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direttore Paolo Pagliaro

Alla Reggia di Caserta il murale di Keith Hering

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Alla Reggia di Caserta il murale di Keith Hering

ALLA REGGIA DI CASERTA IL MURALE DI KEITH HARING

Il Murale di Milwaukee, una delle più significative tra le opere pubbliche di Keith Haring, è allestito nelle splendido Salone dei Porti della Reggia di Caserta fino al 4 novembre. L’iniziativa, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storico Artistici ed Etnoantropologici delle Province di Caserta e Benevento, organizzata e prodotta da Alef - cultural project management in collaborazione con il Patrick and Beatrice Haggerty Museum of Art, Marquette University, Milwaukee, è a cura di Wally Mason, direttore del Museo stesso. L’opera è costituita da 24 pannelli in legno realizzati nell’aprile del 1983 dall’artista, invitato dall’Università Marquette di Milwaukee a creare un gigantesco murale sul luogo in cui sarebbe sorto il nuovo museo Haggerty. Entrambe le pareti sono dipinte. Sulla prima è raffigurata una sequenza ininterrotta di bambini a quattro zampe, in alto, e di cani che abbaiano (barking dogs), in basso. L’altra è più complessa e presenta una maggiore varietà di immagini. Il tema dominante sono le figure danzanti ispirate ai ballerini di breakdance. A queste si affiancano altre celebri icone della sua arte: il televisore con le ali, il cane, l’uomo con la testa di serpente. Il centro del murale è occupato da un ballerino che al posto della testa ha un televisore con il numero 83 disegnato sul monitor. Questo lato termina a destra con un’altra delle immagini simbolo di Haring: la faccia con tre occhi che fa la linguaccia. Il Murale di Milwaukee è una testimonianza importante del primo periodo dell’evoluzione artistica di Keith Haring, quando il suo stile rispecchiava ancora tutta la freschezza dei disegni della metropolitana di New York e la vitalità della metropoli. Haring riteneva che bambini e cani fossero tra le immagini più amate e riconoscibili; per questo, all’inizio della sua carriera, scelse queste figure proprio come firma (tag), per rendere la sua arte facilmente identificabile in mezzo a quella di altri che, come lui, avevano scelto la strada come luogo in cui liberare la creatività. (red)

 

A BERGAMO IL “NUOVO” BOTTICELLI

Mentre la monumentale sede neoclassica dell’Accademia Carrara di Bergamo è in restauro, nella sede temporanea di Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, l’esposizione “Vincere il Tempo. I Collezionisti: la passione per l’arte e il dono alla città”, allestita fino al 4 novembre, ripercorre quella storia collezionistica che, inaugurata alla metà del 18.mo secolo dal conte Carrara, fa ancora oggi della Pinacoteca un unicum nel panorama museale europeo. In primo piano le scoperte e i restauri che negli ultimi anni hanno coinvolto le celebri e preziose opere di Sandro Botticelli conservate nella collezione, tra cui l’intenso Vir dolorum (Cristo Dolente), recentemente restituito alla mano del maestro toscano e ora in cerca del suo pendant raffigurante la Mater Dolorosa di cui si sono perse le tracce a San Pietroburgo all’inizio del Novecento. Sotto il titolo di “Sandro Botticelli ‘persona sofistica’” (così Vasari nelle sue Vite definisce il pittore per la sua natura inquieta, stravagante e incontentabile), la mostra presenta dunque il notissimo Ritratto di Giuliano de’ Medici (1478 – 1480), la tavola raffigurante la Storia di Virginia (circa 1500 – 1510), e il “nuovo” Botticelli dell’Accademia Carrara, idealmente riunito al suo pendant, andato perduto. Opera dal forte impatto emotivo e dagli effetti luminosi e cromatici di grande raffinatezza, il Cristo dolente (1495 – 1500), a lungo trascurato dalla critica, di recente è stato definitivamente attribuito a Botticelli. Le ricerche hanno ricostruito l’intricata vicenda che ha visto il Cristo separarsi dalla Mater Dolorosa con la quale costituiva un dittico destinato al culto privato che nella mostra bergamasca è “virtualmente” riunito all’opera perduta, finora mai segnalata nel catalogo dell’artista. (red)

