Ha aperto per il pubblico genovese il 12 dicembre, nella Saletta dell’Arte del Galata Museo del Mare, “L’Acqua e le sue forme”, mostra fotografica organizzata dal Circolo Fotografico UniTre di Genova, che sarà visibile, con il biglietto d’ingresso al museo, fino al 19 gennaio 2025. Tema delle 38 opere esposte, così come suggerito dal titolo, è l’acqua, in tutte le sue forme, la sua costante e fondamentale presenza nelle nostre vite, ma anche le problematiche che derivano dall’eccesso o dalla mancanza di questo essenziale elemento. “Con questa mostra - commenta il curatore Franco Valenti - ci siamo posti l’obiettivo di trovare, tra i diversi stati fisici in cui l'acqua si presenta, le possibili forme che può assumere. Ogni stato dell'acqua, liquido, solido o gassoso, regala infatti un immenso numero di rappresentazioni, spesso di grande impatto visivo. Immagini diverse, come diverse sono le sensibilità dei fotografi che le hanno scattate. Il nostro scopo è stato quello di evidenziare la presenza costante ed essenziale che l'acqua ha nelle nostre vite, senza tralasciare, al termine del percorso espositivo, le conseguenze della sua mancanza o del suo eccesso, eventi spesso dolorosamente impattanti nelle nostre vite. Speriamo di esserci riusciti, almeno in parte”. L’UniTre di Genova nasce nel 1987 per opera di un gruppo di allora volenterosi (e divenuti col tempo “volontari” a tutti gli effetti) sollecitati da un amico di vecchia data, un salesiano, uomo di cultura spinto da vivace curiosità giornalistica, che, grazie a quest’ultima, aveva avuto la possibilità di conoscere da vicino la prima Sede italiana di questa Associazione, nata a Torino nel 1975, sull’esempio delle prime Università della Terza Età francesi degli anni 1968/69. L’UniTre presenta programmi di divulgazione di livello elevato nei più svariati rami del sapere, promuove le attività a carattere sociale e ricreativo tese alla più completa promozione sociale. Realizza quanto sopra attraverso il volontariato gratuito di Organi direttivi, collaboratori, docenti e assistenti, rivolgendosi a tutti senza alcuna distinzione. (gci)
A MILANO UN’OCCASIONE PER SCOPRIRE ELENA SALMISTRARO
Un’occasione per scoprire l’arte di Elena Salmistraro: dallo scorso 28 novembre fino all’8 febbraio 2025, la galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano ospiterà “Alchimie nel Vuoto”, prima mostra personale dell’artista e designer, a cura di Silvana Annicchiarico. In modo inedito, l’artista sceglie di esprimersi prevalentemente attraverso il disegno e la pittura, mettendo in luce il lato più profondo e artistico del suo lavoro, aprendo le porte di un mondo fantastico, popolato da figure curiose. Il disegno è un gesto intimo e primordiale, un atto che per Salmistrato diventa terapia; disegnare è passione, ossessione, necessità. In questo universo popolato da personaggi ibridi e deformi, l’artista affronta le sue paure e quelle del mondo, creando un immaginario dove l’Horror Vacui – la paura del vuoto – viene esorcizzato attraverso un flusso continuo di segni e colori. Il concetto di monstrum – inteso come prodigio che affascina e inquieta – diventa centrale nella poetica di Salmistraro. I suoi mostri e i suoi freak, che disegna fin da piccola, sono corpi di confine fra umano e animale, ma anche tra figurazione e astrazione e invitano a esplorare il lato nascosto del nostro essere, a guardare oltre la superficie. Il titolo, “Alchimie nel Vuoto”, richiama una dicotomia che attraversa tutto il lavoro di Elena Salmistraro: nelle sue opere, infatti, ogni spazio viene riempito e il vuoto fisico si trasforma in un luogo di riflessione e metamorfosi. La sua estetica attinge al neo-primitivismo, al surrealismo e al realismo magico, dissolvendo i confini tra il ludico e l'onirico. Se la galleria è uno spazio pulito, un involucro nudo con pareti bianche e asettiche, il vuoto ospiterà mostri, freak, incubi e paure, forse superate, simboli di cambiamento e integrazione, e manifesti di un nuovo concetto di bellezza. Oltre ai grandi dipinti su tela, sarà presentato un tappeto prodotto da TaiPing, due totem e tre vasi realizzati da Bosa Ceramiche dipinti a mano dall’artista, e una scultura lignea prodotta da Scapin, che sono tutte frutto di una riflessione personale e artistica maturata nel corso degli anni. Elena Salmistraro è designer e artista, nata nel 1983 a Milano, dove attualmente vive e lavora. Laureata in Fashion Design e in Industrial Design presso il Politecnico di Milano, ha fondato nel 2009 il suo studio con l’architetto Angelo Stoli, lavorando a progetti che spaziano tra arte, design e moda. Il suo stile si distingue per l'uso di texture tridimensionali e colori vivaci, fondendo arte e design. Ha collaborato con importanti aziende come Alessi, Apple, Bosa e Nike. