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direttore Paolo Pagliaro

GAZA, CHIESA CATTOLICA
“LUCE DI SPERANZA”

GAZA, CHIESA CATTOLICA <BR> “LUCE DI SPERANZA”

Il rientro alle proprie terre, alle proprie case, o in quel che ne resta, è un segnale davvero molto positivo, ma non è sufficiente, perché non è ancora chiaro se ci sia una vera volontà internazionale di voler ricostruire. Padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia nella Striscia di Gaza, guarda al contro esodo dei gazawi, fuggiti dal nord al sud della Striscia, per sopravvivere ai bombardamenti israeliani e che ora, a partire da lunedì 27 gennaio e con l’autorizzazione di Israele, stanno facendo ritorno nella loro terra con la speranza di poter tornare in sicurezza alla propria vita, dopo mesi di guerra, di morti, di distruzione. “È un segnale buono il fatto che abbiano dato il permesso di rientrare, però ancora non si vede la reale volontà di tutti coloro che questa guerra l’hanno sostenuta e che ora devono veramente aiutare con il loro impegno nella ricostruzione”, dice Romanelli a Vatican News. A Gaza City, prima della guerra, si contavano oltre un milione di persone, scese a causa del conflitto a circa 400mila. Le ultime stime delle Nazioni Unite indicano che in oltre 300 mila siano già rientrate. Questo significa, è anche la preoccupazione di Romanelli, “che i bisogni sono ancora di più. Ci vuole acqua potabile, che è un bene essenziale, senza il quale non si può vivere. E poi ci vuole l’aiuto umanitario, che deve continuare a essere consistente, e quindi cibo, medicinali”. (30 GEN - deg – vn)

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