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BOLTON: RICOLLOCARE
I PALESTINESI E’ POSSIBILE

BOLTON: RICOLLOCARE <BR> I PALESTINESI E’ POSSIBILE

“È una vendetta contro tutti noi, Esper, Pompeo, io, Brian Hook. Prendo ogni precauzione possibile e ricorro alla sicurezza privata. Ma così facendo Trump manda un doppio brutto segnale: agli iraniani e ai suoi collaboratori che potrebbero finire in pericolo per qualsiasi cosa in futuro”. Lo afferma John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza allontanato da Donald Trump,  in una intervista con La Stampa.  Trump ha detto di voler prendere il controllo di Gaza parlando di ricollocazione e quindi di ricostruzione della Striscia… “Le questioni sono due. La prima riguarda il ruolo degli Stati Uniti a Gaza. Se pensiamo che Gaza diventi una riviera orientale del Mediterraneo, non accadrà. Trump ha anche detto di essere pronto a usare i soldati, il giorno dopo ha cambiato registro. Nessuno investirà mai in una zona dove gli operai sono esposti ad attacchi terroristici. Gaza è un lembo di terra, una strada che connette l'Europa con l'Egitto, finita nel 1948 in parte sotto controllo del Cairo e occupata da Israele nel 1967. Non è un posto fiorente per l'economia per i palestinesi. E questo porta alla seconda questione. Europa, Stati Uniti e mondo arabo devono chiedersi cosa fare da un punto di vista umanitario con il popolo palestinese. I profughi, secondo la dottrina che l'Onu segue dal 1945, vengono ricollocati o rimpatriati. Le persone non possono essere spostate forzatamente. Dubito che a Gaza venga costruito un campo profughi permanente di alto livello, si tornerebbe allo scenario ante 7 ottobre”. C'è un futuro per la visione dei due Stati? “Non ci sarà mai. Ritengo fosse morta ben prima dell'attentato di Hamas del 2023. Ora è svanita qualsiasi fiducia. Una parte fondamentale di questo approccio era l'idea che i palestinesi, compresi quelli di Gaza, potessero lavorare e spostarsi in Israele. Non vedo come possa funzionare”. Trump ha firmato un ordine esecutivo per ripristinare la massima pressione sull'Iran per portare a zero l'export di greggio. Dall'altra ha aperto a un dialogo. Sembra un approccio fra bastone e carota… “Donald Trump non ha una politica coerente in niente. Il presidente pensa di poter fare accordi con chiunque su qualsiasi cosa. Se torniamo al 2018, il periodo poco prima che uscissimo dall'accordo sul nucleare, (il Jcpoa, Ndr), francesi, tedeschi e britannici vennero da noi e ci dissero: ‘Capiamo le vostre difficoltà ma vi proponiamo di lavorare alle cose che vi preoccupano, come il sostegno di Teheran al terrorismo e lo sviluppo missilistico. Perché non restate nell'intesa e proviamo a espandere il perimetro dell'accordo?’ Trump disse che gli sarebbe piaciuto negoziare un'intesa più ampia, ma per fare questo sarebbe uscito dal Jcpoa. E così ha fatto. Onestamente se non riesci a portare gli iraniani a mantenere quello che avevano promesso sul fronte del nucleare, chi crede che Teheran manterrebbe gli impegni sul terrorismo o sui missili balistici? Non si riuscirà a negoziare un accordo più ampio”, “cosa s'intende per massima pressione è l'interrogativo. Non può essere quella di azzerare l'export di greggio. In passato si era riusciti a ridurlo a 200 mila barili al giorno, quindi quasi nulla. Ma già alla fine della prima Amministrazione Trump la quota stava risalendo poiché Teheran aveva trovato il mondo di aggirare le sanzioni. La massima pressione dovrebbe significare cambio di regime. Trump dice che vuole un bellissimo Paese senza armi atomiche? Bene, c'è solo un modo, sbarazzarsi degli ayatollah. È preparato Trump a seguire questo schema? Non mi sembra chiaro”. (10 feb - red)

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