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direttore Paolo Pagliaro

OFF/OFF Theatre, Sara Ciocca è Saman

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

OFF/OFF Theatre, Sara Ciocca è Saman

La cronaca nera a teatro. Il fatto di cronaca su cui l’OFF/OFF Theatre di Roma apre il sipario da venerdì 31 gennaio a domenica 2 febbraio, riguarda l’omicidio di Saman Abbas avvenuto il primo maggio del 2021. Un caso che ha scosso l’Italia che ha assistito alla morte di una ragazza per mano dei suoi familiari e che è ricordato dal monologo “Saman - Vita e morte di una ragazza italiana”, scritto e diretto da Gianni Cardillo e Francesco Apolloni. Protagonista di questo lavoro, che precede un tour autunnale, la giovanissima e talentuosa Sara Ciocca che, tra tanto cinema nonostante i suoi 17 anni, sceglie proprio la tragica vicenda della sua coetanea per salire su un palco teatrale. Il testo è Liberamente ispirato al libro “Saman. Vita e morte di una ragazza italiana” di Elisa Pederzoli e Jacopo Della Porta. Con le scene di Sergio Tribastone, i costumi di Ginevra Polverelli e le luci di Giuseppe Fischetti. Saman Abbas è stata uccisa l’1 maggio 2021 a soli 19 anni dai suoi familiari, per salvare il loro onore. Da allora la sua anima è bloccata nel limbo islamico dell’al-Barzakh e, mentre aspetta di scoprire come mai le sia negato il paradiso, ci racconta le indagini che un testardo maresciallo dei Carabinieri svolge per scoprire dove sia il suo cadavere, chi e perché l’abbia uccisa. Saman ha osato ribellarsi al volere del padre, che ne aveva combinato il matrimonio in Pakistan con un cugino ricco. Voleva essere libera di scegliere chi amare, di vivere come una normale ragazza occidentale, visto che i suoi l’avevano portata in Italia. Queste le sue uniche colpe, condite da fughe, illusioni, coraggiose prese di posizione, ingenui ritorni, e dall’incontro con l’Amore che cambia tutto. Un amore che non solo la sua famiglia, ma anche la burocrazia italiana le impedisce di vivere appieno, in mancanza di quei documenti che il padre di Saman tiene sotto chiave. E lei, rinunciando alla protezione della casa famiglia in cui è stata trasferita, decide di andare a recuperarli quei documenti, confidando nell’affetto dei propri genitori. Non immagina che la sua condanna a morte sia già stata decisa, né che il suo rientro a casa la renda inevitabile agli occhi dei parenti. Dopo oltre un anno di ricerche, dopo l’arresto dei suoi assassini, il 18 novembre 2022 il corpo di Saman viene ritrovato. E si scopre che l’avevano seppellita senza seguire il rito islamico, per negarle il paradiso. Quel paradiso a cui la sua anima, libera e paga di giustizia, può finalmente ascendere.

 

 “Quella di Saman Abbas – si legge nelle note di regia - è una tragedia che ha scosso e indignato l'Italia e il mondo intero. Racchiude in sé temi importanti quali il femminicidio, i diritti delle donne, l'immigrazione, le differenze culturali… Ma prima di essere vittima della ferocia dei propri familiari, Saman è stata vittima della propria ingenuità: ha voluto credere che le persone preposte ad aiutarla avrebbero potuto farlo senza trovarsi le mani legate da bizantinismi burocratici, e che l’affetto dei propri familiari sarebbe stato più forte di ogni barbara tradizione. Quando ha capito di essersi illusa era ormai troppo tardi. La voce di Saman ci è arrivata dritta al cuore, urlava di far conoscere la sua storia, l’inferno vissuto da un’adolescente che inseguiva ciò che per molte sue coetanee è la normalità: essere libera di amare. Le abbiamo dato voce per provare a far immergere gli spettatori nel suo mondo, nella sua illusione, nella sua incredulità, nel suo stupore. Siamo infatti convinti che il teatro possa ancora svolgere una funzione sociale, far riflettere e, senza pietà, mettere noi spettatori di fronte alle nostre responsabilità. Perché, a pensarci bene, siamo in qualche modo tutti un po' responsabili di quanto accaduto a Saman, se non individualmente almeno come società. Sara Ciocca è nata a Roma il 30 gennaio 2008 da genitori molisani. Frequenta il liceo linguistico; sin da piccola si dedica allo studio del canto e della danza con propensione verso lo stile classico, contemporaneo e jazz. Inizia successivamente a studiare il pianoforte partecipando ad importanti concorsi nazionali ed internazionali. All’età di sette anni intraprende il suo percorso d’attrice e doppiatrice esordendo con la serie “Il Miracolo” di Niccolò Ammaniti. Nel 2019 affianca Alessandro Siani ne “Il giorno più bello del mondo” interpretando il ruolo di Rebecca. Sempre nello stesso anno è una delle protagoniste del film “La Dea Fortuna” di Ferzan Ozpetek. Il 2020 è la volta di Giovanni Veronesi che le affida il ruolo della principessa Ginevra nell’opera “Tutti per 1-1 per tutti” dividendosi contemporaneamente con le riprese della serie “La Vita Promessa” di Ricky Tognazzi e Simona Izzo. Nel 2021 interpreta il ruolo di Salmetta in “Una Famiglia Mostrusa” di Volfango de Biasi e quello di Lucia Ottonello nella serie “Blanca” prendendo parte anche alla seconda stagione nel 2023. Sempre nel medesimo anno è impegnata nelle riprese dei film “America Latina” dei fratelli D’Innocenzo presentato in concorso alla 78ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Greta e Le Favole Vere” di Berardo Carboni, vestendo i panni della protagonista Greta e affianca Gabriele Montesi e Michela Cescon nel thriller di Donato Carrisi “Io sono l’Abisso”.