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e nel 2022 viene premiata con l’importantissimo “Frame Design Award” come “Best Designer” dalla rivista internazionale di architettura e design Frame, mentre dal 2017 è Ambasciatrice Mondiale del Design Italiano. Le sue opere sono state esposte nelle principali fiere di settore italiane e internazionali e in alcuni dei più importanti musei, come la Triennale Design Museum, il Guggenheim di Venezia, l'ADI Design Museum e la Pinacoteca di Brera. Partecipa a TEDx di Padova nel 2022 e nel 2023 Forbes Italia la inserisce tra le 100 donne di successo dell’anno. Oltre alla sua attività creativa, insegna Design presso realtà come il Politecnico di Milano e l’Istituto Marangoni. (gci)
TRE CAPOLAVORI MARMOREI RAFFIGURANTI AGRIPPA POSTUMO A ROMA
Nella Sala degli Arazzi dei Musei Capitolini di Roma viene presentato al pubblico per la prima volta il ritratto di Agrippa Postumo della Fondazione Sorgente Group che dialoga idealmente con altri due ritratti di Agrippa: uno proveniente dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e un altro dalle Collezioni Capitoline. Aperta al pubblico dallo scorso 29 novembre fino al 27 aprile 2025, la mostra riunisce per la prima volta insieme questi tre capolavori marmorei che raccontano la storia dello sfortunato erede di Augusto, Agrippa Postumo, ultimo figlio di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia, unica figlia di Augusto. L’esposizione, a cura di Laura Buccino, Eugenio La Rocca e Valentina Nicolucci, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Fondazione Sorgente Group e il sostegno del Gruppo Sorgente e Condotte 1880. Servizi museali Zètema Progetto Cultura. Le tre sculture esposte, tra cui la testa di recente acquisizione della Fondazione Sorgente Group, rappresentano le repliche migliori conservate di un tipo di ritratto che la critica attribuisce ad Agrippa Postumo. I ritratti sono databili tra l’adozione del 4 e la condanna del 7 d.C., nel periodo in cui Agrippa Postumo ricevette onorificenze e dediche statuarie a Roma e in tutti i territori soggetti all’impero. I ritratti di Agrippa Postumo ci riportano alle vicende della storia dell’Impero romano, quando, dopo il 4 d.C. e numerosi lutti per la morte precoce dei successori designati alla successione di Augusto, prima Marcello (figlio della sorella di Augusto Ottavia) e poi Lucio e Gaio Cesari (anch’essi figli di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia), l’imperatore fu costretto a rivedere la sua linea di successione adottando Tiberio Claudio Nerone, figlio di primo letto della moglie Livia, e Agrippa Postumo, l’ultimo dei cinque figli di Marco Vipsanio Agrippa, il più grande collaboratore di Augusto e di Giulia, sua figlia. Il nome “Agrippa” fu scelto dallo stesso Augusto, in quanto era nato poco tempo dopo la morte del padre, da cui il cognomen Postumus. Al momento dell’adozione, il giovane cambiò il suo nome in Agrippa Iulius Caesar, poiché era entrato a far parte della famiglia di Augusto, la Iulia, ed era così divenuto uno degli eredi designati (Caesar) alla successione. Nonostante Agrippa Postumo fosse l’unico nipote rimastogli, Augusto lo ripudiò ben presto, pare per ragioni caratteriali, allontanandolo da Roma e facendolo esiliare prima a Sorrento e poi a Pianosa, come riferiscono le fonti antiche, ma forse anche per le lotte di potere che animavano la corte negli ultimi anni di vita dell’anziano princeps. I tratti fisionomici delle tre sculture in mostra sono inconfondibili – la fronte accigliata, gli occhi stretti e allungati profondamente infossati, gli orbitali enfiati, la piccola bocca serrata, segnata da rigonfiamenti ai lati, le due fossette incavate, tra il naso e il labbro superiore e tra il labbro inferiore e il mento sporgente – e contribuiscono a conferire al volto giovanile un’espressione seria e concentrata, resa ancora più incisiva dalla torsione della testa. La principale caratteristica del ritratto è lo sguardo “torvo”, particolarmente evidente nella replica ai Capitolini, ma presente anche nelle altre. Il tipo ufficiale del ritratto di Agrippa Postumo della Fondazione Sorgente Group fu realizzato verosimilmente in occasione della sua adozione da parte di Augusto nel 4 d.C., quando Agrippa Postumo aveva 16 anni, e utilizzato per le onorificenze dedicategli in quanto erede designato, con il nome di Agrippa Iulius Caesar, almeno fino al suo allontanamento dalla famiglia e all’esilio nel 7 d.C. “Ci riempie di orgoglio l’aver promosso la Mostra monografica dedicata alla presentazione, per la prima volta al pubblico, del volto del giovane principe giulio-claudio, identificato dal