Due giorni dopo il “tutto esaurito” di Trump al Madison Square Garden di New York, nella notte italiana è andato in scena l’evento clou della campagna presidenziale della candidata democratica Kamala Harris che ha riunito una folla di almeno 75mila persone nel National Mall di Washington, proprio nei luoghi in cui “the Donald” aveva arringato i suoi sostenitori prima dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Sullo sfondo di una Casa Bianca illuminata, la vicepresidente in un discorso di poco meno di un’ora si è presentata come l’antitesi del suo rivale, definito come un “dittatore in erba” e un “piccolo tiranno”, un uomo “instabile, ossessionato dalla vendetta, consumato dal risentimento e alla ricerca di un potere illimitato”. “Non siamo il veicolo attraverso il quale gli aspiranti dittatori possono realizzare i loro piani – ha tuonato la vicepresidente –. Siamo una nazione abbastanza grande da contenere tutti i nostri sogni, abbastanza forte da superare le nostre fratture, abbastanza intrepida da immaginare un futuro pieno di promesse”. Dunque è più che mai necessario “lottare per questo bellissimo paese che amiamo. E tra sette giorni avremo il potere. Ognuno di voi ha il potere di voltare pagina e iniziare a scrivere il capitolo successivo” della storia americana.
La candidata democratica ha quindi rievocato le parole di Trump che ha definito “nemici interni” coloro che sono critici rispetto alla sua politica. “A differenza di Donald Trump – ha detto – non credo che le persone che non la pensano come me siano nemiche”, ha sottolineato Harris, aggiungendo che il tycoon “Vuole gettare gli avversari in prigione, mentre io li inviterò alla mia tavola. Sarò un presidente per tutti gli americani”. Proprio sul tema dell’unificazione la vicepresidente ha premuto l’acceleratore, invitando gli americani a “porre fine alle divisioni”: “So che la maggior parte di noi ha più cose in comune di ciò che ci separa”, ha affermato Harris ripetendo un messaggio esplicitato più volte nel corso di quella che ha definito “una campagna anomala” in quanto a causa della sua candidatura decisa in extremis “molti di voi mi stanno ancora conoscendo”. Sfoggiando umiltà, Harris ha dunque offerto ai presenti una sorta di autoritratto. “Sarò onesta con voi – ha ammesso – non sono perfetta. Faccio errori”. Ma non quello di non ascoltare i cittadini: “Questo lo farò senz’altro, anche se non mi avrete votato”. Inoltre, ha aggiunto, “Vi dirò sempre la verità, anche se è difficile da sentire”.
TRUMP. Da parte sua, in un incontro ad Allentown, una città della Pennsylvania che ospita una importante comunità latina, Donald Trump ha cercato di minimizzare le osservazioni razziste fatte dal comico Tony Hinchcliffe domenica al Madison Square Garden. “Nessuno ama la comunità latina e la nostra comunità a Porto Rico più di me”, ha detto l’ex presidente a migliaia di sostenitori. Senza comunque condannare apertamente le dichiarazioni di Hinchcliffe, Trump ha affermato di essere stato all’oscuro della presenza del comico al suo comizio: “Non lo conosco. – ha detto -. Qualcuno l'ha messo lì. Non so chi sia”. All'esterno, una cinquantina di manifestanti hanno contestato il tycoon gridando slogan come “Trump, fuera” (Trump, vattene, in spagnolo) e brandendo cartelli con la scritta “Gli immigrati rendono grande l'America”, sbeffeggiando lo slogan repubblicano “Make America Great Again”.
(30 ott - deg)
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