Buone notizie dal mondo dell’archeologia sul tema della disoccupazione: secondo i dati dell’analisi DISCO (Discovering the Archaeologists of Italy 2024), condotta dalla Confederazione Italiana Archeologi (CIA), solo il 2,6% si dichiara disoccupato, contro il 28% del 2014, in piena crisi economica. Nel complesso, la professione appare quindi decisamente più stabile di 10 anni fa, elemento che contribuisce più di ogni altro alla lettura positiva della situazione attuale, una circostanza che sembra aver inciso positivamente sulla qualità della vita dei professionisti, meno soli di 10 anni fa e più propensi a mettere su famiglia (il 33,15% dichiara di avere figli, rispetto al 19% del 2014). Per quanto riguarda la tipologia di contratto, crescono quelli a tempo indeterminato: nel 2024 sono il 30,1% rispetto al 16% del 2014, mentre l’11% sono a tempo determinato (rispetto al 14% del 2014). Il 58,9% degli archeologi è invece un free lance (contro il 43% del 2014): nello specifico, il 52% lavora con la partita Iva (il 31,9% dei quali da più di 10 anni), il 5,4% lavora da collaboratore senza partita Iva. Infine, il 22% è dipendente di un’amministrazione pubblica, il 17,9% dipendente nel settore privato.
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