di Paolo Pagliaro
Zelensky ricevuto venerdi dal papa ha detto di contare sull'aiuto della Santa Sede per il ritorno a casa degli ucraini catturati dalla Russia. Ed è la ragione per cui il cardinale Matteo Zuppi vola di nuovo a Mosca, dove riprende un dialogo avviato l’anno scorso e sotto traccia mai interrotto. Il presidente della Cei ripropone la disponibilità del Papa per attivare trattative, scambi di prigionieri, ricongiungimenti familiari dei bambini ucraini deportati in Russia, e soprattutto eventuali tregue.
Il Vaticano crede nella diplomazia, ben sapendo che si tratta di instaurare un dialogo non con gli amici, quanto piuttosto con gli interlocutori difficili, che siano autocrati, dittatori o altro. E bene fa, secondo l’ambasciatore Patrizio Fondi, che ha rappresentato l’Italia e l’Unione Europea in diversi paesi. Fondi ha scritto sul Mulino che il sonno della diplomazia genera mostri, e ha lodato la coraggiosa caparbietà di Papa Francesco.
Il contesto non è dei più incoraggianti. E’ in crisi il ruolo delle grandi istituzioni multilaterali, che dovrebbero favorire mediazioni e compromessi. Succede che si spari sui caschi blu e che al segretario generale dell’Onu sia interdetto l’ingresso in Israele perché dichiarato persona non grata. Di questi scenari, non incoraggianti, si occuperà a Roma il Festival della Diplomazia, che inizia mercoledi con relatori da tutto il mondo e 80 ambasciate coinvolte. Il tema è il potere e i suoi nuovi assetti, che è ciò per cui il mondo rischia di implodere.