di Paolo Pagliaro
Le notizie sulla crisi della Volkswagen, che ha in programma la chiusura di tre stabilimenti, contengono spunti di un certo interesse anche per l’Italia. Uno, in particolare, è quello che riguarda i salari. Secondo quanto pubblicato da Die Welt e ripreso dal Sole, in Germania lo stipendio mediano lordo nel settore dell’ auto è di 55.750 euro, con punte di 80 mila nei grandi gruppi. In Italia un operaio metalmeccanico gudagana dai 22 mila ai 30 mila euro.
Alla Volkswagen lo stipendio base di un ingegnere è 69.200 euro, in Italia è di circa la metà. E adesso, secondo Bloomberg, Stellantis avrebbe iniziato ad assumere ingegneri in Paesi dove gli stipendi sono possibilmente più bassi, come Marocco, India e Brasile.
Il confronto con la Germania diventa impietoso alla luce delle conseguenze che l’inflazione ha avuto sui salari. In Italia tra il 2013 e il 2023 gli stipendi reali sono calati del 4,5%, in Germania sono cresciuti del 5,7 .
Ci sono spiegazioni diverse: secondo Stefano Bellomo e Giuseppe Croce, che insegnano diritto ed economia del lavoro alla Sapienza, pesano i lunghi ritardi nei rinnovi contrattuali; lo scarso spazio di manovra dei sindacati e delle associazioni datoriali più rappresentativi; la scarsa diffusione della contrattazione di secondo livello per allineare le retribuzioni ai guadagni di produttività della singola azienda o dello specifico territorio.
Ha predicato nel deserto anche la Cassazione, che in alcune recenti sentenze ha affermato che la retribuzione deve essere proprozionata alla quantità e qualità del lavoro prestato e comunque sufficiente non a soddisfare le rilevazioni Istat sugli occupati ma ad assicurare al lavoratore un’esistenza libera e dignitosa.