, dove dopo le tre mostre dedicate a Leonardo, Raffaello e Dante, Plessi rappresenta l’arte italiana contemporanea: qui realizza, ispirato alla Loggia di Galatea, il trittico Bucare il mare. Ad aprile la Fondazione Peruzzo di Padova dedica alla sua produzione recente la grande mostra Plessi. Nero Oro ed è invitato alla mostra Cyland nel contesto di CYFEST 15 organizzato da CYLAND International MediaArtLab e negli spazi di CREA-Cantieri del Contemporaneo, Venezia. Ha insegnato per dieci anni “Umanizzazione delle tecnologie” e “Scenografia elettronica” alla Kunsthochschule für Medien di Colonia. (redm)

LA PIETRA SI FA CERA CON LE METAMORFOSI DI STEFANO CESCON

Gaggenau e Cramum portano per la prima volta a Roma l'arte di Stefano Cescon, uno dei più promettenti talenti italiani. Dopo il successo delle mostre milanesi "Terra!" e "Ritmo", la mostra "Metamorfosi", curata da Sabino Maria Frassà, sarà aperta fino al 20 dicembre presso il Gaggenau DesignElementi. Protagonisti della mostra sono gli inediti quadri-scultura, in cui l'artista combina la cera, sua materia d'elezione, con lapislazzuli e travertino, la pietra simbolo di Roma e della storia italiana. "‘Metamorfosi’ - spiega il curatore Frassà - è un viaggio tra fluidi istanti infiniti e nuovi miti contemporanei, che apre le porte a una nuova dimensione della pittura, in cui il classico si fonde con il pensiero alchemico, trasformando l'incertezza tra solido e liquido in pura poesia visiva. Le opere di Cescon rappresentano così una metamorfosi al contrario, dove la pietra si fa cera per raccontare la bellezza e la fragilità dell’esistenza umana". (gci)

A MILANO L’ESPOSIZIONE “REMO SALVADORI”

