“Ci sono dei momenti in cui la storia accelera. Valeva allora, con buona pace di chi diceva, dopo l'89, che la storia era finita. Vale oggi. Fiuggi è semplicemente un'altra epoca”. Lo afferma Gianfranco Fini, ex leader dei An, parlando in una intervista a La Stampa del trentennale della "svolta di Fiuggi", che segnò la trasformazione del Msi in Alleanza nazionale allo scopo di “riconciliare la destra con i valori e i principi della prima parte della Costituzione”, “che fanno di una destra che vince le elezioni una destra con cultura di governo. Di Giorgia Meloni si può dire quel che si vuole, ma non che l'azione di FdI sia lesiva di quei valori”. “La convinzione – ricorda - maturò in ragione degli eventi, che aprivano scenari imprevedibili: il crollo del Muro metteva fine a un ordine mondiale bipolare Usa-Urss, in Italia il riflesso fu l'accelerazione della crisi della Prima Repubblica, che poi esplode su Tangentopoli. Andava colta l'occasione” ricorda. “Non c'è dubbio che decisiva fu l'elezione diretta dei sindaci alle amministrative del '93. Era evidente che il voto a destra non era più in frigorifero, ma nessuno doveva pensare di vedersi quei voti restituiti”. Del film su Mussolini poi dice: “I libri di Scurati li ho apprezzati, nel film vedo un aspetto macchiettistico che nulla ha a che vedere con la gravitas di una storia peraltro molto complessa”.
La sua An è quella dello ius scholae e dei diritti. Non vede passi indietro proprio sul tema della cultura del nemico, anche in Italia? “Vedo, semplicemente, un'altra epoca. Io la penso come allora. Controllare le frontiere è sacrosanto, ma è altrettanto doveroso che chi entra in modo legale sia davvero integrato. E lo ius scholae è tutt'altro che un incentivo ad ‘invaderci’ ma un modo per favorire un'integrazione fondata sul riconoscimento dei diritti e dei doveri”. Destra e antisemitismo, problema risolto da allora? “In Italia direi di sì. Poi ci sono le singole specificità nazionali. Le influenze dello sciovinismo della Francia che ha vissuto l'affare Dreyfus e le pulsioni profonde nella Germania dell'Est, vedi Afd, dove sono passati dal nazismo al comunismo senza conoscere mai la democrazia”. (27 gen - red)
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