di Paolo Pagliaro
Le grandi istituzioni finanziarie sono da sempre molto sensibili alle politiche e agli umori della Casa Bianca. Ciò spiega perché in questi giorni - come raccontano persone bene informate – alcuni importanti fondi americani stanno suggerendo alle aziende europee di non presentare in assemblea risoluzioni sulla politica climatica, perché potrebbero essere obbligati a votare contro.
Nell’economia europea i fondi americani hanno un peso notevole, con partecipazioni del valore di molte migliaia di miliardi. E d’altra parte le imprese euopee eccellono per le loro politiche green. Aziende come Enel in Italia, L'Oréal in Francia e Deutsche Telekom in Germania sono campioni globali nelle classifiche degli investimenti sostenibili.
Fra gli ordini esecutivi del primo giorno di presidenza Trump c’è stato però il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima accompagnato da provvedimenti come la soppressione dell’agenzia incaricata di valutare il costo sociale dei gas serra, il blocco dell’eolico off-shore, la deregolamentazione dell’industria estrattiva. E il sistema finanziario si è subito adeguato.
Accusate di privare i risparmiatori di investimenti redditizi solo per inseguire ubbìe ecologiche, le banche stanno rinnegando i patti sottoscritti pochi anni fa per promuovere politiche industriali green. E’ una ritirata quasi tumultuosa, ben descritta oggi da Eugenio Occorsio su Affari&Finanza. Un ritorno al passato che presto potrebbe riguardare anche l’Europa.