A MILANO 250 OPERE PER RACCONTARE L’ULTIMO DECENNIO

Fino al 4 novembre il Palazzo della Ragione di Milano ospita “Cassandra. Le idee del 2001 e i fatti del decennio”, una mostra sui primi dieci anni del nuovo millennio, raccontata attraverso immagini di grandi fotografi, prime pagine, video, interventi di giornalisti e scrittori, con ingresso gratuito. L’esposizione, promossa dal Comune di Milano e Palazzo della Ragione, presenta oltre 250 opere tra fotografie, disegni, vignette, video. Il nome della mostra, “Cassandra”, rende merito al controvertice che venne organizzato in occasione dei difficili giorni del G8 di Genova. Il grande salone di Palazzo della Ragione ospita al centro, lungo il colonnato, la Cronologia del decennio: 11 grandi pannelli illustrati, con le notizie da non dimenticare; 99 vignette di Altan, Ellekappa e Vauro; 22 monitor, con la cronaca giorno per giorno, foto, video, prime pagine. La prima sezione, dedicata a Economia e lavoro, ospita i reportage fotografici di Francesco Cito, sui lavoratori della pastorizia e della pesca in Sardegna, e di Justin Jin, sulle condizioni degli operai in Cina. La seconda sezione, dedicata ai Beni comuni, offre due affreschi collettivi dei fotografi dell’agenzia Prospekt, il primo sull’acqua e la vita dei grandi fiumi, il secondo sui disastri climatici e ambientali, con immagini provenienti da ogni angolo del pianeta. La terza sezione, Guerra e repressione, comprende i disegni di Fernando Botero sugli orrori di Abu Ghraib, documenti da Wikileaks e tre reportage fotografici: Fernando Moleres sul carcere minorile in Sierra Leone, Samuele Pellecchia su piazza Tahir al Cairo e Ivo Saglietti sull’identificazione delle vittime di Srebrenica. Nell’ultima sezione, Società e diritti, Massimo Di Nonno racconta con le sue immagini l’arrivo dei migranti a Lampedusa ed Eros Mauroner la battaglia di Brescia per il diritto di cittadinanza. Inoltre un racconto fotografico collettivo ritrae i bambini nelle scuole del mondo. I medesimi temi - economia e lavoro, guerra e repressione, beni comuni, società e diritti - sono commentati da brevi testi di giornalisti, opinionisti, scrittori, tra i quali Alex Zanotelli, Erri De Luca, Gino Strada. Lungo il percorso sono disposte le opere in cartapesta dell’artista Winfried Loeschburg. Cassandra dedica un approfondimento ai fatti di Napoli e Genova 2001. (red)

 

I PITOTI PREISTORICI RACCONTATI DALL’ARTE DIGITALE

Per la prima volta, le arti digitali - con il loro fascino e la loro forza - si combinano ai cosiddetti pitoti della Valcamonica, una valle alpina con una delle le più ricche concentrazioni di immagini preistoriche d’Europa. I Pitoti, immagini preistoriche incise picchiettando sulle grandi rocce modellate dai ghiacciai, diventano, in una mostra allestita alla Triennale di Milano fino al 4 novembre, con sottotitolo “Digital rock art from ancient Europe”, parte di una grandiosa metafora cinematografica che vede le incisioni come i fotogrammi di un film proiettato nel vasto “cinema-auditorium” costituito dal paesaggio circostante. Il progetto prende poi spunto da questa metafora per stimolare nuovi sviluppi nel campo della ricerca. I colpi di picchiettatura sulla roccia, o “pexils”, si possono paragonare ai pixel delle immagini digitali. L’applicazione di questa idea apre le porte all’ uso delle tecniche digitali per riportare in vita le statiche immagini preistoriche: fotografia digitale, cartoni animati, fotografia time-laps, scansioni laser e stampe 3D, analisi acustiche in ambiente, “Panorama”, “Ambient Cinema” e un videogioco. Pitoti è una joint venture tra archeologi e artisti digitali, una collaborazione pionieristica che ha aperto prospettive inaspettate e sorprendenti. L’immenso emporio di arte rupestre della Valcamonica, primo sito italiano ad essere inserito nella World Heritage List - Unesco, è uno dei massimi patrimoni archeologici europei. Oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’istruzione e la cultura, costituisce un meraviglioso archivio su 10.000 anni di storia dell’Europa. Sulle rocce levigate l’uomo ha inciso con continuità unica i temi della propria cultura, dai cacciatori dell’epoca post-glaciale, attraverso il Neolitico, fino alle fasi dell’età del Rame e del Bronzo, quando la possibilità di lavorare i metalli e l’instaurarsi di reti di scambio commerciali determinarono una profonda trasformazione culturale. (red)

ALLA REGGIA DI VENARIA LE UOVA DI FABERGE’

Tredici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé, eccellenza di una produzione artistica che raggiunse l’apice nel passaggio tra Otto e Novecento, sono presenti in mostra alla Reggia di Venaria, fino al 9 novembre: costituiscono la più importante collezione al mondo di questo genere. Tra queste, si trovano ben nove Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore dell’Uovo del 1897. La mostra è dedicata appunto alle opere di alta oreficeria realizzate dal celebre Carl Fabergé, conosciuto anche come Karl Gustavovic Faberze (1846-1920), maestro gioielliere della corte imperiale dei Romanov. Sono esposti anche 350 preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo, oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation di Mosca. Le opere svelano con la loro bellezza i segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione dei metalli e pietre preziose, oro, argento, cristallo di rocca, diamanti e perle, e soprattutto degli smalti trattati con procedimenti particolari tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e cangianti. La mostra illustra il vasto repertorio di oggetti decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole da sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora. L’evento espositivo della Venaria è anche l’occasione per rievocare i rapporti tra la corte dei Romanov e la corte dei Savoia, dalla visita del figlio e della nuora di Caterina la Grande, i cosiddetti “Conti del Nord” che nell’aprile del 1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte, nell’aprile del 1910, quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai rappresentanti del Governo italiano. (red)

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