 

 Nel 2022 è la protagonista femminile dell’opera prima di Brando De Sica “Mimì il Principe delle Tenebre” interpretando il ruolo di Carmilla, dividendosi seguitamente con le riprese della commedia diretta da Francesco Patierno “Improvvisamente Natale”. Nell’autunno 2022 affronta il ruolo di Nina nel film post-apocalittico “Nina Dei Lupi” con la regia Antonio Pisu. Nel 2023 gira l’opera di Marco Tullio Giordana “La Vita accanto” sceneggiata da Marco Bellocchio e successivamente è al fianco di Barbora Bobulova Stefania Sandrelli e Marie Christine Barrault nel film “Per Il mio bene” di Mimmo Verdesca. Nel 2024 esce il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” prodotto e sceneggiato da Roberto Proia, con la regia di Margherita Ferri, interpretando il ruolo di Sara, ragazza energica e gioiosa. Recentemente è impegnata nella realizzazione di importanti opere cinematografiche e televisive. Contemporaneamente all’attività d’attrice è sempre stata impegnata nel lavoro di doppiatrice. Tra i suoi più famosi personaggi doppiati troviamo: Giulia Marcovaldo in “Luca”, Riley in “Inside Out 2”, Lin in “The Monkey King”, Tabitha Templeton in “Baby Boss- Affari di Famiglia”, Fuka Hasegawa in “ll Castello Invisibile”, Ayumu Fujino in “Look Back”, Lydia Page in “Home Education-Le regole del male”, Alisha Weir in “Abigail”, Amie Donald in “M3GAN”, Serrana Su-Ling Bliss in “Enola Holmes 2”, Keenley Karsten in “The Fabelmans”, Frankie Corio in “Aftersun”, Angela Maria in “Bittersweet Rain” e molti altri film, serie, e opere animate. Vincitrice del premio “Giovani rivelazioni” alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia e del premio Nuovo Imaie per l’opera “Nina dei lupi”. Nel 2024 vince il premio “Ludovica Modugno” alla 25ma edizione del Festival Internazionale del Doppiaggio. (PO / redm)




A Roma la commedia ‘La ciliegina sulla torta’

Una commedia sfacciata e piccante sulla famiglia e le sue innumerevoli dinamiche. Da giovedì 30 gennaio a domenica 16 febbraio arriva sul palco del Teatro Manzoni di Roma (Via Monte Zebio 14)  “La ciliegina sulla torta”, scritta e diretta da Diego Ruiz e interpretata da Edy Angelillo, Blas Roca Rey, Milena Miconi e Luca Attadia.  Ci sono giorni speciali nella vita di ogni ragazzo, che rimarranno per sempre scolpiti nella memoria: il primo bacio, la prima volta, la prima serata folle con gli amici. Poi ci sono degli eventi particolari, ugualmente importanti, a cui non si può proprio legare un bel ricordo. E c’è un particolare giorno, una specifica esperienza legata quasi sempre ad una figuraccia di dimensioni apocalittiche: la presentazione della fidanzata ai propri genitori.  Ogni ragazzo sa che la madre sarà piena di sorrisi e che cercherà di essere simpatica e alla mano, ma sa anche che vedrà in quella ragazza la propria nemica giurata con cui combattere una guerra lunga una vita intera. Il padre sarà invece condiscendente e insolitamente spiritoso, ma sappiamo bene che sta solo cercando di arginare lo tsunami che di lì a poco si potrebbe scatenare. Ma cosa succede se la fidanzata è molto più grande?  Diego Ruiz offre uno sguardo esilarante sui rapporti di coppia, sulle relazioni tra genitori e figli e sugli inevitabili conflitti tra uomini e donne. “La Ciliegina sulla Torta” è una commedia divertente e uno spettacolo allegro ma non spensierato, perché i protagonisti saranno sempre sull’orlo di una crisi di nervi e lo spettatore riderà e rifletterà sugli imprevisti e le sorprese che la vita porta in serbo per ognuno di noi. (PO red Gil)

