“Dall’origine al destino” è la nuova mostra di Fondazione Golinelli, curata da Andrea Zanotti, Antonio Danieli, Luca Ciancabilla e Simone Gheduzzi, in programma al Centro Arti e Scienze Golinelli di Bologna dallo scorso 8 febbraio al 30 giugno. Il progetto esplora - tra arte, scienza e tecnologia - la trama del progresso della cultura umana, indagandone sia la dimensione universale che soggettiva. La mostra invita a riflettere sui momenti salienti dell’evoluzione culturale e tecnologica - dalla comparsa dell’uomo sulla Terra all’avvento dell’intelligenza artificiale - ponendo l’accento sulle nostre capacità di orientamento rispetto alla velocità dello sviluppo della tecnica. “‘Dall’origine al destino’ chiude una trilogia espositiva (iniziata nel 2019 con U.Mano e proseguita nel 2023 con Oltre lo spazio oltre il tempo) dedicata all’antica alleanza tra arte e scienza, il crinale lungo il quale si registrano quei salti di discontinuità che, grazie al potere dell’immaginazione, hanno aperto nuove ere allo sviluppo del mondo - dichiara Andrea Zanotti, presidente di Fondazione Golinelli - La mostra ripercorre il processo evolutivo dell’umanità fino all’acme contemporaneo, in cui l’avanzare del progresso tecnologico sembra prescindere dalla volontà stessa dell’uomo e il filo che ha unito le diverse fasi dell’umana avventura rischia di spezzarsi. La mostra invita i visitatori a riflettere sul nostro rapporto con il tempo e la tecnologia, e a mettere in pratica un esercizio di umanità volto a riconciliare la dimensione personale e universale che i concetti di origine e destino tengono insieme”, conclude Zanotti. Il percorso espositivo è suddiviso in due grandi capitoli, che si dipanano in cinque tappe. Il primo capitolo si concentra sui passaggi evolutivi della civiltà, intesa come esperienza collettiva, somma integrale di tutte le vite individuali che hanno solcato il nostro pianeta nel corso di milioni di anni. Si indagano le modalità con cui l’uomo, a partire da homo sapiens, nella sua lentissima evoluzione, ha sempre tentato di orientarsi nel mondo, interrogandosi sulla sua origine e sul suo destino. Dall’invenzione della scrittura a quella della stampa, dal Rinascimento alle Rivoluzioni industriali e digitali, dalla velocità a passo d’uomo a quella dell’acqua e del vento, alle massime vette oggi raggiungibili grazie alla tecnica. I visitatori ripercorreranno le tappe dello sviluppo dell’umanità, attraverso lo spazio, il tempo e la sfera dell’informazione, riconoscendo il ruolo cruciale della tecnica, che ha guidato il progresso e trasformato il nostro rapporto con la natura prima e l’universo poi. Un vero e proprio viaggio nel tempo grazie alla presenza di reperti, manufatti, strumenti tecnico-scientifici, installazioni, opere d’arte e di design di svariati materiali e tecniche artistiche, dall’Antica Mesopotamia e dall’Antico Egitto fino ai giorni nostri. Accanto a lavori di alcuni dei nomi più importanti dell’arte italiana del Novecento, da Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato De Pero, Mario Sironi, Emilio Isgrò, grafiche di Bruno Munari, saranno esposti oggetti di design di Pablo Picasso e Ettore Sottsass, insieme a capolavori dell’ingegneristica ad alto contenuto creativo come la nuova Ducati Panigale V4 S con la sua sofisticata base meccanica o il fondo di una supercar ad alte prestazioni, la Dallara Stradale, dal quale emergono le linee di flusso aerodinamiche e la distribuzione di pressione dell’aria. In mostra oltre 150 opere, oggetti e reperti provenienti da 50 prestigiosi musei, istituzioni culturali e collezioni private. “Le opere esposte offrono una duplice lettura con livelli semantici e sintattici paralleli - spiega Luca Ciancabilla, professore del Dipartimento di Beni culturali e curatore di area umanistica del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Bologna - Alcuni exhibit raccontano l’avanzamento della cultura tecnologica e al contempo di quella materiale, trasmettendoci notizie sugli usi e i costumi di una certa epoca. Il Modello di imbarcazione con marinai, proveniente dal Museo Egizio di Torino, ad esempio, è un manufatto artistico, appartenente a un corredo funebre, che da un lato descrive le tecniche di navigazione del tempo, dall’altro ci fa comprendere la complessità dei riti funerari e dell’evoluzione delle tecniche artistiche di lavorazione nel Medio Regno. La mostra è