prof. Eugenio La Rocca con Agrippa Postumo - ha dichiarato Valter Mainetti, Presidente della Fondazione Sorgente Group - L’esposizione dei tre ritratti, riuniti per la prima volta, è un’importante occasione di conoscenza e di studio, e soprattutto un’opportunità che vede coinvolta la nostra Fondazione, quale istituzione privata, e la prestigiosa sede dei Musei Capitolini, guidati dal Sovrintendente Capitolino, Claudio Parisi Presicce, il cui rapporto di stima e di collaborazione ha consentito la realizzazione di molti progetti culturali”. “Una parte importante della collezione archeologica della nostra Fondazione - ha dichiarato Paola Mainetti, Vicepresidente della Fondazione Sorgente Group - riguarda proprio la ritrattistica dei protagonisti della gens giulio-claudia, in modo particolare degli eredi designati da Augusto alla sua successione imperiale. La Fondazione Sorgente Group ha proseguito in questi anni la sua attività con l’obiettivo di implementare la collezione dei ritratti imperiali, promuovendoli e valorizzandoli attraverso esposizioni e studi scientifici, così come è avvenuto anche per i volti di Lucio Cesare e Gaio Cesare, fratelli dello stesso Agrippa Postumo in mostra; poi Germanico, figlio di Druso e Antonia Minore, il cui ritratto è presente in collezione”. (gci)
A MILANO ESPOSTE LE OPERE SALVATE DALLE MAFIE
La lotta alle mafie passa anche per l’arte: dal 3 dicembre al 26 gennaio, nelle sale di Palazzo Reale di Milano, “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche” restituisce al pubblico una serie di opere d’arte contemporanea, tra dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Salvador Dalí, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo e altri, provenienti da confische fatte dalla pubblica autorità alla malavita organizzata. L’esposizione è parte del progetto Arte per la cultura della legalità, a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno. La rassegna milanese è la seconda tappa di un itinerario che si è aperto con una straordinaria anteprima, a novembre, al Museo Hendrick Christian Andersen a Roma, e che si chiuderà al Palazzo della Cultura a Reggio Calabria, dall’8 febbraio al 27 aprile. Oltre a presentare un patrimonio culturale in buona parte rimasto inaccessibile alla collettività, l’iniziativa mette in risalto il ruolo e l’impegno delle istituzioni coinvolte nel lungo e virtuoso processo che è stato necessario per recuperarle – fra queste, il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio culturale e la Guardia di Finanza – e per verificarne l’autenticità e l’interesse culturale. Le oltre 80 opere che compongono il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio cronologico e tematico, provengono da due differenti procedimenti. Il primo è scaturito da due indagini incrociate, svolte dal R.O.S. dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo, è frutto di una confisca a carico di un soggetto, pienamente inserito nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite. La mostra consente di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, in particolare l’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle correnti artistiche del tempo. Tra queste, s’incontra il gruppo Novecento con Mario Sironi (Composizione astratta - Scena urbana con carrozza, Moltiplicazione II, prima metà del XX secolo), la Metafisica con autori quali Giorgio de Chirico (Piazza d’Italia, prima metà del XX secolo) e Carlo Carrà (Capanno sulla riva, 1955), la Transavanguardia di Sandro Chia (Ossa fossa cassa, 1990; Cupido, 1996), Enzo Cucchi (Autostrada del Pensiero, 1997), Mimmo Paladino e la Nuova scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Nunzio Di Stefano, insieme a esperienze, quali l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring (Kh mural, 1989), la land art di Christo e il genere del libro d’artista, come Cantata Bluia Libro dore di Pier Paolo Calzolari. In mostra anche alcune opere scultoree: accanto al piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro (Disco, 1986/2003), artista di fama internazionale per l’arte monumentale pubblica, vengono proposte sperimentazioni più contemporanee, come i lavori di Michele Savini (Anello, 2008; Coniglio, 2009) realizzati con materiali inusuali come la gomma da masticare. Dopo le rassegne di Milano e Reggio Calabria, il primo gruppo di lavori, provenienti da una confisca divenuta definitiva nel 2018, sarà consegnato a diversi istituti museali del MiC selezionati dal Direttore generale Musei Massimo Osanna su tutto il territorio nazionale: a Milano (Pinacoteca di Brera – Palazzo Citterio), Roma (Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Museo delle Civiltà e Istituto centrale per la grafica), Napoli (Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento) e Cosenza (Galleria nazionale di Cosenza). Il secondo gruppo di 22 opere rimarrà a Reggio Calabria, presso il Palazzo della Cultura “Crupi”, dove, sin dal 2016, sono permanentemente esposte oltre 100 opere d’arte, tutte facenti parte di una unica confisca effettuata dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2015 e affidate dal Segretariato regionale del MiC per la Calabria alla Città metropolitana. Accompagna la mostra un catalogo Electa Editore. (red)
