Dal 5 dicembre “La Madonna di Tarquinia” di Filippo Lippi è tornata nel luogo per cui era stata pensata e commissionata, palazzo Vitelleschi, oggi sede del Museo Nazionale Archeologico di Tarquinia. L’opera, considerata una delle più raffinate composizioni sacre del Quattrocento, un dipinto su tavola realizzato dal grande artista fiorentino su incarico del cardinale mecenate Giovanni Vitelleschi, sarà esposta nell’abside della cappella del secondo piano dell’edificio fino al 4 marzo 2025, in occasione della mostra diffusa “1437. La Madonna di Filippo Lippi, Tarquinia e il cardinale Vitelleschi”, voluta dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (PACT) a chiusura delle celebrazioni del centenario del museo. L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Comune di Tarquinia e la Diocesi Civitavecchia-Tarquinia e con il sostegno del Dipartimento Diva del Ministero della Cultura e della Direzione Generale Musei. Mettendo a sistema i risultati degli studi recenti, la mostra si ripropone di illustrare legami fra arte, religione e potere nella Tarquinia della prima metà del Quattrocento, presentando il capolavoro di Filippo Lippi nel suo contesto originario di destinazione e di relazioni, ovvero la città natale del cardinale, con il suo più importante palazzo aristocratico, le sue chiese, e il suo retroterra di spiritualità, in particolare quella sviluppata dall’ordine agostiniano. Si tratta, in settanta anni, della terza volta che la Madonna del Lippi lascia Palazzo Barberini, dove è custodita attualmente. Sarà, dunque, un evento di altissimo valore simbolico e culturale per la città, che offrirà inoltre la possibilità di esplorare in più tappe il legame tra Tarquinia e il cardinale Vitelleschi. Infatti, il percorso espositivo coinvolgerà altri cinque luoghi: il duomo, la chiesa di Santa Maria in Castello, il palazzetto di Santo Spirito (archivio comunale) e la Sala degli affreschi del palazzo comunale. Il punto di partenza sarà il palazzo Vitelleschi, che, da vero organismo vivente, ha avuto una lunga storia e un suo sviluppo, fino a diventare museo. In questo contesto spaziale il progetto scientifico, coordinato dal professor Vincenzo Bellelli, direttore del PACT, mira a sottolineare l’importanza del contesto temporale: “Il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia è stato istituito nel 1916 e inaugurato nel 1924. Cento anni di storia, a cui in realtà si sommano altri cinque secoli di vicende del superbo edificio che lo ospita, palazzo Vitelleschi, gioiello dell'architettura rinascimentale. La seconda vita del Palazzo - quella di museo statale - è nata all'insegna di un ‘dono’, quello da parte della città di Tarquinia allo Stato, per farne un museo. Una storia esemplare, fatta di comportamenti virtuosi delle istituzioni pubbliche e delle persone che le hanno incarnate, per raggiungere l'interesse collettivo, sommo fra tutti gli obiettivi di una amministrazione pubblica: la creazione a Tarquinia di un museo che conservasse la memoria del territorio e della sua comunità. E così, nell'anno del centenario del museo, è parso naturale al PACT, in cui è confluito il museo tarquiniese, organizzare un grande evento culturale, che riproponesse con forza il legame fra Tarquinia e il ‘suo’ museo. La Madonna di Tarquinia realizzata da Filippo Lippi nel 1437 per il cardinale Vitelleschi ci è parso un tema adatto, perché identitario, che potesse vedere affiancati, in una sinergia fruttuosa, il PACT, il Comune e la Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia. Siamo felici che tutti, tarquiniesi e non, nelle vacanze natalizie e per tutto il periodo della mostra, possano ammirare la Madonna di Lippi nel luogo a cui Giovanni Vitelleschi l'aveva destinata”. “Il ritorno temporaneo de ‘La Madonna di Tarquinia’ di Filippo Lippi - dichiara il sindaco Francesco Sposetti - oltre a rappresentare un evento culturale eccezionale per il valore artistico dell’opera e il suo legame affettivo con la comunità, costituisce un’importante opportunità per far conoscere un altro periodo storico fondamentale della città, che spesso viene solamente identificata come culla della civiltà etrusca. La mostra, che avrà il suo fulcro in palazzo Vitelleschi e il cui percorso espositivo coinvolgerà il Duomo, la chiesa di Santa Maria in Castello, il palazzetto di Santo Spirito, sede dell’archivio comunale, e la sala degli affreschi del palazzo comunale, consentirà infatti di far luce sui rapporti fra arte, religione e potere nella Tarquinia della prima metà del Quattrocento e di volgere