sperimentale proprio perché può essere letta su più piani, visivi e storici, che talvolta procedono in parallelo, a volte si intersecano, ma sempre stimoleranno la riflessione”. La percezione della velocità incrementale che accompagna il pubblico nella prima parte della mostra si materializza nell’allestimento a cura di diverserighestudio: una spirale tridimensionale che ripercorre le principali fasi evolutive dell’uomo. Con il progredire del percorso, la spirale si restringe, generando una sensazione crescente d’ accelerazione, fino quasi ad arrivare allo spaesamento. “Per la nostra cultura latina la spirale rappresenta la congiunzione tra linea e cerchio, ossia tra il vivente e l’uomo: il vivente è il cerchio che torna sempre su se stesso per soddisfare un bisogno, la linea è l’uomo che desidera e si proietta nel futuro - commenta l’architetto Simone Gheduzzi - Nello specifico, per la mostra ‘Dall’origine al destino’ abbiamo utilizzato la Spirale di Archimede, che si ottiene tracciando una circonferenza in modo continuo e aumentando il raggio in maniera proporzionale all’angolo descritto. Il polo della spirale è il punto di maggiore velocità, che proietta i visitatori dal primo al secondo capitolo del percorso”. La complessità delle sfide che attendono l’umanità, in termini di avanzamento ed elaborazione di nuove strategie di sviluppo, è evidenziata nell’allestimento dall’analogia con il gioco degli scacchi. All’interno della spirale, i movimenti di quattro pezzi del gioco (pedone, cavallo, alfiere e re), sono associati a momenti specifici di importanti scoperte tecniche e scientifiche compiute dall’uomo, che hanno prodotto un avanzamento nella storia, fino ad arrivare a un presente in cui il ritmo del progresso raggiunge livelli parossistici. Nel secondo capitolo si è chiamati a riflettere sulla propria condizione esistenziale e invitati, al contempo, a un esercizio più intimo: riscoprire, in un’epoca dominata da un divenire frenetico e incessante, la consapevolezza di un futuro il cui senso appare sempre più sfuggente. Oggi il vorticare della spirale della storia ha raggiunto accelerazioni non più compatibili con l’esistenza, provocando un diffuso senso di vertigine e disorientamento. L’avvento di tecnologie avanzate legate all’Intelligenza Artificiale - reti neurali, machine learning, big data, Large Language Model - sta rivoluzionando l’incedere dell’uomo in un futuro, che sembra prescindere dalla volontà del suo stesso creatore. Ormai il punto di partenza dell’avventura umana non è più chiaro e definito e il filo del destino si perde nel labirinto di una virtualità indistinguibile dalla realtà. Quali passi dovrà compiere l’uomo per riconquistare un senso soggettivo e collettivo di progresso? La mostra stimola i visitatori a tornare a riflettere sulla propria origine e sul proprio destino, a esplorare le possibilità di un nuovo Umanesimo nell’era dell’intelligenza artificiale e a immaginare una nuova prospettiva per il futuro, quella di un’intelligenza collettiva e solidale umana. Il secondo capitolo della mostra si apre con Luzifer (Lucifer), opera di Anselm Kiefer e ospita i lavori di altri artisti contemporanei, tra cui The Stainless Pure di Nicola Samorì e Immortal Hunting di Ronald Ventura, che riflettono sul tema dello spaesamento e sulla condizione umana attuale. Nel monumentale dipinto di Kiefer Lucifero precipita da un aereo la cui ala sembra investire anche gli osservatori, in un disastro dove proprio il collasso del mezzo costruito dall’uomo per sfidare il cielo e le leggi di gravità sembra togliere la speranza che possa essere la tecnica a salvarci da un destino oscuro e incombente. Le ali in Kiefer richiamano il mito di Icaro, al quale guarda anche l’opera dell’artista filippino Ronald Ventura. Icaro tentò di volare con ali di cera ma cadde rovinosamente in mare per essersi avvicinato troppo al sole: un’allegoria dell’uomo contemporaneo, il cui destino appare sempre più precario. Conclude il percorso espositivo un exhibit immersivo, di grande impatto emozionale: il T-Simmetry, il tunnel a “cronologia inversa” ideato e realizzato da Fondazione Golinelli. Grazie alle tecnologie più avanzate, il pubblico si avventurerà in un viaggio interattivo ed esperienziale a ritroso nel tempo, ripercorrendo simbolicamente le tappe fondamentali della propria esistenza, come se il “nastro” della vita di ognuno venisse riavvolto. L’installazione