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direttore Paolo Pagliaro

La vita (e la musica) di Pharrell in un film Lego

Musica
Concerti, dischi, biografie, tributi e novità dalla Rete. Lo "Speciale musica" si snoda lungo il variegato mondo del rock e del pop attraverso personaggi, sonorità e aneddoti "unici nel loro genere". Ogni settimana vengono pubblicate le notizie riguardanti gli artisti italiani e stranieri, dai mostri sacri alle giovani promesse nate nei talent show. Un servizio che consente di essere sempre aggiornati sulle hit del momento e sulle star immortali.

La vita (e la musica) di Pharrell in un film Lego

È uscita “Piece By Piece”, la colonna sonora ufficiale dell’omonimo film d’animazione LEGO® sulla vita della superstar mondiale e icona di stile Pharrell Williams. Il film, uscito in America, sarà nelle sale italiane dal 5 dicembre. La colonna sonora ufficiale del film rappresenta una delle collaborazioni più attese tra Pharrell e vari artisti, presenti anche nel cast del film, del calibro di Justin Timberlake, Jay-Z, Snoop Doog Kendrick Lamar, Gwen Stefani, Timbaland e molti altri. L’OST è interamente costituita da hit storiche dell'artista con l’aggiunta di quattro brani inediti, tra cui il singolo "Piece By Piece”.

ECCO “AUTUMN LEAVES” IN UNA REGISTRAZIONE MAI ASCOLTATA DEL SECONDO QUINTETTO DI MILES DAVIS

E’ disponibile in digitale “Autumn Leaves”, una versione mai ascoltata del Secondo Quintetto di Miles Davis. Il brano anticipa “Miles In France - Miles Davis Quintet 1963/64: The Bootleg Series, Vol. 8” (Columbia/Legacy Recordings), la raccolta di 6 CD e 8 LP con più di 4 ore di musica inedita e nuove note di copertina scritte dal giornalista Marcus J. Moore, in uscita l’8 novembre. “Autumn Leaves” presenta il quintetto di Davis nella sua formazione definitiva. Una versione incantevole e inedita di dodici minuti, registrata alla Salle Pleyel durante il Paris Jazz Festival esattamente 60 anni fa, il 1° ottobre 1964. “Miles in France” includerà tutta la musica che Davis ha eseguito al Festival Mondial du Jazz di Antibes nel 1963 (dal 26 al 28 luglio di quell'anno) e al Paris Jazz Festival del 1964 (1° ottobre). Un cofanetto separato in formato 2LP, contenente solo le registrazioni del 1964, disponibile anch'esso dall'8 novembre. Le registrazioni del 1963 presenti in Miles in France vedono Davis accompagnato da George Coleman, Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams, mentre le registrazioni del 1964 segnano l'arrivo di Wayne Shorter al sassofono tenore, come ultimo membro Secondo Quintetto di Miles Davis.

ARRIVA IL ROMA JAZZ FESTIVAL 2024 dal 1° AL 23 NOVEMBRE

“Il jazz di oggi, e ancor più quello di domani, è frutto della creatività post-globale. La sua evoluzione non dipenderà più solo dalla scena di New York, Los Angeles, Londra o Berlino ma da quella di Lima, Abidjan o Baku. Dalla sua diffusione tramite le piattaforme social e dalle nuove tecnologie, compresa l’Intelligenza artificiale. Si arriverà così a una totale ibridazione”.
Con queste parole il direttore artistico Mario Ciampà introduce “Hybrid”, il concetto-guida che attraversa la 48° edizione del Roma Jazz Festival, pronto ad animare la Capitale dal 1° al 23 novembre con 23 concerti fra l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, la Casa del jazz e il Monk, una mostra fotografica e una serie di appuntamenti dedicati ai più piccoli che quest’anno si espande ancora di più, arrivando a coinvolgere la fascia della primissima infanzia.
Prodotto da IMF Foundation in co-produzione con Fondazione Musica per Roma, il Roma Jazz Festival 2024 è realizzato con il contributo del MIC – Ministero della Cultura e di Roma Capitale.
Prossimo al mezzo secolo di vita, il Roma Jazz Festival si conferma ancora una volta come uno dei più densi e vivaci appuntamenti sul piano internazionale, senza smettere mai di interrogarsi sulle infinite evoluzioni di un genere che mai come oggi sembra conoscere confini. Come afferma il musicista Paolo Damiani “oggi l’interrogativo: ‘sarà jazz?’ risulta quanto mai fuori luogo”.
Infinite le ibridazioni – siano esse espressive, stilistiche, culturali o geografiche – che attraversano la programmazione, la cui apertura il 1 novembre è significativamente affidata alla sassofonista americana Lakecia Benjamin, pronta a stupire il pubblico del festival con quell’esplosiva fusione di jazz, R’N’B e funk che vien fuori dal suo ultimo album, Phoenix: un grande omaggio alla sua New York risorta dalla pandemia come una Fenice ma anche alla propria “resurrezione”, dopo essere miracolosamente scampata a un incidente stradale. Una doppia metafora che vuol essere anche un auspicio rispetto alla catastrofe che sta segnando il mondo attuale.
Come sempre al festival non mancano i grandi nomi, quelli che non hanno bisogno di presentazioni. È il caso di Pat Metheny, icona per eccellenza della chitarra fusion, che il 4 novembre al Roma Jazz Festival si esibirà in uno straordinario concerto, presentandosi sul palco da solo per presentare alcuni brani del suo ultimo album MoonDial, ripercorrere le sue più celebri composizioni per chitarra acustica e abbandonarsi a un travolgente fiume di improvvisazione in cui il chitarrista statunitense spingerà al limite le sue doti tecniche. Altro grande protagonista di questa edizione, il sassofonista americano Bill Evans che dopo 30 anni di carriera da solista oggi non smette di innovare creando nuove relazioni con musicisti di diversa estrazione. L’11 novembre al Roma Jazz Festival 2024 arriva con una formazione stellare, The VansBand All Stars, in cui spiccano il grande Gary Husband e Felix Pastorius (figlio del mito Jaco). Fra i giganti della scena mondiale ci sono anche il contrabbassista britannico Dave Holland che ritorna al Festival il 19 novembre con la formazione Crosscurrents Trio, ovvero in compagnia del percussionista Zakir Hussain e il sassofonista Chris Potter, mettendo in connessione il jazz con la musica indiana; e il percussionista americano dall’incredibile carriera, a lungo batterista degli Art Ensemble of Chicago, l’alfiere del Panafricanismo musicale (e culturale) Famoudou Don Moye, il 16 novembre con la formazione Odissey&Legacy Trio. Decisamente più giovane ma già brillante astro del panorama internazionale è invece il sassofonista James Brandon Lewis. 41 anni, di Buffalo, Stato di New York, background gospel, educazione cristiana, Lewis riesce a trovare il perfetto equilibrio fra l’intensità spirituale e la libertà dell’improvvisazione. Alla guida del Red Lily Quintet, il 22 novembre si esibirà lasciandosi ispirare dalla indimenticata stella del gospel Mahalia Jackson, cui ha dedicato il suo ultimo album For Mahalia, With Love.

(© 9Colonne - citare la fonte)