“Ci eravamo interrogati negli ultimi anni sulle fake news: scienziati politici, giuristi, giornalisti. Gli ultimi eventi, dall’America all’Italia, ci dimostrano che siamo purtroppo in una fase successiva, non c’è più bisogno di contrastare le fake... La verità della circostanza affermata è ormai del tutto irrilevante. Anche in Italia. Basta che un presidente del Consiglio, lo dico con il massimo rispetto verso quel ruolo, muova contro un procuratore raccontando che esiste un complotto ai danni del governo perché quella affermazione si auto-alimenti con una velocità e una violenza che destano preoccupazione. Cosa resti poi del vincolo di fiducia tra cittadini e istituzioni, lo vedremo”. Così Giovanni Salvi, ex procuratore generale presso la Cassazione in una intervista a Repubblica e si spinge fino ad indicare un “filo rosso” tra i fatti di Capitol Hill e l’attacco di Meloni alla Procura di Roma sul caso Almasri: “Mi colpiva un elemento della vittoria di Trump. In virtù di quella campagna, metà del Paese pensa che le incriminazioni per la rivolta di Capitol Hill siano frutto di una persecuzione e non di un assalto documentato, con irruzione, violenze, feriti”, “in questo spaccato italiano, abbiamo visto da parte di un alto vertice istituzionale il ribaltamento dei fatti e la costruzione della presunta congiura: che trasforma l’atto obbligato di un pm in una deliberata volontà di indagare”. E sottolinea che è in atto “una continua aggressione da parte di chi ha insofferenza verso qualunque forma di controllo: della magistratura ordinaria, della Corte dei Conti, dell’Anticorruzione. La democrazia non è il potere assoluto della maggioranza, ma il rispetto delle regole costituzionali”. Evoca quindi gli attacchi di Berlusconi alla magistratura: “Dai calzini del giudice Mesiano in poi. Ma c’è, di nuovo, la pervasività dei social. La notizia in 5 righe va a reti unificate, trattandosi del premier: e consegna una verità rapida e chiusa. Mezzi vecchi e aspetti nuovi: un meccanismo molto pericoloso”. E chiosa evidenziando che “la vicenda Almasri, del rilascio di un generale accusato di gravi crimini, ha oscurato la prova di democrazia che ha dato il voto per l’Associazione nazionale magistrati. Ben l’82 per cento di affluenza, bel segnale”.(31 gen - red)
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