consentirà ai visitatori di distaccarsi dalla dimensione collettiva della civiltà, presente nella prima parte della mostra, e di abbandonarsi a una ricerca personale e interiore, accompagnati dai versi inediti e originali dei poeti Milo De Angelis e Gian Ruggero Manzoni, a cui dà voce l’attrice Viviana Nicodemo. La poesia ha un ruolo primario all’interno del percorso espositivo: tra tutte le arti è quella che riesce a operare la più alta sintesi cognitiva ed espressiva, custodendo in sé l’essenza più autentica dell’umanità. I componimenti di De Angelis e Manzoni, scritti appositamente per la mostra, hanno contribuito a ispirarne il concept e costituiranno il cuore della performance artistica che si svolgerà dal vivo in occasione dell’opening. “L’obiettivo del T-Simmetry è quello di far provare al pubblico l’esperienza di un cammino che inizia dalla fine, dal destino, qualunque esso sia per ognuno, e che riavviluppandosi in senso contrario ritorni all’origine - afferma Antonio Danieli, vicepresidente e direttore generale di Fondazione Golinelli - Il percorso all’interno dell’installazione suggerisce come, a fronte dell’attuale apparente predominio della tecnica, sia ancora vitale sperimentare il ritorno a uno stato nativo attraverso il recupero di una disposizione mentale volta a ri-meditare il ruolo della tecnica stessa, nella cui essenza più profonda nulla vi è di squisitamente tecnico, bensì di espressamente umano. Fondazione Golinelli - conclude Danieli - ha adottato come suo payoff ‘L’intelligenza di esserci’. Con ciò non si intende una semplice presenza nel mondo, bensì un prendersi cura di esso, un agire rivolto al futuro. L’esistenza umana ha sempre implicato una proiezione spirituale, protesa però al contempo verso il mondo, per modellarlo e, progettandolo, migliorandolo. L’essere umano è radicato a un passato che non può perdere, pena pregiudicare il futuro, impossibile da immaginare al di fuori di una ricerca di senso. A tale scopo tendono le mostre di arte e scienza, in specie quest’ultima, Dall’origine al destino, volte a sollecitare a questo esercizio di umanità i visitatori, almeno per il tempo effimero, ma importante, di una visita”. In occasione di ART CITY Bologna 2025, negli spazi dell’Opificio Golinelli, sarà visitabile gratuitamente la mostra “Echoes of Africa”, una selezione di opere d’arte contemporanea africana dalla collezione privata di Marino Golinelli. L’esposizione include le opere di sedici artisti e artiste di fama internazionale: Leila Alaoui, Jano Januario, Goncalo Mabunda, Joel Andrianomearisoa, Abdoulaye Konaté, Rita Mawuena Benissan, Cameron Platter e Soly Cissé. (gci)
ALLA SCOPERTA DELLA SCULTURA DI CONSTANTIN BRANCUSI A ROMA
Il Parco archeologico del Colosseo, in co-organizzazione con il Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, presenta la mostra “Brancusi: scolpire il volo”, una selezione di opere dell’artista romeno, naturalizzato francese, Constantin Brancusi, considerato il padre della scultura moderna, per la prima volta esposte a Roma. L’esposizione, a cura di Alfonsina Russo, Philippe-Alain Michaud, Maria Laura Cavaliere e Daniele Fortuna, è ospitata dallo scorso 13 febbraio all’11 maggio all’interno delle Uccelliere Farnesiane, luogo simbolo della città, riscoperto alla fine del Settecento dai viaggiatori del Grand Tour. (gci)
“BOCCACCIO 25”: CERTALDO (FI) CELEBRA LO SCRITTORE DEL DECAMERON
Un Decameron senza tempo, un racconto visivo che intreccia passato e presente, memoria e attualità, arte e resistenza: il Palazzo Pretorio di Certaldo (FI), paese di Giovanni Boccaccio, dal 1° marzo al 18 maggio, ospita “Boccaccio 25”, mostra di Thomas Lange e Mutsuo Hirano, a cura di Davide Sarchioni - promossa dal Comune di Certaldo e con il patrocinio del Consiglio Regionale delle Regione Toscana - che inaugura la rassegna CertaldoArte25, in occasione del 650° anniversario della morte di Boccaccio. Come nel Decameron i dieci protagonisti si rifugiano in campagna per sfuggire alla peste e attraverso il gioco del novellare tentano di ricostruire un mondo frammentato, così la mostra esplora il ruolo dell’arte come rifugio e strumento per rifondare la società, trasformandosi in un luogo di resistenza artistica e poetica e in un doppio omaggio a Boccaccio e a Pier Paolo Pasolini per la sua rivisitazione cinematografica del 1971. Nelle mani di Lange e Hirano, l’opera massima