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direttore Paolo Pagliaro

SAFER INTERNET DAY,
58% GIOVANI TEME REVENGE PORN

SAFER INTERNET DAY, <BR> 58% GIOVANI TEME REVENGE PORN

Il 58% dei giovani sotto i 26 anni individua nel revenge porn il rischio maggiore che si corre sul web. Seguono l’alienazione dalla vita reale (49%), le molestie (47%) e il cyberbullismo (46%). Con l’abbassarsi dell’età è però proprio il cyberbullismo che diventa il rischio più temuto: indicato dal 52% degli under 20. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes, insieme alla community di Scomodo, che ha coinvolto oltre 2.700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni ed è stato lanciato in occasione del Safer Internet Day (che si celebra ogni 11 febbraio) per testimoniare il punto di vista dei più giovani sul tema della sicurezza in rete. Ciò che chiedono i ragazzi è una maggior regolamentazione del web: il 70% ritiene, infatti, che regole più severe potrebbero essere utili nel limitare la violenza online. Il 13% rimane comunque scettico, sostenendo che una regolamentazione non servirebbe a niente; solo il 6% ritiene che ciò potrebbe limitare la libertà. Se il revenge porn è il fenomeno più temuto, è perché i ragazzi si rendono conto dei rischi di condividere materiale intimo, come foto e video, con altri, con il partner o con gli amici: l’86% riconosce questa pratica come pericolosa. Percentuale che si alza tra le donne e si abbassa leggermente col crescere dell’età. I ragazzi sono inoltre consapevoli di poter denunciare la condivisione di materiali a contenuto intimo e chiederne la rimozione, anche se il 12,5% non sa cosa fare o pensa di non poter fare niente. Nonostante la consapevolezza dei rischi per la privacy oltre la metà degli intervistati dichiara di aver condiviso la password del proprio telefono o dei propri social media. A proposito di condivisione, il 75,6% considera una forma di controllo inaccettabile che il/la proprio/a partner acceda al cellulare per controllare quello che fa, solo il 2,5% al contrario pensa che sia una forma di rispetto, ma a più di 1 persona su 5 (22%) questo gesto non crea problemi. E il dato sale se si guardano le fasce di età più basse (32% per la fascia 15-19, 36% per gli under 14).

 

 

Dall’Osservatorio indifesa emerge una generazione che ha esperienze di violenza e che la sa riconoscere, anche nelle sue forme più sottili. La metà dei ragazzi intervistati (48%) dichiara di aver subito un episodio di violenza. Le forme più comuni risultano: violenza verbale e psicologica (59,5%), catcalling (52%), bullismo (43%), molestie sessuali (38,5%). Mentre la violenza verbale e psicologica viene subita in egual misura da maschi e femmine e in percentuale più alta (78%) dalle persone non binarie, le altre forme hanno una rilevante connotazione di genere, con catcalling (F 67%, M 6%) e molestie sessuali (F 45%, M 18%) subite in larga maggioranza dalle ragazze e, al contrario, bullismo (F 35%, M 66%) dai maschi. Sale moltissimo la percentuale di maschi under 14 che ha subito bullismo (89%) dimostrando che questa forma di violenza è particolarmente sentita nei contesti scolastici o tra gruppi di coetanei.

Le persone non binarie sono, invece, vittime di tutte e tre le tipologie: al 50% di bullismo e cat calling e al 42% di molestie sessuali. L’incidenza di catcalling e molestie sessuali, inoltre, aumenta con l’età, mentre gli atti di bullismo sono più frequenti nelle fasce d’età più basse.

 

Sebbene tra la GenZ sia forte la consapevolezza dei pericoli della rete, resta la scuola, trasversalmente per ogni età, il luogo dove, per la maggior parte degli adolescenti, è più probabile che avvengano episodi di violenza, è così per il 56,5% dei ragazzi e delle ragazze. Sono percepiti come pericolosi anche la strada (48%) e i luoghi di divertimento (47%) e sappiamo dai nostri Osservatori precedenti che anche il web si posiziona al 39%. Mentre maschi, femmine e persone non binarie sono ugualmente capaci di riconoscere la violenza verbale – dichiara di avervi assistito il 90% degli intervistati -, donne e adolescenti non binari sono più in grado, rispetto ai maschi, di riconoscere quella psicologica. Dichiara, infatti, di avervi assistito il 76% delle persone non binarie, il 75% delle femmine e il 64% dei maschi. La percentuale di chi ha assistito a episodi di violenza psicologica cresce, inoltre, con l’età.

Le forme di violenza verbale più frequenti sono: insulti e offese (95%), pettegolezzi e dicerie (63%), offese ad amici e parenti (41%), minacce (39%). Quelle di violenza psicologica: umiliazione ed emarginazione (78%), discriminazione (52%), messaggi in chat o sui social (33,5%). (11 feb - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)