di Paolo Pagliaro
A Firenze e Pisa, le ore di cassa integrazione nel settore cuoio e calzature sono quadruplicate. In tutta la Toscana nel primo semestre hanno chiuso i battenti 220 imprese di fabbricazione di articoli in pelle. Nelle Marche – a Pesaro, Fermo, Tolentino - le aziende saltate sono più di mille: producevano calzature, abiti, accessori, componenti per le scarpe come tacchi e suole. La valanga ha travolto soprattutto le ditte artigiane e le micro imprese che operano come supporto alle imprese committenti e questo sta accadendo anche in Veneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia
E’ un bollettino di guerra l’inchiesta che oggi il quotidiano MF dedica alla filiera della moda, investita da una crisi che, in assenza di interventi, mette a rischio la sopravvivenza stessa del Made in Italy.
Il quale conserva invece intatta la sua popolarità, come dimostra l’assalto al sito internet che raccoglie le prenotazioni per la prossima edizione di Apriti Moda, la manifestazione ideata da Cinzia Sasso che sabato e domenica prossimi rende accessibili grauitamente al pubblico laboratori e atelier di decine di aziende in tutta Italia. Sono artigiani, produttori di tessuti, conciatori, tessitori. C’è chi crea grandi abiti di sartoria e chi realizza gioielli-scultura, chi eccelle nell’arte del ricamo e chi disegna copricapi. Si potranno conoscere ingredienti, metodi e macchinari dell’’alto artigianato di cui si nutre il Made in Italy e si incontreranno le persone che lo rendono possibile. Quest’anno più preziose che mai.