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Festival della Migrazione,
Zuppi (Cei): Se alziamo muri non vogliamo bene all'Italia

Festival della Migrazione, <br> Zuppi (Cei): Se alziamo muri non vogliamo bene all'Italia

Bologna, 27 nov - L’accoglienza, lo sviluppo e il sostegno all’Africa, le scelte che guardano al futuro e l’importanza di allontanare paure. La migrazione come risorsa per l’Italia, un Paese che per crescere ha bisogno di accogliere e integrare. Non di alzare muri. Sono tanti i temi toccati da Matteo Maria Zuppi, Presidente della CEI, Cardinale e Arcivescovo di Bologna che ieri, proprio a Bologna, ha preso parte al primo incontro della nona edizione del Festival della Migrazione, che si terrà fino a sabato. “Bisogna ricordarsi che la paura è cattiva consigliera, che la polarizzazione è cattiva consigliera, perché ti fa schierare, ma non ti fa capire; ti fa contrastare, ma non ti fa entrare dentro la complessità”: ha detto il Cardinale che ha sottolineato come il problema della migrazione non vada sottovalutato.

“Pensare insieme Europa-Africa è decisivo” perché si gioca “il grande futuro dell'Europa” ha spiegato Zuppi che ha ricordato che si tratta del “grande sogno degli anni Sessanta: tanti, anche africani, vedevano l'idea di Europa-Africa, e indubbiamente l'Africa sarà il continente che crescerà di più, molto di più dell'Asia. Noi non cresceremo, sarà l'Africa a crescere, e quindi, a maggior ragione, conviene ‘pensarsi’ insieme” ha detto Zuppi in occasione dell’incontro “Migrazione e cittadinanza: sfide e opportunità per rigenerare l’Italia”.

“Il piano Mattei è un contenitore: speriamo che dia forma a un rapporto” si è augurato Zuppi che ha ricordato che  “la difficoltà sta nel capire, nel scegliere. Che cosa si può fare? Prendiamo ad esempio la scuola: le scuole sono eccezionali con tutti i problemi, tantissimi, che vivono; qualche volta davvero fanno i salti mortali. La scuola integra, lì non c'è problema, non è che stanno aspettando la legge: lì sono tutti uguali”.

“L’integrazione – ha precisato Zuppi-  comincia con le relazioni e qui qualche volta si fa fatica. Anche la Chiesa ha un ruolo nel far vivere quella fraternità, nell’aiutare a vivere concretamente l'accoglienza, il conoscersi. Penso, ad esempio, a quando i figli sono amici. E se diventassero amici anche i genitori? Probabilmente cambierebbe molto l'idea che ‘quello è il mio nemico’ o quell’atteggiamento che fa scattare allarmi difensivi, che poi, a loro volta, mettono in moto altre cose. Se io guardo con diffidenza, questo produce un effetto. L’odio, l’inimicizia producono effetti – dinamiche che  non sono mai innocenti - mentre, al contrario l'attenzione, l'accoglienza genera altri effetti”.

“Non si tratta di auspici o di buone intenzioni” ha aggiunto Zuppi che ha esortato ad aprire gli occhi quando si parla di migranti perché si parla di scelte importati: “La scelta di costruire il futuro. Paradossalmente, significa voler bene all'Italia. Non vogliamo bene all'Italia pensando di alzare i muri e conservando quello che siamo, perché già siamo un'altra cosa e non riusciamo a capire come gestire quello che già siamo. Siamo già diversi”. “Se vogliamo che l’Italia diventi davvero grande – ha concluso - dovremmo pensare a delle scelte che liberino la popolazione dalla paura, che diano opportunità a tutti. In cui l'Europa e l’Arica si possano pensare insieme e in cui l'altro non diventi un nemico”. Infine sui migranti: “Per chi pensa che si sta meglio senza , la risposta è che no, non stiamo meglio senza. Certo è necessario pensare a diritti, doveri, legalità: guardare al futuro e non pensare solo a conservare il passato”. (red)

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