“ENCANTADAS”: A REGGIO EMILIA L’ARTE DI DAVIDE BENATI
Gli spazi quattrocenteschi di Palazzo da Mosto a Reggio Emilia ospitano, dallo scorso 7 dicembre fino al 2 marzo 2025, la mostra “Encantadas” di Davide Benati, che ripercorre un'avventura artistica ormai cinquantennale attraverso una selezione di opere storiche e numerosi inediti, testimonianza di una costante ricerca, che affonda le proprie radici negli anni Ottanta e prosegue oggi con rinnovato slancio e determinazione. Dopo le mostre ai Musei Civici (1992) e a Palazzo Magnani (2003), l'artista torna a esporre nella sua città natale con un nuovo progetto, curato da Walter Guadagnini e promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani. La personale trae il titolo - “Encandatas” - dall’omonima serie pittorica, realizzata negli ultimi anni. “Ho scelto per Palazzo da Mosto opere di vari periodi della mia storia - dichiara Davide Benati - Molte sono state dipinte nel mio nuovo studio in città, altre arrivano da prestiti di collezioni pubbliche e private, anche loro mai esposte o esposte tanto tempo fa in gallerie italiane e straniere. Sono tutte di grande formato, adatte agli spazi maestosi e pieni di fascino del palazzo”. Il curatore della mostra, Walter Guadagnini, racconta: “Da anni seguo con attenzione il lavoro di Davide Benati e ritengo che questa mostra a Reggio Emilia rappresenti un'occasione fondamentale per tracciare un percorso completo della sua ricerca artistica, appartata ma tra le più significative dell'arte italiana a cavallo tra i due secoli. In oltre quarant'anni Benati ha saputo definire con coerenza e profondità gli elementi essenziali della sua poetica, offrendo una visione unica e raffinata della pittura e delle sue tecniche. Nel percorso espositivo di Palazzo da Mosto sono presenti gli acquarelli degli anni Ottanta, in cui si fondono Oriente e Occidente; le grandi tele degli anni Novanta insieme ai trittici inediti dei Duemila, che esaltano il magistrale uso di luce e colore; infine, i taccuini e le composizioni su carta, che svelano uno sguardo intimo sul processo creativo dell'artista. Questa mostra nasce come invito a riscoprire un artista che ha saputo trasformare la sua visione del mondo in una pittura capace di incantare e stupire”. La personale a Palazzo da Mosto si apre con la produzione dei primi anni Ottanta, che ha dato notorietà a Benati costituendo la base fondante per il lavoro successivo: acquarelli di grande formato su carta nepalese di raffinata sensibilità, immagini eteree che uniscono Oriente ed Occidente, sogno e realtà. La mostra presenta poi una scelta di opere realizzate tra gli anni Novanta e l'inizio del nuovo millennio: grandi lavori in cui la pratica del dittico e del trittico si afferma come primaria. Il percorso, che si compone di circa cinquanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private e dallo studio dell'artista, si conclude con una serie di grandi trittici inediti, che testimoniano la continuità dell'ispirazione di Benati e il suo straordinario uso della luce e del colore. Completano la mostra alcune composizioni di carte e i taccuini di viaggio, in parte esposti nel 2024 alla Biennale Disegno Rimini: appunti privati in cui in pochi centimetri di carta, in poche gocce di acquarello, in pochi segni di matita si condensano gli studi per i grandi dipinti in esposizione. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore con un testo inedito di Walter Guadagnini, un'antologia critica con contributi testuali di Roberto Sanesi, Arturo Carlo Quintavalle, Massimo Cacciari, Lea Vergine, Antonio Tabucchi, Elena Pontiggia, Fabrizio D'Amico, Antonio Tabucchi, Massimo Pulini, Francesco Tedeschi, Marco Tonelli, Sandro Parmiggiani, Mario Bertoni ed Eleonora Frattarolo e la documentazione delle opere esposte. Main sponsor della mostra sono: Attolini Spaggiari Zuliani & Associati Studio Legale e Tributario, FCR - Farmacie Comunali Riunite. Gli sponsor invece sono: Coopservice, Grasselli S.p.A., Naturasì, Emak, Comet, Sabart, Tecomec. Infine, gli sponsor tecnici: Oltre Restaurant, Markeven. Per l’iniziativa anche il donatore sig. Santo Brugaletta. (gci)
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