Il 2024 non è ancora finito ma è già una “lezione magistrale sulla distruzione del clima”. A dirlo è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo discorso ai leader mondiali alla Cop29 di Baku, in Azerbaigian. I disastri climatici sono “potenziati dal cambiamento climatico causato dall'uomo”, ha detto Guterres, sottolineando che “nessun Paese è risparmiato”. L’unica soluzione può venire dal crollo delle emissioni e a questo proposito "raddoppiare i combustibili fossili è assurdo", ha fatto notare. Le priorità per Guterres riguardano dunque le riduzioni delle emissioni "di emergenza", con i Paesi del G20 in testa; la protezione delle persone dalle devastazioni della crisi climatica e il raggiungimento dell'obiettivo finanziario complessivo, almeno un trilione di dollari all'anno. Un monito è arrivato anche dall’Agenzia Onu World Meteorological Organization, (Wmo), secondo cui gli obiettivi climatici dell'accordo di Parigi sono "in grave pericolo", anche se quello relativo al non superamento di 1,5 grado di riscaldamento "non è stato mancato". Tuttavia, ha sottolineato il segretario generale della Wmo, Celeste Saulo, "precipitazioni e inondazioni record, la rapida intensificazione dei cicloni tropicali, il caldo mortale, la siccità incessante e gli incendi catastrofici che abbiamo visto quest'anno in diverse parti del mondo sono purtroppo la nostra nuova realtà e un assaggio del futuro”. Sul tema dei disastri climatici oggi l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, in collaborazione con 13 organizzazioni di esperti, istituti di ricerca e gruppi di rifugiati, ha pubblicato nel corso della Cop29 a Baku il rapporto “No escape: On the frontlines of Climate change, Conflict and Forced Displacement”, sull’interazione tra shock climatici e conflitti, mostrando che, degli oltre 120 milioni di persone in fuga nel mondo, tre quarti vivono in Paesi fortemente colpiti dai cambiamenti climatici. La metà si trova in luoghi colpiti sia da conflitti che da gravi rischi climatici, come Etiopia, Haiti, Myanmar, Somalia, Sudan e Siria. Secondo il Rapporto, entro il 2040 il numero di Paesi che dovranno affrontare rischi estremi legati al clima passerà da 3 a 65, mentre entro il 2050 la maggior parte degli insediamenti e dei campi di rifugiati sperimenteranno il doppio dei giorni di caldo estremo. A concentrarsi sugli effetti dei cambiamenti climatici sull’economia globale è stato Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione dell'Onu sul cambiamento climatico, l'Unfccc, avvertendo sul fatto che “"gli impatti del clima che peggiora gonfieranno l'inflazione come gli steroidi, a meno che tutti i paesi non adottino un'azione climatica più coraggiosa". In quest’ottica la finanza climatica è “un'assicurazione globale contro l'inflazione”. In un editoriale sul Financial Times, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha affermato oggi che “i cambiamenti climatici e il degrado della natura sono minacce per le nostre economie. Ecco perché la Banca centrale europea e altre banche centrali li prendono in considerazione quando lavorano per mantenere i prezzi stabili, le banche solide e il sistema finanziario sicuro", aggiungendo che “all'interno dell'UE, le politiche strutturali, gli incentivi fiscali (come la fissazione del prezzo del carbonio e l'abolizione dei sussidi ai combustibili fossili), i piani di transizione e i progressi nell'unione dei mercati dei capitali sono tutti fondamentali per rimuovere le barriere agli investimenti e accelerare la transizione verde". (12 nov-mol)
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