lo sguardo su altri edifici del centro storico di grandissimo pregio. Come Amministrazione comunale, siamo quindi onorati di collaborare nell’organizzazione della mostra”. “Contempliamo con gioia - afferma il vescovo Gianrico Ruzza - onore e rispetto per la straordinaria storia della nostra città di Tarquinia l’opera di Filippo Lippi nell’affascinante e suggestivo contesto di palazzo Vitelleschi e nella cornice di una mostra di enorme significato per la vita culturale della nostra città, in un’iniziativa scientifica alla quale la Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia ha aderito come partner con grande convinzione e soddisfazione. La felice coincidenza della mostra con l'inizio del Giubileo consentirà sicuramente a molti visitatori di vivere un’esperienza di pace e di godimento della bellezza che promana dall’arte ispirata dalla Luce divina”. (gci)
“QUESTA E’ PITTURA”: EMILIO VEDOVA AL FORTE DI BARD (AO)
La potenza del gesto e del segno della pittura di Emilio Vedova (Venezia, 1919 - 2006) sono al centro della mostra “Questa è pittura” allestita al Forte di Bard (AO), dallo scorso 30 novembre fino al 2 giugno 2025. Il progetto, curato da Gabriella Belli, vuole presentare l’opera di Vedova nella sua valenza pittorica, sfuggendo da ogni tentazione di lettura dettagliatamente storica o sociopolitica, per indirizzare lo sguardo verso l’eccellenza della sua pittura, che sempre stupisce per la folgorazione del colore e la vitalità della sua materia, espressione tra le più alte dell’Informale europeo. Emilio Vedova è stato uno degli artisti d’avanguardia più influenti del ‘900. Libero, dissidente, curioso e ribelle, ha tradotto nelle sue opere il suo impegno civile. Un intreccio per certi aspetti indissolubile che restituisce il profilo di un artista di altissimo talento e nello stesso tempo di una rara capacità d’essere dentro il farsi della storia. La mostra presenta 31 grandi dipinti e 22 opere su carta dell’artista, in un progetto promosso da Associazione Forte di Bard in collaborazione con 24 Ore Cultura e Fondazione Emilio e Annabianca Vedova. (gci)
LE OPERE DI TERRELL JAMES A MILANO CON “MYTH”
S’intitola “Myth” la personale dell’artista Terrell James, per la prima volta negli spazi milanesi di Cadogan Gallery dall’11 dicembre al 15 febbraio 2025. Dopo lo stand personale presentato all’edizione 2023 di miart, James rinnova la collaborazione con Cadogan presentando una nuova serie di lavori che segnano un’evoluzione nella sua pratica pittorica. Compaiono sulle sue tele tracce, impronte ed evocazioni figlie di un processo creativo che trasforma l’opera in un esercizio istintivo dell’atto del dipingere. Caratterizzata da una ricerca sul colore, la produzione di James mette in risalto i soggetti grazie allo studio sulle cromie, come in How a Poem Begins, in cui emergono frammenti di un paesaggio costruito da pennellate di blu, turchese e verde acqua. La sua è una pittura fortemente introspettiva e propone un’impressione astratta della realtà, presentando una stratificazione di forme e linee che allude a città e ad architetture inedite. James ha sempre utilizzato un linguaggio astratto, ma nei 15 dipinti che compongono il percorso di “Myth” è visibile il passaggio dell’artista verso una nuova ricerca su forma, linee e spazio. Il mito, concepito dall’artista come fondamentale chiave di lettura della natura umana, è un riferimento onnipresente nella sua ultima serie, che vede forme più nitide, paesaggi riconoscibili e colori più aderenti alla realtà, come nelle opere Sovereign e This Place, This Time. L’artista stessa descrive i lavori esposti da Cadogan Gallery come astrazioni tese a un approccio più strutturato alla forma, che non tralascia rimandi mitici intrecciati a nuovi paesaggi urbani. Terrell James vive e lavora a Houston. Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni, come quella del Boston Museum of Art, del Dallas Museum of Art e del Whitney Museum of American Art. È rappresentata da Cadogan dal 2015. (gci)
“CONTROCANTO”: TRA ARTE E UNIVERSO FEMMINILE A FIRENZE