In occasione del settimo anniversario di apertura della galleria milanese, dal 24 ottobre al 18 gennaio 2025, BUILDING ospiterà “Remo Salvadori”, mostra personale dedicata all’artista che ha inaugurato al pubblico gli stessi spazi nell’ottobre del 2017. L’esposizione si snoda nei tre piani espositivi e sulle facciate esterne della galleria: l’architettura che racchiude le opere di Salvadori assume le qualità di un corpo vivente, sul quale l’artista interviene con una serie di opere concepite come interventi di agopuntura, azioni benefiche che si immettono nello spazio di BUILDING. Questa esposizione si inscrive nel lungo percorso di ricerca che Remo Salvadori porta avanti dal 1971; le opere offrono la loro singolarità per costituire un organismo coeso che abita i piani della galleria in un dialogo tra forma e materia, tempo e spazio, azione e meditazione. Ad annunciare la presenza dell’artista fin dall’esterno è l’opera site-specific Nel momento (2024) – un lavoro seminale nella poetica di Salvadori sin dal 1974 –, che crea una composizione di elementi in stagno sulla facciata della galleria verso via Monte di Pietà, ora superficie sensibile, nota che risuona nel contesto urbano. Inoltre, sulla facciata che si rivolge nel cortile interno della palazzina, è installata un’unica opera in piombo. Così come lo stagno delle opere opposte riflette la luce solare illuminando lo spazio circostante, quella in piombo la trattiene: le due installazioni creano in questo modo una dialettica legata alla luce che abbraccia l’intera architettura. Remo Salvadori nasce a Cerreto Guidi nel 1947. Ciò che lo distingue da altri artisti contemporanei è che egli è fra i primi della sua generazione ad assumersi la responsabilità e il peso della storia e della tradizione che segnano il suo contesto ambientale e culturale, in cui si sviluppa e si definisce l’azione artistica e il suo stesso modo di essere artista. A partire dai primi anni Settanta sceglie di utilizzare il mezzo fotografico (anche avvalendosi di oggetti comuni) per reinterpretare concetti filosofici e figure archetipe o legate al mito. Le sue creazioni sono veicolo ed esito di una costante attenzione verso ciò che lo circonda e verso ciò che interiormente egli verifica essere in stretta relazione con la realtà. Esterno e interno alla propria sensibilità si coniugano nell’esperienza dell’opera. L’attenzione rivolta al tempo e allo spazio del lavoro, così come del proprio vivere, s’intreccia a riflessioni sul colore, sulla forma, sui materiali, su modalità di rappresentazione e di osservazione. Salvadori ha esposto nei principali musei italiani ed europei fra i quali mostre personali a Le Magasin, Centre National d'Art Contemporain, Grenoble nel 1991, al Centro per l'Arte Contemporanea, Luigi Pecci, Prato nel 1997 e più recentemente allo Stiftung Insel Hombroich, Neuss, 2018. Importanti rassegne internazionali negli ultimi decenni dove è stato tra i protagonisti sono le XL, XLII e XLV Biennale d’arte di Venezia del 1982, 1986 e 1993 e Documenta VII e IX, Kassel del 1982 e 1992. Aspetti significativi della sua pratica si esprimono nei volumi: L'attenzione divisa, edizioni Pieroni, Roma 1987; L'ottava, edizioni Locus Solus, Genova 1989; Il Cantiere Remo Salvadori, edizioni Tra Art, Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato 2004; L'osservatore non l'oggetto osservato, edizioni Charta, Milano 2005; Remo Salvadori, Quaderni Stein, Electa editore, 2010; Isola, Isole, Insulae, Johann e Levi Editori, Monza 2012; L’acqua è maestra, 24 Ore Cultura, Milano 2016. Nel 2019, riceve il Premio Presidente della Repubblica l’anno 2019 per la scultura. Opere permanenti di recente realizzazione sono Germoglio, opera monumentale realizzata per il MACCA, Peccioli nel 2023/2024 e Alveare all’Orto Giardino del Convento della Chiesa del Santissimo Redentore, Venezia, commissionato dalla Venice Gardens Foundation, 2024. (gci)