del Boccaccio si fa narrazione visiva contemporanea, installazione diffusa che attraversa le ampie sale del Palazzo Pretorio, la Loggia e il giardino, in un percorso inedito che riecheggia la struttura dell’opera boccaccesca: ogni sala un capitolo, ogni opera un racconto, ogni tema una riflessione sulla società attuale. Un racconto per immagini e materia, dove le tele di Lange e le sculture di Hirano si intrecciano in un dialogo continuo tra pittura e tridimensionalità; un itinerario immersivo che riflette sulla nostra società, sulle sue crisi e sui suoi valori, senza rigore di cronaca, ma con una visione poetica e simbolica. Pittore tedesco noto per il suo linguaggio di matrice neoespressionista, gestuale e materico, Thomas Lange (Berlino, 1957) - la cui ultima grande mostra in Italia risale al 2017 presso lo ZAC di Palermo - presenta trenta dipinti di grande formato, in cui il passato e il presente si fondono. Volti di Madonne e angeli tratti da Botticelli e Pontormo si sovrappongono a immagini della contemporaneità, santi e martiri dei nostri giorni. Il ciclo di dipinti dedicato ai migranti di Lampedusa, con le sue tonalità di bianchi e azzurri del mare, evoca il martirio e la crocifissione, trasformando il dolore in un’immagine di speranza; la serie di opere in bianco e nero restituisce i volti delle donne di Teheran - che sfidano il regime togliendosi il velo - e quelli dei condannati a morte per omosessualità diventano occasione non di cronaca, bensì di un’indagine emotiva, un tentativo di dar voce a chi non l’ha più, trasformando queste figure in martiri contemporanei. Accanto alle opere del tedesco Thomas Lange, a farsene contrappunto plastico e tridimensionale, le sculture in terracotta di Mutsuo Hirano (Hyogo, 1952), artista di origine giapponese, si inseriscono nel percorso espositivo come frammenti di memoria e mito. Le sue figure attingono a tradizioni arcaiche, a riferimenti orientali e animisti, ma si mescolano ai temi della mostra: Lampedusa, Teheran, Botticelli, Pontormo vengono reinterpretati in forme plastiche che modellano angeli, demoni e idoli sacri, restituendo un’umanità sospesa tra passato e presente, tra oriente e occidente. Come per Boccaccio, anche per Lange e Hirano la narrazione è un atto di resistenza, un modo per rifondare il mondo attraverso la bellezza e la forza dell’arte: il pittore tedesco celebra, infine, il legame con lo scrittore toscano attraverso due ritratti ideali di Boccaccio, dipinti sotto forma di dittico, due volti che si guardano, riflettendosi come in uno specchio, senza mai individuare un’immagine definitiva. L’allestimento e il coordinamento del progetto espositivo sono curati da Exponent, il catalogo che accompagna la mostra è curato da Davide Sarchioni ed edito da Casa Fornovecchino. (gci)
LA COLLETTIVA A ROMA PER INSTAURARE UN DIALOGO TRA ARTISTI
Un dialogo tra gallerie e artisti nel cuore del Tridente romano: dallo scorso 21 febbraio all’8 marzo, il cuore artistico di Roma ospiterà un evento espositivo che segna un’importante collaborazione tra due gallerie storiche del Tridente, ovvero Clode Art Gallery e monogramma. La mostra collettiva, intitolata “Percorsi dalla materia alla luce dell'arte”, nasce con l’intento di creare un dialogo tra artisti, spazi espositivi e linguaggi differenti, sperimentando una modalità innovativa di condivisione delle opere. Ogni artista presenterà tre lavori, due nella galleria di appartenenza e uno nell’altra, generando così un gioco di rimandi tra le due sedi espositive. Un vero e proprio scambio artistico che invita il pubblico a muoversi tra via dei Greci e via Margutta, immergendosi in un percorso in cui differenti stili e linguaggi artistici intrecciano in un’unica esperienza visiva. Gli artisti coinvolti sono Eleonora Chiodo, C3R, Daniela Forcella e Juanni Wang per Clode Art Gallery, mentre monogramma presenterà le opere di Giuseppe Amorese, Bruno Azzini, Mariella Gentile e Marco Ginoretti. A completare l’allestimento, in entrambe le gallerie, saranno esposte le creazioni di gioielleria artistica di Serena Bonifazi, che con il suo progetto SB Unique Art Jewels porta avanti un’idea del gioiello come scultura, unendo la preziosità della materia a una visione concettuale in continua trasformazione. Il progetto è nato dal desiderio di superare i confini tradizionali dell’esposizione e di sperimentare nuove forme di interazione tra