Roma, 28 nov - "La scelta è questa: o ti imbarchi o ti sparo". Nella Sala Nassirya di Palazzo Madama risuona, tra le altre, la voce del naufrago Soumaila Diawara, leader della formazione giovanile della sinistra maliana, perseguitato nel suo Paese e giunto attraverso la rotta libica in Italia, dove ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Una vicenda che ha molti punti in comune con quella di un altro naufrago, il giovane scrittore Ibrahima Lo, approdato sulle coste italiane quando aveva appena 17 anni, dopo essere stato soccorso da una Ong. Il suo drammatico viaggio dal Senegal all’Italia ha ispirato Matteo Garrone per il suo film “Io capitano”. “Non affogate il diritto d’asilo” il titolo dell'evento promosso dalla vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone. Delle infinite traversie che deve affrontare chi fugge da guerre e persecuzioni con la speranza di arrivare in Europa hanno parlato anche Tareke Brhane, presidente del “Comitato 3 ottobre”, l’organizzazione no profit nata all’indomani del naufragio del 3 ottobre 2013, durante il quale al largo di Lampedusa persero la vita 368 migranti, e che oggi promuove nelle scuole i valori dell’accoglienza e dell’integrazione, e l’attivista per i diritti umani Remon Karam Mahfouz Wisily, scappato dall’Egitto a 14 anni perché perseguitato per motivi religiosi. Degli aspetti più strettamente giuridici del fenomeno dell’accoglienza si sono occupati invece l’avvocata Francesca Cancellaro, docente del master in “Pratiche giuridiche e sociali nell’accoglienza dei migranti” presso l’Università di Bologna, e il contrammiraglio Vittorio Alessandro, già portavoce della Guardia Costiera. A moderare i lavori la giornalista de L’Unità Angela Noncioni, che ha presentato una serie di disegni realizzati al loro arrivo in Italia da vari naufragi salvati da ONG mentre rischiavano di morire a bordo di barconi e gommoni alla deriva nel Mediterraneo. "Abbiamo voluto far sì che questo Senato diventasse un megafono per raccontare delle storie - spiega Castellone - si parla spesso di immigrazione ma poi nessuno prova ad immedesimarsi nei panni di chi è costretto a lasciare la propria terra perché perseguitato, di quella madre che mette su una carretta del mare un proprio figlio, sapendo che non sopravvivrà. Ascoltare queste storie ci fa capire che una cosa è la narrazione, un'altra è la realtà. Dovremmo veramente impegnarci come istituzioni a fare un grande lavoro culturale, per raccontare la verità e per capire che il fenomeno dell'immigrazione non può essere arginato ma deve essere governato e per farlo serve rafforzare sempre di più la rete tra istituzioni, associazioni di volontariato, movimenti civici, ong, fare in modo che davvero da questa condizione complicata e poco governata possa venir fuori un Paese più forte, che sia finalmente aperto, accogliente, in cui ognuno si senta a casa e possa dare il proprio contributo per farlo crescere" conclude la parlamentare M5S. "Oggi - sottolinea invece Tareke Brhane - abbiamo raccontato le storie di tante persone che spesso restano nell'ombra, che non entrano nei dibattiti politici e sui mass media, ma è davvero importante che siano ascoltate dalla politica e dai cittadini. Serve un'alternativa, una soluzione concreta, non una battaglia di bandiera. Occorre lavorare anche nei Paesi di origine e transito per poter gestire il fenomeno: purtroppo continuiamo a vedere le persone che muoiono in mare. Dobbiamo sederci insieme e capire come si possa fare: abbiamo visto come è stato gestito il caso ucraino, come siano state aperte le porte a queste persone e come la vicenda sia stata narrata positivamente. Facciamo un appello a tutta la politica per provare a dare insieme una risposta" conclude il presidente del “Comitato 3 ottobre”.
(PO / Roc)////
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