“OLHARES”: PER LA PRIMA VOLTA IN EUROPA L’ARTE DI TARCISIO VELOSO

Atipografia presenta “Olhares”, la prima mostra in Europa dell’artista brasiliano Tarcisio Veloso (Correntina, Bahia, 1991) che ha aperto al pubblico dal 4 ottobre fino al 25 gennaio 2025. L’esposizione, a cura di Elena Dal Molin e Alessandra Maria Venditti, riunisce una selezione di dieci dipinti realizzati appositamente per l’occasione per l’antica tipografia arzignanese trasformata in spazio per l’arte contemporanea. Il titolo della mostra “Olhares” (sguardi in portoghese) rimanda al legame che si instaura tra i soggetti rappresentati da Tarcisio Veloso e l’osservatore. La ricerca artistica di Tarcisio Veloso affonda le proprie radici nella rappresentazione pittorica classica, con particolare attenzione alla storia del ritratto e alle sue diverse evoluzioni nel tempo. Prediligendo i soggetti in posa che scrutano il visitatore da oltre la tela, l’artista immerge i protagonisti delle sue composizioni in atmosfere senza tempo e misteriose, arricchite dall’accostamento costante tra dettagli di sapore rinascimentale, come gli abiti, ed elementi che rimandano all’epoca contemporanea. “Ogni opera racchiude il mio sguardo sui sentimenti, sulle emozioni e le esperienze comuni alla vita di tutti noi. Mi piace pensare che chiunque li osserverà, attraverso il proprio sguardo, possa ritrovarsi in quelle stesse emozioni. Ma anche costruire dentro di sé una storia differente, cercando di capire il significato nascosto in ciascun dipinto, lasciandosi coinvolgere dalla loro atmosfera”, commenta l’artista Tarcisio Veloso. In mostra ad Atipografia un’inedita selezione di dipinti che rivelano il processo creativo di Tarcisio Veloso, spesso innescato da eventi del quotidiano come la visione di un film o un incontro fortuito. La contaminazione tra realtà e immaginazione si cristallizza in un corpus di opere dall’assetto teatrale, popolato di figure umane o mitologiche decontestualizzate e inserite in un orizzonte profondo e vuoto, che ne evidenzia le espressioni e i moti dell’animo. Elena dal Molin commenta: “Dopo la mostra di Piero Fogliati e la sua città fantastica, fatta di scienza e poesia, ho ritenuto indispensabile parlare di sentimenti e storie umane: per farlo ho cercato a lungo un interprete. Tarcisio Veloso mi è subito apparso come la figura più adatta, per il grande valore della sua pittura e per la sua provenienza, perché il Brasile è il paese dove convivono più etnie al mondo. In questi quadri abbiamo accesso a storie che incoraggiano un dialogo lento con una parte molto intima di ognuno di noi. Credo che uno splendido modo di rallentare oggi, sia proprio tornare all’uso dell’immaginazione”. Con “Olhares” la ricerca di Tarcisio Veloso sbarca per la prima volta in Europa, inserendosi a pieno titolo nella programmazione culturale di Atipografia che combina la vocazione per la realizzazione di progetti site-specific pensati per gli spazi dell’ex tipografia di Arzignano e la forte attenzione nei confronti delle voci più interessanti del panorama artistico contemporaneo globale. Nato a Correntina, in Bahia, Tarcisio Veloso è pittore autodidatta e dipinge a olio su tela dal 2015, anno in cui si dedica al suo primo lavoro di restauro su un'opera sacra. Affiancando alla laurea in Legge gli studi teatrali, Tarcisio da allora si è dedicato all’arte, concentrandosi sulla pittura. Tra le partecipazioni più recenti figurano: mostra collettiva Estados de Espirito, Galeria Café, (San Paolo, Brasile, 2022); mostra di design e decorazione Casa Cor Goias ambiente Giordano Rogoski (Goiania, Brasile, 2021); mostra collettiva Arte Plena Galeria de Arte (Goiania, Brasile, 2020); mostra personale A Vida é Sonho, Potrich Galeria de Arte, (Goiania, Brasile, 2019). Vive e lavora a San Paulo, Brasile. (gci)

A MILANO LE OPERE DELL’ARTISTA EMERGENTE ROBERTO DE PINTO

Il 9 novembre la Fondazione Giuseppe Iannaccone di Milano inaugura “Io che ti guardo nascosto e commosso”, decimo appuntamento del progetto “IN PRATICA”, che vede protagonista il giovane artista Roberto de Pinto (Terlizzi, 1996) in una mostra a cura di Daniele Fenaroli. Dopo Davide Monaldi, Luca De Leva, Andrea Romano, Beatrice Marchi, un collettivo di dieci giovani artisti albanesi in collaborazione con ART HOUSE di Adrian, Melisa e Zef Paci, Cleo Fariselli, Chiara Di Luca insieme ad Aronne Pleuteri e Pietro Moretti, il progetto “IN PRATICA” torna a offrire lo spazio dello Studio Legale Iannaccone e Associati a un giovane artista emergente, coinvolgendolo in un processo simile alla “pratica” che svolgono gli avvocati all’inizio del loro percorso, dandogli la possibilità di confrontarsi con opere di artisti internazionali già consacrati e parte della Collezione. Il progetto conferma la vocazione della Fondazione al sostegno dei giovani artisti e alla promozione della cultura contemporanea. (gci)

NELLA FOTO. TUTTOPLESSI, Como, Palazzo del Broletto, foto t-space studio

(© 9Colonne - citare la fonte)