Sorride, sussurra, grida, ammicca, scalcia, si avviluppa, contorce, ride, canta, danza ma soprattutto vive. Sara Ciocca porta sul palcoscenico Saman Abbas e il suo dramma - quei 4 anni in cui ha creduto e tentato di crescere come la più normale delle ragazze italiane e che l’hanno invece condotta alla morte – riuscendo ad esprimere la tenerezza, l’entusiasmo, la speranza, l’angoscia, la rabbia ed infine il terrore della giovane pakistana che venne uccisa nel 2021, per volere del padre, dopo essersi rifiutata di sposare un cugino in un matrimonio combinato nel suo villaggio natale, quindi sotterrata in un casolare abbandonato di Novellara senza rito islamico, perché le fosse interdetto il paradiso, bloccandola nel limbo. Ma “Saman - Vita e morte di una ragazza italiana”, scritto e diretto da Gianni Cardillo e Francesco Apolloni, che al teatro Off/Off di Roma ha chiuso i suoi tre giorni di debutto, a Saman ha tentato di darlo quel paradiso.
Sara Ciocca, coetanea della vittima, è riuscita a consegnare al pubblico un ritratto commovente, profondo, dolce e straziante di quello che poteva aver pensato, sperato e patito Saman. La 19enne uccisa l’1 maggio 2021 molto probabilmente non sapeva chi fossero Tersicore e Polimene. Mai avrebbe immaginato che le due muse della danza e del teatro tragico sarebbero state presenti nella narrazione drammaturgica della sua infelice storia. Grande punto di forza dell’intenso monologo sono infatti quei vortici danzanti che la giovanissima attrice, appena 17enne, compone intorno ad una porta rossa, elemento centrale della scena, l’uscio della sua casa nelle campagne emiliane, passaggio tra il mondo della normalità e quello della ferocia più insensata, tra il sogno di un amore normale e la morte più anormale. La spontaneità, leggera eppure profonda, tratto coinvolgente della recitazione di Sara Ciocca, insieme ai movimenti esplosivi del suo corpo minuto, esplorano fin nell’intimo i sussulti che hanno attraversato l’animo di Saman, che ha tentato senza riuscirci di piegarsi al giogo di una arcaica tradizione. Il lucido testo e la sapiente regia ripercorrono le vicissitudini di Saman, lo scontro con la famiglia, il cellulare della madre usato di nascosto attraverso cui conosce il ragazzo di cui si innamora, la fuga, il tentativo di conquistare la libertà osteggiato anche dalla stessa società in cui la giovane anelava entrare. Perché Saman – in un allucinatorio paradosso – non è stata solo vittima della brutale “legge morale” della sua famiglia ma anche della nostra stessa burocrazia. Non solo del padre padrone ma anche di quell’impiegato comunale che le ride in faccia quando chiede di venire sposata al ragazzo che ama: la sua nuova identità – seppure di una ragazza dichiarata sotto protezione – non permette di farlo. E’ così obbligata a tornare a casa per cercare i documenti che il padre le ha sottratto. E’ peraltro ingenuamente convinta che i suoi familiari non le faranno del male, che cederanno alla sua richiesta di libertà, perché le vogliono bene. Sarà la sua condanna e mattanza.
Tutti questi passaggi vengono ripercorsi da Sara Ciocca nel suo essere poco più che bambina, quasi donna, sognatrice, candida, tesa tra coraggio e paura, come la sua danza che la porta a roteare, oscillare, contorcersi, percuotersi, lanciarsi dall’alto in basso e viceversa, strapparsi e racchiudersi, tra coraggio e paura. Tenera, ingenua creatura, così tanto da aver mantenuto nel profondo del suo cuore una naturale fiducia filiale verso il sentimento del bene dei suoi genitori. Una prova d’attrice che dimostra come Sara Ciocca stia attraversando un momento felice nella sua già fortunata carriera. Perché proprio di carriera si può parlare e tale da fare invidia a colleghe ben più navigate di lei: ha recitato per Ferzan Ozpetek, Marco Tullio Giordana, i fratelli D’Innocenzo, Giovanni Veronesi, Volfango De Biasi, Ricky Tognazzi, Giovanni Veronesi Ricky Tognazzi, Donato Carrisi ed ancora con Alessandro Siani, Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Michela Cescon; tra le ultime parti quelle ne Il ragazzo dai pantaloni rosa e nelle serie tv Blanca e I Cesaroni. Alla fine dello spettacolo, che intraprenderà un tour nei prossimi mesi, Sara Ciocca è scesa tra il pubblico per raccontare che, quando lesse della tragedia di Saman, il cui corpo venne ritrovato il 18 novembre 2022, le dedicò una lettera immaginaria nella quale è contenuto il senso di quello che la sfortunata pakistana avrebbe voluto dirci: non rinunciate ad amare e a sentirvi liberi. “Quella di Saman Abbas – si legge nelle note di regia di Gianni Cardillo e Francesco Apolloni - è una tragedia che ha scosso e indignato l'Italia e il mondo intero. Racchiude in sé temi importanti quali il femminicidio, i diritti delle donne, l'immigrazione, le differenze culturali… Ma prima di essere vittima della ferocia dei propri familiari, Saman è stata vittima della propria ingenuità: ha voluto credere che le persone preposte ad aiutarla avrebbero potuto farlo senza trovarsi le mani legate da bizantinismi burocratici, e che l’affetto dei propri familiari sarebbe stato più forte di ogni barbara tradizione. Quando ha capito di essersi illusa era ormai troppo tardi. La voce di Saman ci è arrivata dritta al cuore, urlava di far conoscere la sua storia, l’inferno vissuto da un’adolescente che inseguiva ciò che per molte sue coetanee è la normalità: essere libera di amare. Le abbiamo dato voce per provare a far immergere gli spettatori nel suo mondo, nella sua illusione, nella sua incredulità, nel suo stupore. Siamo infatti convinti che il teatro possa ancora svolgere una funzione sociale, far riflettere e, senza pietà, mettere noi spettatori di fronte alle nostre responsabilità. Perché, a pensarci bene, siamo in qualche modo tutti un po' responsabili di quanto accaduto a Saman, se non individualmente almeno come società”. Il testo dello spettacolo è liberamente ispirato al libro “Saman. Vita e morte di una ragazza italiana” di Elisa Pederzoli e Jacopo Della Porta. Con le scene di Sergio Tribastone, i costumi di Ginevra Polverelli e le luci di Giuseppe Fischetti. (5 feb - red)
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