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Le pensioni pagate
con un giorno di ritardo

Le pensioni pagate <br> con un giorno di ritardo

di Vittorino Beifiori

La Finanziaria congedata dal governo si é prestata a valutazioni prevalentemente non di merito da parte dei partiti. Questo metodo nell'esprimersi di quelli che una volta erano i rappresentanti del popolo aumenterá l'astensione alle prossime elezioni.


L'argomento pensioni invece trova l'accordo di tutti i tecnici nel definire l'operato del governo non solo insignificante, ma deleterio e perfino irridente nei confronti dei cittadini. Da quando l'Inps ha assorbito l'Inpdap lo squilibrio finanziario si é andato aggravando. Anziché invertire la rotta, si é proseguito nell'allargamento della base imponibile a qualunque costo, colpendo ad esempio settori come lo sport dilettantistico; introducendo misure valide solo temporaneamente, ad esempio per un anno; favorendo ceti giá privilegiati. Illudendo, con atto meramente propagandistico, i cittadini con misure come quella che permetterebbe  di andare in pensione nel 2025 a 64 anni a determinate condizioni, cioé usufruendo di tutte le gestioni e i fondi complementari. A conti fatti, prevedono molti tecnici della complessa materia, andranno in pensione in tutta Italia solo alcune centinaia di persone, 700, comunque meno di mille privilegiati. In qualche caso per usufruire della "promessa" del governo occorrerebbe un montante contributivo in 28 anni di 400 mila euro.


Il Capitano oltre ad aver "svaligiato" le casse dell'Inps imponendo la famigerata quota 100 per pochi cittadini, sperando, vanamente si é visto poi alle elezioni europee, di carpirne il voto, oggi illude con una norma praticamente inattuabile. Paragonabile alla fallimentare APE volontaria naufragata con la richiesta di accesso alla misura di solo 484 cittadini.
Molti dati vengono manipolati, come ad esempio quello di considerare occupati gli assunti per un solo giorno.


Interessantissima tuttavia é una notizia passata sotto traccia, che impone alcune risposte a salvaguardia della Trasparenza, della Dignitá dei cittadini che non possono informarsi dettagliatamente su tutto, e della Affidabilitá delle Istituzioni.
In gennaio le pensioni sono state fruibili dal giorno 3 anziché il 2, giornata pienamente lavorativa. Non sono state violate norme, ma delle spiegazioni devono essere date: sulla giornata "cuscinetto", sulla disponibilitá dei fondi da parte di banche e Poste italiane, sulla effettiva erogazione ai pensionati, trattandosi di somme ingenti, 342 miliardi di euro l'anno. Non dimenticando che "money sleeps never".


I pensionati che percepiscono una rendita mensile fino a 1500 € sono 3.861.019 ( di cui 374.343 meno di 500 €, 1.438.589 meno di 1000): non possono essere definiti benestanti, galleggianti sulla liquiditá o nella disponibiliá di un conto corrente con possibiitá di sconfinamento. Senza contare che l'importo delle pensioni minime nel 2025 é di 617,9 euro (dai 614,77 del 2024), con incremento dello 0,8%, mentre l'inflazione é stata di 1,8%.


Una minima attenzione sociale imporrebbe di pagare le pensioni appena possibile, come negli altri mesi dell'anno: il primo giorno lavorativo dopo una festivitá. Impressiona il silenzio di tutti, partiti e sindacati, sull'argomento. Al momento delle elezioni e dei tesseramenti i cittadini se ne ricorderanno, secondo il fondamentale principio di marketing : l'utente dimentica presto il prezzo basso, ma mai il cattivo servizio.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)