La Galleria dell’Accademia di Firenze presenta la mostra “Controcanto”, un suggestivo dialogo tra l'universo femminile dell'artista fiorentina Daniela De Lorenzo e i ritratti dello scultore ottocentesco Lorenzo Bartolini. L'esposizione è stata inaugurata lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e sarà visitabile dal 26 novembre al 6 gennaio 2025. La mostra nasce come evento OFF del festival L'Eredità delle donne, la manifestazione dedicata all'empowerment femminile che valorizza il contributo passato e presente delle donne nei vari ambiti del sapere. La rassegna, giunta alla settima edizione, quest'anno è dedicata alla figura di Anna Maria Luisa de’ Medici (1667-1743) e alle generazioni femminili del futuro, come si evince dal tema “FUTURE”, gioco di parole che rimanda al contempo alle donne che verranno e all’avvenire nelle loro mani, leggendolo all'inglese. L’esposizione propone un incontro visivo tra dieci busti femminili dello scultore Lorenzo Bartolini (1777-1850) e il progetto che Daniela De Lorenzo (1959) ha creato per l'occasione. Un percorso che esplora l'interazione estetica tra le donne ottocentesche ritratte da Bartolini e gli studi dell'artista fiorentina sul corpo della donna, avvalendosi dell’uso di fotografia, scultura video e istallazioni. Il titolo della mostra è ispirato all’omonima opera fotografica di Daniela De Lorenzo (2004/2024). Un autoritratto che, attraverso uno spostamento improvviso della testa di fronte all’obiettivo fotografico al momento dello scatto, trasforma l’istantanea in un tempo dilatato, sospeso, ripensando così il concetto stesso di autoritratto attraverso la cancellazione di alcuni elementi dell’identità personale. “Tema centrale dell’esposizione - spiegano le Funzionarie storiche dell’arte della Galleria dell’Accademia e curatrici della mostra Elvira Altiero e Giulia Coco - è dunque il ritratto/autoritratto femminile, con una particolare attenzione al movimento e alla proiezione del corpo della donna, in un richiamo tra passato e futuro, tra lo studio del bello naturale, fondamento del rivoluzionario insegnamento di Lorenzo Bartolini nell’Accademia del XIX secolo, e le attuali ricerche di Daniela De Lorenzo sul corpo della donna, tra fotografia, pratiche scultoree e istallazioni che proiettano la raffigurazione femminile nel futuro”. (gci)
A FORLI’ LA RASSEGNA DEDICATA ALL’ARTE TESSILE IN ITALIA
Alla Fondazione Dino Zoli di Forlì (FC) va in scena, dallo scorso 26 ottobre fino al 16 marzo 2025, un’ampia disamina dedicata all’arte tessile in Italia, con alcune incursioni internazionali, dagli Anni ’50 del secolo scorso a oggi. L’esposizione, a cura di Nadia Stefanel, è promossa da Dino Zoli Textile e Fondazione Dino Zoli con il patrocinio di Comune di Forlì e Confindustria Romagna. Il titolo della mostra – “Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo” – intende sottolineare come il mezzo tessile, tradizionalmente visto come un’arte decorativa, sia diventato nel tempo una forma espressiva innovativa e plurale, che ha saputo intrecciare storie, culture e tecniche. Il viaggio attraverso le arazzerie rappresenta un’opportunità unica per comprendere come l’arte e l’artigianato si uniscano in un processo creativo collaborativo, capace di coinvolgere alcuni dei più importanti maestri del secondo Novecento (Sonia Delaunay, Gino Severini, Alexander Calder, Afro, Piero Dorazio, Riccardo Licata, Eros Bonamini) e di attrarre gli autori del presente (designer come Nathalie du Pasquier e Francesca Muller, stilisti come Antonio Marras, artisti come Omar Galliani, Maurizio Donzelli, Stefano Arienti, Loredana Longo, Sissi e Armida Gandini) che si sono avvicinati al tessile come forma espressiva, avvalendosi anche di tappeti vintage, carichi di storia e tradizione. Un viaggio in Italia che non solo celebra le tecniche di lavorazione del tessuto, ma invita anche a riconsiderare un’eredità culturale ricca e variegata, portata avanti negli anni da importanti arazzerie come Arazzeria di Esino Lario, Arazzeria Pennese, Arazzeria di Elio Palmisano e Studio Pratha, testimoni di una tradizione che continua a evolversi e rinnovarsi nel tempo, favorendo connessioni profonde tra artista e pubblico. Gli artisti in mostra sono: Afro, Stefano Arienti, Niki Berlinguer, Eros Bonamini, Alexander Calder, Sonia Delaunay, Maurizio Donzelli, Piero Dorazio, Gianni Dova, Nathalie Du Pasquier, Elena El Asmar, Omar Galliani, Armida Gandini, Fabio Iemmi, Riccardo Licata, Loredana Longo, Antonio Marras, Francesca Muller, Mauro Reggiani, Remo Salvadori, Gino Severini, Sissi, Guerrino Tramonti e Luigi Veronesi. I prestatori, invece, sono: Archivio Omar Galliani, Reggio Emilia; Atelier Antonio Marras, Milano; Alessandro Casciaro Art Gallery, Bolzano; Galleria Moshe Tabibnia, Milano; Galleria Antonio Verolino, Modena; Museo Guerrino Tramonti, Faenza; Archivio Eros Bonamini, Verona; Studio Pratha, Sarule; Studio Francesca Muller, Amsterdam; Galleria FPAC Francesco Pantaleone, Palermo. (gci)
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