 

A MILANO IL MUSICAL “KISS ME LICIA”

Erano le 8.00 di sera di martedì 10 settembre 1985 e Italia1 stava per trasmettere la prima puntata di un cartone animato di produzione giapponese destinato a cambiare e arricchire il patrimonio culturale pop di tutti quei ragazzini (e, in maniera indiretta anche dei loro genitori) che lo stavano guardando. Si trattava di Kiss Me Licia, anime nato dal manga Aishite Knight di Kaoru Tada, accolto con freddezza nella sua terra natia ma successo clamoroso in Europa e in Italia in particolar maniera, dove ha registrato più di 4 milioni di spettatori a puntata per tutta la sua messa in onda.  Sono passati quasi 40 anni da quella sera: è il 2025 e Licia, Mirko, Satomi, Andrea E Il Gatto Giuliano, Marrabbio, Marika e Manuela sono pronti a “riprendere vita” in Kiss Me Licia Il Musical dell’autore, regista e produttore Thomas Centaro. L’emozionante favola moderna a tempo di rock ’n’ roll, indelebile nella mente di chi è stato ragazzino negli anni ’80, torna infatti in scena venerdì 21 e sabato 22 marzo 2025 all’EcoTeatro di Milano (Via Fezzan, 11 | ore 20.30 ) a 10 anni dal suo debutto e dai 3 sold out collezionati con il titolo “Kitsch Me Licia”. Guest star dei due appuntamenti il doppiatore Pietro Ubaldi, che tornerà a dare la voce dal vivo al gattone arancione. E così, eccoci quasi pronti ad assistere alle avventure di Licia (Silvia Romeo), studentessa universitaria e cameriera al Mambo, il ristorante gestito da Marrabbio, il suo gelosissimo papà (Andrea Bonati). E poi il piccolo Andrea (Annalisa Longo), e il suo gatto Giuliano, che, per l’occasione, ritroverà dal vivo la sua voce originale, quella di Pietro Ubaldi. E ancora la migliore amica Manuela (Elena Centaro), Satomi (Alessandro Fortarezza), cliente fisso del Mambo di cui Licia è platonicamente innamorata, e Mirko (Thomas Centaro), ragazzo biondo con un bizzarro ciuffo rosso con cui Licia si “incontra e si scontra”, rispettivamente tastierista e frontman del gruppo rock dei Bee Hive e la loro scontrosa manager Marika (Alessandra Ruta). (red PO Gil)

 

 

PARTE DA GENOVA IL TOUR NAZIONALE DIMARCO MARTINELLI “LETTERE A BERNINI”

