di Paolo Pagliaro
In Parlamento il 75% delle leggi approvate è di iniziativa governativa. Su dieci leggi entrate in vigore, quattro sono conversioni di decreti. E se infine le Camere esitano o si attardano, c’è il sempre più frequente ricorso ai voti di fiducia, ben 67 nel primo biennio della legislatura. In questo quadro è difficile attendersi un’agenda della politica diversa da quella dettata delle convinzioni e delle convenienze di Palazzo Chigi.
E così l’immigrazione, tema strategico per il presente e soprattutto per il futuro dell’Italia, resta ridotta a una questione di sicurezza, di competenza del Viminale e un po’ anche della marina militare e del suo vecchio pattugliatore che fa la spola tra l’Italia e l’Albania con i suoi carichi di umanità smarrita , esibendo una forza sproporzionata e anche grottesca rispetto alla fragilità della minaccia.
Di immigrazione potrebbe invece finalmente occuparsi il parlamento dove giacciono numerose proposte di legge che attendono di essere discusse. L’ultima, presentata dal deputato Paolo Emilio Russo di Forza Italia, prevede che la cittadinanza possa essere aquisita dai ragazzi che hanno compiuto i loro studi nel nostro paese, che si riducano i termini entro in cui lo Stato deve rispondere alle richieste di cittadinanza, e che si intervenga contro il mercato dei passaporti tra gli italodiscendenti che vivono all’estero e con l’Italia non hanno alcun legame né intendono averlo. E’ una legge di buon senso che viene dal centrodestra e che incontra l’apprezzamento della Cei, ma non sta nell’agenda di Palazzo Chigi e dunque difficilmente farà strada.