artisti, collezionisti e spazi espositivi. Claudia Guitto, direttrice di Clode Art Gallery, sottolinea come l’arte possa diventare un ponte tra realtà diverse: “Ci sono occasioni in cui l’arte si fa connessione, creando nuove prospettive. Questa mostra nasce proprio dalla volontà di far dialogare due gallerie e i loro artisti, spingendoci oltre i limiti fisici dello spazio espositivo e costruendo una rete di contaminazioni e scambi. Spero che questa esperienza possa essere l’inizio di un progetto più ampio, capace di coinvolgere sempre più realtà artistiche in un percorso condiviso”. Anche Giovanni Morabito, direttore di monogramma, vede in questa iniziativa un’occasione di crescita e confronto, sia per i galleristi che per gli artisti coinvolti: “Da tempo pensavo alla possibilità di creare un evento che mettesse a confronto più spazi espositivi, con uno scambio diretto tra gli artisti. L’idea è nata grazie all’incontro con Serena Bonifazi e Claudia Guitto, ed è diventata un vero esperimento che ci permetterà di osservare le dinamiche tra collezionisti e opere in contesti diversi dal solito. Se questa prima edizione avrà il successo che speriamo, potrebbe essere solo l’inizio di un format da riproporre e ampliare nel tempo”. L’inaugurazione, in contemporanea nelle due gallerie il 21 febbraio, è stata pensata come un vero e proprio evento itinerante, un invito per il pubblico a esplorare entrambi gli spazi espositivi, immergendosi in un percorso artistico fluido e dinamico. Un’esperienza per offrire nuovi spunti di riflessione sul rapporto tra arte, spazio e collezionismo, aprendo la strada a nuove sinergie nel panorama artistico romano. (gci)
“IL FALCO DI KARACHI”: A TERMOLI IL PROGETTO DI ELISA CALDANA
Tra arte e rapaci asiatici: dallo scorso 14 febbraio al 3 maggio, il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta l’anteprima italiana del progetto “Il falco di Karachi” di Elisa Caldana. La mostra presenta una serie di opere ispirate dalla figura poco nota del falco Laggar, una specie endemica di Pakistan, India e Myanmar che sta scomparendo. Elisa Caldana, con l’aiuto di molti collaboratori tra l’Europa e il Pakistan, si interroga sul rapporto tra la fauna selvatica e l'addomesticamento e sui processi che si mettono in moto quando una natura selvaggia è costretta in condizioni di cattività. Il falco diventa una metafora per pensare ai rapporti di potere, all’inquinamento, ma anche mettere al centro i diritti non solo umani. L’allestimento pensato per la rotonda del museo riproduce l’atmosfera di un cortile di Karachi, creando uno spazio in cui le opere dialogano sia tra loro che con il pubblico. Ci sarà una zona dedicata al film girato in ripetuti viaggi a Karachi, un’altra con le opere in tessuto che simulano il piumaggio del rapace e la scultura in bronzo Untitled (Released), simile nell’aspetto a uno stampo in gesso, che rappresenta il momento delle mani che trattengono il falco immediatamente prima del suo rilascio nella natura: un gesto che evoca l’idea di vuoto, ma anche di liberazione. L'intera serie dei lavori di The Falcon of Karachi è stata realizzata grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell'ambito del programma Italian Council (2023). Il progetto è stato prodotto in parte con il sostegno del Mondriaan Fund, promosso dalla Jan van Eyck Academie (Maastricht), in collaborazione con Vasl Artists' Association (Karachi), West Den Haag (L'Aia), SIC (Helsinki). Le opere sono parte della collezione del MACTE. Il Public Program della mostra prevede, oltre a un incontro tra l’artista e la Direttrice del museo avvenuto il 15 febbraio, il 2 e 3 maggio un laboratorio pratico con Elisa Caldana e la textile designer olandese Aliki Van der Kruijs, grazie al sostegno dell’Ambasciata e del Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi. Nelle sale laterali sarà invece visibile una selezione dedicata di opere della collezione del Premio Termoli, che comprende, tra le altre, quelle di Benni Bosetto, Dadamaino, Mirella Bentivoglio ma anche delle serigrafie realizzate da Bettino Craxi dedicate a Pierre Restany e la pala di Malangatana, che sarà esposta fino alla fine di questa mostra e poi riportata in deposito. (gci)
NELLA FOTO. Modello di imbarcazione con marinai (N. inv. S. 8792), Assiut, Tomba di Minhotep, Medio Regno, XI dinastia
1990 - 1939 a.C.
legno, stucco e pittura
Museo Egizio Torino
©Museo Egizio, Torino