Il rapporto fra gli intellettuali e il Potere in un’epoca segnata dalla propaganda. La complessità dell’animo umano contro ogni tentativo di semplificazione. Uno sguardo su un Passato che, per certi versi, somiglia al nostro Presente.Sono soltanto tre dei nodi affrontati in Lettere a Bernini, la nuova creazione del drammaturgo e regista Marco Martinelli, fondatore delle Albe insieme a Ermanna Montanari, con cui condivide l’ideazione di questo spettacolo che sarà in scena dal 28 al 30 gennaio al Teatro Eleonora Duse di Genova, prima tappa del tour nazionale. La nuova opera di Marco Martinelli – che ha debuttato lo scorso dicembre al Teatro Rasi di Ravenna e dopo la date genovesi sarà al Teatro Elfo Puccini di Milano (4-9 febbraio), al Teatro delle Passioni di Modena (4-9 marzo), al Teatro Biondo di Palermo (2-6 aprile) e a Gallerie d’Italia, Napoli (10-16 aprile) – è una coproduzione Albe/Ravenna Teatro, Emilia-Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale mentre la drammaturgia è pubblicata da Einaudi nella collana Collezioni di Teatro ed è disponibile in tutte le librerie. Lettere a Bernini si svolge interamente in un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto. In scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio Gian Lorenzo Bernini interpretato dall’unico attore sul palco, Marco Cacciola, che recita in italiano e in napoletano. La massima autorità artistica della Roma barocca è infuriata con Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. Da questa vicenda, storicamente documentata, prende il via Lettere a Bernini: sono le lettere che la Bresciani spediva ai potenti committenti del Bernini, per denunciare il torto subito e rivendicare i propri diritti, rivelandosi figura di emancipazione femminile ante litteram. Nell’infuriarsi con la donna, – in questo atelier che era un vero e proprio teatro, in cui, mentre scolpiva e creava, parlava con i cardinali, impartiva degli ordini ai suoi artigiani e spesso, appunto, si infuriava – Bernini evoca l’ombra dell'odiato rivale, Francesco Borromini. Ed è proprio in Borromini che risiede la genesi di questo lavoro di Martinelli, risalente a una visita, compiuta insieme ad Ermanna Montanari, alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, edificata a Roma nel XVII secolo ad opera del genio ticinese: “L’amore per Bernini nasce paradossalmente dal suo grande rivale, Francesco Borromini” afferma infatti Martinelli. (red)

A CATANIA “A TORTO O A RAGIONE” DI GIOVANNI ANFUSO

La Sala Verga del Teatro Stabile di Catania ospiterà da venerdì 24 gennaio a domenica 2 febbraio lo spettacolo “A torto o a ragione” di Ronald Harwood con la regia Giovanni Anfuso, una nuova produzione del Teatro Stabile di Catania insieme al Teatro di Roma / Teatro Nazionale e al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Un debutto molto atteso che vede protagonisti sulla scena Stefano Santospago, Simone Toni, Giampiero Cicciò Liliana Randi, Luigi Nicotra e Roberta Catanese. “A torto o a ragione” racconta l’intrigante storia di uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi Wilhelm Furtwangler (1886-1954), arrivato al culmine del successo proprio nel momento in cui Adolf Hitler prendeva il potere in Germania.  Piuttosto che andare in esilio, come fecero molti dei suoi colleghi, Furtwangler scelse di continuare la sua carriera nella Germania del Fuhrer e, per questo alla fine della guerra, verrà accusato di essere stato nazista. (red)

“TEATRO PATOLOGICO: TUTTI NON CI SONO”, SPETTACOLO CULT SU LEGGE BASAGLIA A LONDRA

Presentato per la prima volta nel 1980 presso La MaMa Experimental Theatre di New York, verrà messo in scena il 28 gennaio alle 18.30 all’Istituto italiano di cultura di Londra “Teatro patologico: tutti non ci sono”, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Dario D’Ambrosi. Lo spettacolo inizia con la proiezione di un filmato girato a New York dall’italoamericano Gerald Saldo che mostra un paziente psichiatrico uscire da un ospedale con una gabbietta vuota in mano e vagare senza meta per la metropoli. È il 1978 e in ossequio alla Legge 180 di Franco Basaglia, chiudono i manicomi. I pazienti vengono dimessi dagli ospedali psichiatrici, catapultati nella città senza alcun criterio, senza considerare che molto spesso il matto viene considerato dalla società come un qualcosa di ingombrante e scomodo, di cui nessuno si vuole assumere la responsabilità. Nel filmato di D’Ambrosi il paziente (lo stesso D’Ambrosi) si trova solo. Dopo lungo peregrinare il malato arriva di fronte la porta di un teatro; si passa così dal filmato all’azione scenica. L’esterno, la società, diventa il pubblico, lo spettatore costretto suo malgrado a confrontarsi con la diversità, con un uomo che si fa fatica a considerare un attore che recita. Egli è a stretto contatto con il pubblico e lo invita a fare azioni stravaganti, pronunciare parole di cui ci si vergogna. Procedendo a braccio, D’Ambrosi costringe gli spettatori ad accarezzarlo e a stringerlo, ricreando quella ritrosia che è tipica di chi si trova di fronte a un vero malato di mente. Sulla bocca dello spettatore si disegna quel lieve sorriso di imbarazzo che caratterizza l’atteggiamento che si ha per i matti. D’Ambrosi sembra allora davvero un povero malato e lo spettacolo riesce nel suo intento di dimostrare quanto sia labile il confine tra pazzia e normalità, interrogandosi sul concetto stesso di pazzia al di là dei comuni preconcetti. (red)

 

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