Con il turismo delle radici, il progetto che invita gli italiani all’estero e italo-discendenti a venire in Italia per scoprire i luoghi e le tradizioni delle proprie origini “abbiamo sistematizzato un tipo di turismo, abbiamo costruito un’offerta turistica che non esisteva. Non si tratta solo di andare a riscoprire la casa dei propri avi, si tratta di riscoprire il legame con l’Italia. Attraverso, ad esempio, laboratori di artigianato, cucina, corsi di lingua italiana”. Lo ha detto Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI in occasione della tavola rotonda su “L’Italia che vogliamo: giovane, dinamica e inclusiva” che si è tenuta dopo il convegno “@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario” promosso e organizzato da Inps e Fondazione Migrantes. Vignali ha sottolineato che sono stati promossi molti eventi all’estero per far conoscere il turismo delle radici: “Ora spettiamo di vedere quale sarà l’impatto nei prossimi anni”. Il turismo delle radici nasce con l’intento di far scoprire cultura, riti e tradizioni e valorizzare i luoghi che non sono meta del turismo di massa. Il progetto – come ha ricordato Vignali – “coinvolge oltre 800 piccoli Comuni italiani”. Esistono poi “venti gruppi regionali”: uno in ogni regione italiana, che si occupano di informare, accogliere e assistere i viaggiatori delle radici. “E’ un programma importante – ha concluso Vignali - che serve all'Italia e serve anche a riconnettersi agli italiani all'estero”. (TDR Gil)
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