di Paolo Pagliaro
Ci sono anche una dozzina di parlamentari italiani tra i 150 osservatori chiamati a vigilare sulla regolarità delle elezioni di domani negli Stati Uniti. Gli ispettori fanno capo all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, e le loro missioni devono certificare trasparenza e legalità dei processi elettorali. Le autarchie mal li sopportano, e ogni tanto succede che qualche ispettore venga sequestrato, come accadde anni fa in Ucraina. Può sembrare strano che come la Bielorussia, la Georgia o la Moldavia anche gli Stati Uniti accettino di sottoporsi al giudizio di esaminatori stranieri, ma d’altro parte è stato lo stesso Trump a evocare più volte lo spettro di brogli e frodi. In 17 Stati il problema non si pone perché la presenza di osservatori internazionali è vietata, mentre altri Stati come California, Missouri o Nebraska la autorizzano esplicitamente. Gli osservatori italiani – guidati dal senatore leghista Eugenio Zoffili - stanno vigilando a New York, San Diego, Washington e nello Stato della Virginia.
Cosa scopriranno lo sapremo tra qualche tempo, quando sarà pubblicata la relazione finale. Nei giorni scorsi la missione Osce ha pubblicato però un’ interessante relazione preliminare . Dopo aver constatato che la campagna elettorale è caratterizzata da una retorica aggressiva e conflittuale, con attacchi personali e linguaggio incendiario, e con ripetuti tentativi di assassinare il candidato Trump, il rapporto raccomanda un attento controllo del voto elettronico visto il fiorire di teorie cospirative sull'uso della tecnologia per rubare voti. Non il massimo per un paese un tempo culla della democrazia.